Caselli venga alla Fiom a spiegare le sue ragioni
Giorgio Airaudo *
Per noi della Fiom non è e non è mai stato in discussione il diritto del procuratore Giancarlo Caselli a manifestare le sue idee, come ha fatto nel suo recente libro e come deve poter fare in ogni luogo. Del resto, come potrebbe un’organizzazione che si batte contro il bavaglio imposto nei luoghi di lavoro, come sta avvenendo alla Fiat, non schierarsi per la libertà di parola di tutti? Tanto più che che le tesi sostenute da Caselli rappresentano una difesa convinta dell’autonomia della magistratura che nel nostro paese viene strapazzata da tutte le parti. La Fiom, così come ha già proposto due giorni fa il manifesto, si offre come luogo aperto perché il giudice Caselli possa presentare il suo libro e le sue ragioni.
Ci colpisce però il fatto che le stesse persone e gli stessi schieramenti politici che si lamentano nei confronti della magistratura per l’indagine Minotauro che a Torino indaga sul rapporto tra politica, criminalità organizzata e appalti pubblici, si schierino invece come un sol uomo a sostegno dei giudici e delle forze dell’ordine quando queste intervengono contro i conflitti sociali e i movimenti, come è nel caso della Val di Susa.
La Fiom è convinta che il movimento contro il Tav abbia tali e tanti argomenti per sostenere la sua battaglia e le sue posizioni da non aver alcun bisogno di zittire alcuno, tanto meno il giudice Caselli. Perché i primi a essere zittiti da troppi anni, sono proprio il movimento No Tav della Val di Susa e le sue ragioni. È paradossale che dentro la crisi economica più difficile che il paese sta attraversando si decida di soprassedere, giustamente, alla costruzione del ponte di Messina, alle Olimpiadi e di ridurre del 30% (soltanto) le spese per l’acquisto degli F35, ma si continui a perseguire la scelta sciagurata dell’alta velocità in una valle che non la consente, per motivi ambientali, sociali, economici e democratici che non devo spiegare ai lettori del manifesto. Sarebbe uno sperpero agito, per di più, nella massima opacità. La politica torinese e italiana, invece di nascondersi dietro le inchieste della magistratura farebbe meglio ad ascoltare la ragioni di chi si oppone al Tav, farebbe bene a svolgere il proprio ruolo di mediazione tra interessi e ragioni sociali e a non soffiare sul fuoco alimentandolo, invece di trovare il modo politico di allentare le tensioni. Agli scontri di luglio si è arrivati proprio a causa della mancanza di ascolto, confronto e risposte. È da vent’anni che il movimento in Val di Susa pone domande inascoltate da chi, pur di procedere indisturbato per la sua strada asfaltata da un’idea sbagliata di sviluppo, tenta di ridurre un conflitto sociale a un problema di ordine pubblico, invocando repressione, criminalizzando e mettendo a tacere ogni forma di dissenso.
La Fiom ribadisce la sua partecipazione al movimento No Tav e anche sabato sarà in piazza in Val di Susa in una grande manifestazione pacifica, insieme a chi si batte per fermare una scelta socialmente, economicamente e culturalmente sbagliata.
* Segretario nazionale Fiom
Ci colpisce però il fatto che le stesse persone e gli stessi schieramenti politici che si lamentano nei confronti della magistratura per l’indagine Minotauro che a Torino indaga sul rapporto tra politica, criminalità organizzata e appalti pubblici, si schierino invece come un sol uomo a sostegno dei giudici e delle forze dell’ordine quando queste intervengono contro i conflitti sociali e i movimenti, come è nel caso della Val di Susa.
La Fiom è convinta che il movimento contro il Tav abbia tali e tanti argomenti per sostenere la sua battaglia e le sue posizioni da non aver alcun bisogno di zittire alcuno, tanto meno il giudice Caselli. Perché i primi a essere zittiti da troppi anni, sono proprio il movimento No Tav della Val di Susa e le sue ragioni. È paradossale che dentro la crisi economica più difficile che il paese sta attraversando si decida di soprassedere, giustamente, alla costruzione del ponte di Messina, alle Olimpiadi e di ridurre del 30% (soltanto) le spese per l’acquisto degli F35, ma si continui a perseguire la scelta sciagurata dell’alta velocità in una valle che non la consente, per motivi ambientali, sociali, economici e democratici che non devo spiegare ai lettori del manifesto. Sarebbe uno sperpero agito, per di più, nella massima opacità. La politica torinese e italiana, invece di nascondersi dietro le inchieste della magistratura farebbe meglio ad ascoltare la ragioni di chi si oppone al Tav, farebbe bene a svolgere il proprio ruolo di mediazione tra interessi e ragioni sociali e a non soffiare sul fuoco alimentandolo, invece di trovare il modo politico di allentare le tensioni. Agli scontri di luglio si è arrivati proprio a causa della mancanza di ascolto, confronto e risposte. È da vent’anni che il movimento in Val di Susa pone domande inascoltate da chi, pur di procedere indisturbato per la sua strada asfaltata da un’idea sbagliata di sviluppo, tenta di ridurre un conflitto sociale a un problema di ordine pubblico, invocando repressione, criminalizzando e mettendo a tacere ogni forma di dissenso.
La Fiom ribadisce la sua partecipazione al movimento No Tav e anche sabato sarà in piazza in Val di Susa in una grande manifestazione pacifica, insieme a chi si batte per fermare una scelta socialmente, economicamente e culturalmente sbagliata.
* Segretario nazionale Fiom
da “il manifesto”
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa