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Usb. Presidio a Montecitorio contro la “legge di stabilità”

Manifestazione in piazza di Monte Citorio – ore 15.00

Dopo le recenti manifestazioni della Scuola e degli enti previdenziali, domani tutto il Pubblico Impiego dell’USB, sostenuto dalla Confederazione USB, si mobilita per protestare contro la legge di Stabilità. Il presidio in piazza di Monte Citorio è stato indetto dalle ore 15.00 in concomitanza con il voto di fiducia alla Camera, posto dal Governo sul Ddl.

Fra le disposizioni contestate dall’USB c’è l’aumento di un punto dell’IVA,  dal 21% a 22%, con ricadute generalizzata sui prezzi e sulle tariffe; la diminuzione delle risorse trasferite agli enti locali, che provocherà o l’aumento della fiscalità locale o il taglio dei servizi alla cittadinanza; il taglio di risorse alla scuola pubblica, mentre si finanzierà la privata attraverso uno stralcio ad hoc; il prolungamento di un anno, dal 2013 al 2014, del blocco delle retribuzioni complessive dei lavoratori pubblici, già previsto dal governo Berlusconi per il periodo dal gennaio 2011 al dicembre 2013; il mancato riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013 e 2014.

Gli effetti della legge di stabilità vanno inoltre considerati insieme alla spending review, che produce chiusura di uffici, diminuzione di letti d’ospedale, riduzione degli organici con messa in mobilità forzata o addirittura licenziamento dei lavoratori considerati in esubero.

Il volantino Usb che lancia la mobilitazione.

19/11/2012
L’accordo sulla produttività che i CISL e UGL hanno sottoscritto con Governo e Confindustria in men che non si dica, in attesa delle firme degli altri, rappresenta l’ennesimo pesantissimo macigno  che di fatto impone il modello Marchionne all’intero mondo del lavoro.

La fisionomia contrattuale viene subordinata completamente alle necessità aziendali: i contratti nazionali vengono svuotati sia dal punto di vista normativo che economico, gli eventuali aumenti salariali dipenderanno dagli aumenti di produttività aziendale a sua volta determinata non solo dalla completa sottomissione dei lavoratori alle esigenze aziendali, ma dall’andamento del mercato, dal rinnovamento tecnologico, dalle scelte dei manager, ecc.

Il contratto aziendale potrà contenere deroghe non solo ai contatti nazionali ma addirittura alle leggi vigenti in tema di orario di lavoro, di disciplina della prestazione lavorativa (sarà questo il famoso demansionamento?) di organizzazione del lavoro e di flessibilità. L’unico scrupolo che si sono fatti è di avanzare richiesta al Parlamento di cambiare le leggi per adeguarle a questo accordo!

La famosa richiesta di abbattimento del carico fiscale si è trasformata nella decontribuzione e defiscalizzazione degli straordinari e dei compensi di produttività, pagati dallo stato e derivanti dai tagli che Monti ha effettuato su tutte le spese sociali, a partire dalla sanità dalle pensioni, dalla scuola, ecc.

I contratti nazionali non potranno neppure recuperare l’inflazione poiché si è scritto che la dinamica salariale deve essereâ€coerente con le tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e gli andamenti specifici del settoreâ€.

Per trovare un qualsiasi aumento salariale dovremo rivolgerci a ‘chi l’ha visto’?.

Ma l’accordo prende in esame anche il tema della rappresentanza sindacale, ricalcando il famigerato accordo del 28 giugno 2011. Tra l’altro si prevedono “….disposizioni efficaci per garantire l’effettività e l’esigibilità delle intese sottoscritte, il rispetto delle clausole di tregua sindacale, di prevenzione e risoluzione delle controversie collettive, le regole per prevenire i conflitti, non escludendo meccanismi sanzionatori in capo alle organizzazioni inadempientiâ€.

Allo stesso tempo si accetta la partecipazione dei lavoratori alle sorti dell’azienda, magari con qualche sindacalista nel consiglio di amministrazione.

In altre parole si sta disegnando un sindacato che assume in toto le esigenze aziendali , firma tregue, assicura l’applicazione dei peggiori accordi possibili e accetta anche eventuali sanzioni nel caso qualcuno si pentisse di ciò che ha firmato.  La CGIL,  che ha partecipato a tutte le fasi preparatorie dell’accordo, che ha firmato insieme a CISL e UIL il documento comune all’origine di quest’accordo, alla fine si è tirata indietro c’è da chiedersi fino a quando visto che ormai non si contano più le volte  che ha firmato a posteriori gli stessi accordi degli altri.

 Noi non ci stiamo: non vogliamo più accettare logiche che portano al massacro i lavoratori, li espropriano perfino delle loro vite, mettendole a completa disposizione del profitto.
 

Il tempo è scaduto: Cgil, Cisl, Uil e Ugl debbono essere delegittimati  a partire dal rifiuto di quest’accordo  per il quale non hanno avuto alcun  mandato da parte dei lavoratori.

Rispediamolo ai firmatari insieme alle tessere sindacali!
Costruiamo con USB il sindacato che serve ai lavoratori e
non ai sindacalisti, alla confindustria e al  mal-governo.

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