I dati sui licenziamenti individuali e collettivi sono impietosi; nel sandonatese dal 2010 ad oggi se ne contano 2033! I settori maggiormente devastati sono le attività manifatturiere, le costruzioni e il commercio all’ingrosso e al dettaglio. Dai dati analizzati, il totale dei licenziamenti risulta aumentato rispetto agli anni precedenti: la crescita dei licenziamenti individuali ha più che equilibrato la riduzione di quelli collettivi.
Un vero e proprio boom è rappresentato dai contratti di lavoro “a chiamata” che raddoppiano rispetto al 2010.
Questo è un fenomeno che sta degenerando verso posizioni che osiamo definire al limite della legalità. È la scorciatoia padronale per evitare la contribuzione previdenziale e fiscale. Nei casi peggiori, i lavoratori non percepiscono una retribuzione come da contratto e si vedono ridotti i contributi previdenziali.
La Lega nord non ha mai parlato pubblicamente dell’emergenza lavoro in Padania; Quando mai Forcolin e Zaccariotto (cavalli di razza della nomenclatura padana) hanno sollecitato iniziative a sostegno dell’occupazione nel territorio? La Lega ha abbandonato la gente, avvallando il lavoro in nero, le cui caratteristiche sono il ricatto e la mancanza di diritti e sicurezza.
La crisi non può continuare ad essere scaricata sui lavoratori, sulle donne e sugli uomini che con il loro lavoro hanno creato benessere e sviluppo per tutti. Quando la locomotiva Nordest correva a tutto vapore, in sala macchine a sudare c’erano i lavoratori, mentre in prima classe viaggiava l’imprenditoria che accumulava profitti e ricchezza. In pochissimi anni siamo passati dal miracolo del Nordest all’incubo di un Veneto leghista, che non fa nulla per difendere il lavoro!
I sandonatesi a chi chiederanno il conto della situazione occupazionale locale se non al sindaco della loro città e al suo assessore alle attività produttive( che è pure segretario personale della presidente della Provincia di Venezia) i cui stipendi annuali superano i 100 mila euro? A fronte di guadagni così lauti ci aspettiamo impegni precisi e risposte credibili. Il tempo delle belle parole è finito! Ci aspettiamo fatti concreti e non ci vengano a dire che la crisi è globale e non si può far nulla. Se i governanti- nazionali e locali – sono incapaci di governare se ne vadano a casa!
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