Cessazione dell’attività produttiva; cassa integrazione straordinaria fino a 24 mesi; stop alle procedure di messa in mobilità; impegno dell’azienda a verificare tutte le proposte industriali funzionali alla riapertura dello stabilimento.
Insieme al ritiro dei provvedimenti disciplinari contestati a nove lavoratori, sono questi i punti dell’accordo raggiunto tra Fiat e i vertici dei sindacati provinciali sull’Irisbus di Valle Ufita, in provincia di Avellino.
La firma dell’accordo, presso la sede irpina di Confindustria, è stata preceduta dall’assemblea svoltasi stamattina all’interno dello stabilimento nella quale i lavoratori, circa 700, a larghissima maggioranza, avevano approvato la piattaforma. Il ricorso alla cassa integrazione per crisi dovrà essere discusso e approvato dal ministero del Lavoro.
L’intesa comprende anche lo sblocco dei presidi davanti ai cancelli dell’Irisbus, cominciati lo scorso sette luglio quando la Fiat annunciò la decisione di dismettere lo stabilimento irpino e la ripresa dell’attività produttiva per il completamento di commesse bloccate dallo sciopero ad oltranza dei lavoratori.
L’attenzione adesso si sposta sulla trattativa avviata, ma sinora mai decollata, con l’Amsia, l’azienda asiatica che opera sui mercati internazionali per conto del colosso metalmeccanico cinese Dfm. Ieri a Roma è giunta una delegazione guidata dal presidente Mostafa Zeauddin Ahmed, che comprende il principe saudita Faisal Al Saud, consulenti finanziari e ingegneri che potrebbero incontrare i vertici della Fiat nella giornata di venerdì prossimo.
Intanto, fonti della ambasciata cinese in Italia confermano che Dfm intende rilevare lo stabilimento in provincia di Avellino per la costruzione di autobus, mantenendo ed anche ampliando gli attuali livelli occupazionali.
Compromesso tra lavoratori e Fiat sullo stabilimento Irisbus (Iveco) di Valle Ufita. Tutte le Rsu hanno firmato il verbale proposto dal Lingotto, con cui danno il via libera alla chiusura del sito in cambio di due anni di cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività e del ritiro dei provvedimenti disciplinari contestati a nove lavoratori, a rischio licenziamento.
I sindacati dei metalmeccanici sottolineano come la vertenza prosegua, per trovare una soluzione dopo l’uscita della casa torinese. «C’è stata oggi un’assemblea, dopo una complicata trattativa con Fiat che ha minacciato anche di licenziare alcuni dipendenti». Oggi «tutte le Rsu hanno firmato il verbale proposto dalla Fiat nel quale c’è scritto che i licenziamenti non saranno effettuati». Come Fiom, prosegue, «condividiamo la presa di posizione dell’assemblea dei lavoratori». Tuttavia, fa notare il sindacalista, «la vertenza resta aperta e c’è la richiesta di convocare un tavolo al ministero dello Sviluppo economico».
Riguardo ai possibili successori di Fiat, Masini giudica «strana» la mancata convocazione da parte del ministero di una riunione tra sindacati e i cinesi di Amsia, società di automotive che fa parte del colosso Dfm. «Questo dimostra che c’è una subalternità del governo alle proposte della Fiat». Oggi stesso, evidenzia Masini, rappresentanti della Amsia dovrebbero essere in Italia per degli incontri.
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