Di solito non riportiamo le dichiarazioni dei politici, che sembrano ormai aver ditotto il loro mestiere a esternatori a getto continuo. Sul decreto Ilva, però, pensiamo sia bene registrarne alcune. Per ricordarsene sempre, in ogni occasione, anche non elettorale.
Cominciamo con una positiva.
«Questo è un decreto salva-Riva e un’ingiustizia per Taranto. È da irresponsabili stabilire che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita dei prodotti in barba alle prescrizioni della magistratura». Lo afferma Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista-FdS. «È un regalo fatto a imprenditori pessimi, irresponsabili, che hanno inquinato volontariamente e corrotto per non rispettare leggi e prescrizioni della magistratura. Inoltre, nel decreto non c’è alcuna garanzia che i Riva, da oltre 17 anni padroni dell’acciaieria, mettano effettivamente i soldi per realizzare le opere necessarie al risanamento dell’azienda. Questo decreto è un condono, una beffa per i lavoratori, per la magistratura e per i cittadini di Taranto», conclude.
Poi c’è il diluvio degli aziendalisti.
“Non l’ho letto, ma se è come me lo hanno raccontato potrebbe essere una soluzione”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, a margine del suo ultimo comizio prima del ballottaggio per le primarie di domenica, ad Empoli. “Si tratta di un decreto che apprezzo, di una riduzione dell’attività produttiva che consente l’intervento ambientale e il monitoraggio sulla salute e mette standard e obiettivi superiori allo standard europeo”. “Mi auguro – ha concluso – che questo provvedimento renda compatibili produzione e ambiente”. Per miracolo, evidentemente.
“Il provvedimento del governo sull’ILVA conferma le nostre previsioni più pessimistiche.
L’Ilva viene riconsegnata alla proprietà, cioè ai Riva, dopo essere stata dissequestrata” è il commento di Fabrizio Tomaselli della Usb “Quindi i Riva potranno continuare a produrre e, chiaramente, a guadagnare; come se nulla fosse, come se nessuno sapesse dove sono ora i Riva e che cosa hanno fatto sino ad ora.La magistratura viene così messa a tacere e la giustizia diventa un ‘optional’ per questo paese.Si affida il “controllo” ad un garante che di fatto non avrà alcun potere. Invece di nazionalizzare l’azienda e risanare gli impianti e la città si sceglie di ridare l’Ilva ai Riva, come se nulla fosse!” denuncia ancora Tomaselli “Siamo allibiti e assolutamente contrariati, così come dovrebbero esserlo tutti i cittadini di questo paese.”
Il segretario generale della Cisl, il sindacato complice per eccellenza, ha ancora meno remore. “Con il decreto vince il buon senso e la ragionevolezza varato dal Governo si apre una nuova fase per l’Ilva, la città di Taranto e tutto il settore siderurgico italiano”.
“E’ importante che il Governo abbia saputo trovare una soluzione chiara ed equilibrata, che da un lato salvaguarda l’occupazione e la produzione, dall’altro garantisce un percorso nuovo di tutela della salute e dell’ambiente. Tutto questo avverrà in un clima di necessaria collaborazione tra parti sociali, azienda ed istituzioni locali. Un fatto importante a cui ha lavorato con coerenza ed insistenza la Cisl in questi mesi difficili. L’azienda – aggiunge Bonanni – sarà obbligata ora al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento, con le necessarie sanzioni. Ha vinto il buon senso e la ragionevolezza”
Il ministro Clini è stato per settimane il perno delle decisioni che hanno portato poi al decreto. Per quanto riguarda le “emissioni di diossina a Taranto stiamo completando il sistema di monitoraggio in continuo, in modo di avere la certezza che gli impianti funzionino sempre nell’arco delle 24 ore”, ha spiegato il ministro Clini in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
Per quanto riguarda “le polveri non convogliate, l’Aia ha stabilito alcune prescrizioni puntuali, tra cui quella di ridurre i margini di distanza del parco minerario dal quartiere Tamburi di 80 metri, cosa che l’Ilva ha già fatto e, soprattutto prevede la copertura dei parchi minerari”. Il problema “purtroppo è la diossina che si è accumulata nei suoli, e i tempi di bonifica saranno molto lunghi. E uno degli obiettivi del protocollo di intesa del 26 luglio è proprio quello della bonifica dei suoli all’esterno dello stabilimento Ilva“. Manca la risposta alla domanda immediata: chi paga e di chi sarà poi la proprietà? Se non è Riva a pagare, ma lo Stato, allora – secondo noi, ma non solo – la proprietà dovrebbe andare a soggetto pubblico, espropriando il privato per ragioni di “interesse strategico nazionale”.
“Considero la firma del Consiglio dei Ministri per il decreto legge sull’Ilva un fatto positivo. In un panorama così complicato, questo è un segnale rilevante per l’assetto produttivo di questa città e di questa Regione”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. “Fin da lunedì era apparso chiaro che l’unica strada percorribile fosse questa. Il decreto infatti consente la continuità produttiva per tutti i siti. È poi di estrema importanza -ha concluso Burlando- che a Taranto sia possibile tenere insieme la produzione e la difesa della salute dei cittadini”.
Fassina (Pd), responsabile economia e lavoro; l’approvazione del decreto “consente di avviare un rigoroso percorso di risanamento ambientale, di salvaguardia della salute dei cittadini e lavoratori, di prospettive per l’occupazione e di continuità dell’impresa”. “Ora è importante che l’azienda attui tutte le prescrizioni previste si nomini il commissario governativo per le opere di bonifica previste nell’accordo di programma e si nomini il garante del crono programma previsto dall’Aia. Salute, ambiente e lavoro possono stare insieme con adeguati investimenti innovativi”.
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