Lunedì 5 novembre il Rettore in una lettera inviata alla comunità accademica e ai giornali (Nota dell’Ateneo su indennità di carica e gettoni di presenza) e in un’intervista video, lancia pesanti accuse, infondate, all’Unione Sindacale di Base, che è uscita con una serie di comunicati pubblici sull’aumento delle indennità e dei gettoni di presenza. Nella lettera e nell’intervista viene detto che in malafede “un’organizzazione sindacale di base” ha diffuso dati falsi relativi al raddoppio delle indennità per alcune cariche di Ateneo, unitamente all’incapacità di distinguere fra cifre “lordo dipendente” e “lordo amministrazione”, che per questo sono stati confrontati valori disomogenei che hanno originato errate percentuali di incremento e quindi giudizi diffamatori.
Per quanto riguarda il risparmio conseguito nonostante l’aumento delle indennità, se, si voleva essere virtuosi per davvero, come suggerirebbe lo spirito dei tempi, i risparmi andavano massimizzati, quindi tutto quello che non veniva speso grazie alla riduzione del numero dei componenti degli organi di governo andava interamente destinato, per l’appunto, al risparmio e non ridistribuito (anche se in parte) in aumenti di indennità. Invece destreggiandosi fra risparmi veri e fittizi, di legge (e in seguito volontari), si forniva una traballante avvallo all’aumento delle indennità. Per quale motivo mettere in luce prima il risparmio se non per rendere più digeribili, agli altri, gli aumenti? Questo è stato un altro motivo che ci ha spinti a scendere in campo giacché è facile proclamarsi virtuosi quando sempre e comunque, poco o tanto se ne ricava qualcosa.
Pur prendendo atto che infine, volenti o nolenti, il Rettore e il Prorettore Vicario si sono autoridotti del 20% circa le indennità, che altrimenti sarebbero salite a 88.000 Euro per il primo e 35.200 Euro annui lordo amministrazione per il secondo (70.853 e 28.341 lordo dipendente) con un incremento del 40%, i nuovi importi segnano comunque un bell’incremento del 12% circa. Gli studenti in CdA hanno bocciato la delibera, come la bocciamo noi dell’USB e gran parte del personale tecnico amministrativo dell’Università di Pisa.
Infine non temiamo l’accertamento di responsabilità da parte dell’Ateneo per aver diffuso in malafede false informazioni. L’intento era di contrastare un atteggiamento e una decisione che erano inopportuni e irrispettosi, visto l’attuale contesto di crisi che attanaglia l’intera società e colpisce più pesantemente lavoratori dipendenti, pensionati delle fasce popolari meno abbienti. Al di là delle cifre ribadiamo con fermezza la nostra posizione: non è possibile pensare ad aumenti di indennità di carica quando i dipendenti dell’Ateneo hanno gli stipendi bloccati da 4 anni, nessuna possibilità di carriera e prospettive all’orizzonte per niente entusiasmanti.
La nostra azione è stata un atto DOVEROSO verso i lavoratori che con orgoglio e senso di responsabilità rappresentiamo; le poco velate minacce mediatiche ci danno solo ulteriore forza e ci motivano a tener duro contro una ormai abituale insensibilità verso le problematiche dei lavoratori dell’Ateneo. Se non fosse stato per la polemica innescata dalla USB e dalle altre realtà che hanno preso posizione contro gli aumenti delle indennità, se non ci fosse stata una levata di scudi generale, molto probabilmente, da oggi le indennità del Rettore e del Prorettore Vicario sarebbero quasi il doppio rispetto a prima.
Dai vertici dell’Ateneo ci si aspettava un altro tipo di segnale e, indubbiamente, di questo siamo sinceramente dispiaciuti e amareggiati, e chiediamo il ritiro della delibera sugli aumenti.
* rappresentanti dell’USB eletti nella RSU dell’Università di Pisa
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