Non sono bastate le promesse del prefetto Canizzaro, né quelle del questore Anzalone, fatte al termine dell’incontro in prefettura di lunedì scorso a far toranre indietro i 150 migranti del CARA di Rogliano. L’incontro della settimana scorsa è avvenuto ai margini dell’ennesima protesta messa in atto dai migranti del CARA di Rogliano, affiancati nella lotta per i diritti negati dal COORDINAMENTO INTERETNICO COSENTINO che, da tempo, denuncia le gravissime condizioni in cui i migranti versano e l’inefficienza della gestione dell’emergenza “Nord-Africa” da parte del Governo attraverso la Protezione Civile.
Questa mattina i migranti reclusi ormai da 9 mesi presso l’ex-albergo la Calavrisella e gestito dalla cooperative reggina “La Rasole”, sono di nuovo usciti dalla struttura portandosi dietro i pochi stracci che durante la permanenza nel “campo” hanno collezionato, determinati a raggiungere ancora una volta Cosenza per chiedere un altro incontro col prefetto, per non fare più ritorno nell’inferno in cui per troppo tempo hanno vissuto.
Ad attenderli, dopo pochi metri e fin dalla prima mattinata, i reparti della celere messi in campo dalla questura, la quale nega fin da subito ogni possibilità di spostarsi e/o manifestare. Viene così imposto il veto su qualsiasi forma di dissenso e vi sono attimi di tensione che rientrano poco dopo. Ma la rabbia non diminuisce e i migranti decidono di muoversi e manifestare nonostante i divieti imposti e di aggirare i dispositivi di polizia dirigendosi verso il centro di Rogliano marciando lungo una strada secondaria. Un corteo breve e silenzioso percorre i pochi metri che separano il CARA dalla piazza del paese. Ad attenderli ci sono i giornalisti delle testate locali e il sindaco che decide di incontrare una delegazione e di aprire un tavolo con la prefettura e la protezione civile. I migranti rimasti al di fuori del comune si sono riuniti in presidio e aspettano notizie. Chiedono garanzie sul futuro, permesso di soggiorno e libertà di movimento e, soprattutto, che se gestione deve esserci sulle loro vite, che non siano più coloro i quali fino ad oggi li hanno vessati ed intimiditi. Fin’anche i miseri 2,50 euro di pocket money si sono visti negare cosa questa che determina l’impossibilità di scegliere se andare o restare, impossibilitati a mandare 1 centesimo ai loro familiari perchè non possono accedere al servizio di money transfert in quanto giuridicamente inesistenti. Non sono liberi. Ed oggi il messaggio della questura è stato ancor più chiaro…se mai ce ne fosse stato bisogno.
Il presidio continua ad oltranza in attesa di qualche risposta alle richieste.
Questa mattina i migranti reclusi ormai da 9 mesi presso l’ex-albergo la Calavrisella e gestito dalla cooperative reggina “La Rasole”, sono di nuovo usciti dalla struttura portandosi dietro i pochi stracci che durante la permanenza nel “campo” hanno collezionato, determinati a raggiungere ancora una volta Cosenza per chiedere un altro incontro col prefetto, per non fare più ritorno nell’inferno in cui per troppo tempo hanno vissuto.
Ad attenderli, dopo pochi metri e fin dalla prima mattinata, i reparti della celere messi in campo dalla questura, la quale nega fin da subito ogni possibilità di spostarsi e/o manifestare. Viene così imposto il veto su qualsiasi forma di dissenso e vi sono attimi di tensione che rientrano poco dopo. Ma la rabbia non diminuisce e i migranti decidono di muoversi e manifestare nonostante i divieti imposti e di aggirare i dispositivi di polizia dirigendosi verso il centro di Rogliano marciando lungo una strada secondaria. Un corteo breve e silenzioso percorre i pochi metri che separano il CARA dalla piazza del paese. Ad attenderli ci sono i giornalisti delle testate locali e il sindaco che decide di incontrare una delegazione e di aprire un tavolo con la prefettura e la protezione civile. I migranti rimasti al di fuori del comune si sono riuniti in presidio e aspettano notizie. Chiedono garanzie sul futuro, permesso di soggiorno e libertà di movimento e, soprattutto, che se gestione deve esserci sulle loro vite, che non siano più coloro i quali fino ad oggi li hanno vessati ed intimiditi. Fin’anche i miseri 2,50 euro di pocket money si sono visti negare cosa questa che determina l’impossibilità di scegliere se andare o restare, impossibilitati a mandare 1 centesimo ai loro familiari perchè non possono accedere al servizio di money transfert in quanto giuridicamente inesistenti. Non sono liberi. Ed oggi il messaggio della questura è stato ancor più chiaro…se mai ce ne fosse stato bisogno.
Il presidio continua ad oltranza in attesa di qualche risposta alle richieste.
Rogliano – Lunedì 14 Maggio 2012
Pubblicato da CPOA RIALZO
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