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Esodati. Risorse scarse e sub-emendamenti

Ulltim’ora. Si è chiusa con un nulla di fatto la riunione alla Camera dei Deputati tra Governo e maggioranza per sciogliere il nodo, dopo l’ennesimo stop della Regioneria generale dello Stato all’emendamento dei relatori che intendeva garantire un maggior numero di persone: le risorse individuate non basterebbero a coprire l’operazione. Tra le ultime novità, è stato previsto l’impiego delle risorse provenienti dalla razionalizzazione dei trasferimenti alle imprese per il finanziamento della ricerca e la riduzione del cuneo fiscale.

Un esempio di “messaggio tranquillizzante” smentito in poche ore. Il governo aveva annunciato “trovate le risorse per gli esodati”, ovvero per quei lavoratori che avevano lasciato il lavoro in base ad accordi firmati presso il ministero dello sviluppo (crisi aziendali, ristrutturazioni, ecc), ma che erano caduti nel fossato scavato da Elsa Fornero con la sua “riforma delle pensioni”. E che si sono perciò ritrovati improvvisamente senza più un reddito: non più lo stipendio, non ancora la pensione e nemmeno la liquidazione (in molti casi).

La Ragioneria di Stato (che deve esaminare se ogni provvedimento legislativo abbia o no la copertura finanziaria) ha evidenziato che l’emendamento presentato dai relatori avrebbe provocato un’estensione della platea che renderebbe carente, appunto, la copertura. Il problema esiste perché il ministero del lavoro, quello di Fornero, non ha mai saputo quantificare con qualche certezza il numero di lavoratori che si sono trovati o verranno presto a trovarsi in questa situazione. E quando si deve legiferare con numeri “ballerini” i pastrocchi sono inevitabili.

I relatori hanno depositato sabato l’emendamento che include nella platea dei lavoratori da salvaguardare come “esodati” anche «i lavoratori licenziati, entro il 31 dicembre 2011, anche in conseguenza di fallimento o di altra procedura concorsuale nonchè di cessazione dell’attività dell’impresa, purchè privi di occupazione, che maturino il diritto a pensione sulla base delle previgenti regole entro i successivi 24 mesi».

Le risorse fin qui individuate, invece, poggiano su un fantasmatico meccanismo di «autocopertura» – cioè di utilizzo delle risorse già stanziate – considerando di scontare dal computo degli esodati i periodi di «non lavoro» coperti finanziarimente grazie agli scivoli economici presi dal lavoratori come buonuscita dall’impiego. Una sorta di gioco delle tre carte in cui i soldi dati ai lavoratori per convincerli a lasciare il lavoro diventano “risorse” destinate a “salvaguardarli”, come se si trattasse di somme aggiuntive.

Nell’emedamento, inoltre, è prevista una “clausola di salvaguardia“ per cui il prossimo settembre, nel caso gli stanziamenti si rivelassero insuffficienti, verrebbe rivisto in maniera restrittiva «l’indice di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici di importo più elevato».

Ci sarebbe però ora un sub-emendamento del governo che proporrebbe l’utilizzo della stretta sulle pensioni più alte non più come clausola di salvaguardia ma come copertura tout court da subito.

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