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Dell’Utri. Confermata la condanna in appello

La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna a 7 anni di reclusione per l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.
E’ una notizia attesa, ma che potrebbe incidere a questo punto anche sull’atteggiamento di Berlusconi nella complessa trattativa per la formazione di un governo.
Dell’Utri – non ricandidato questa volta nell’ambito dell’operazione di “ripulitura” delle liste elettorali del centrodestra (insieme a Cosentino e pochi altri considerati totalmente “impresentabili”) – era stato praticamente l’inventore di Forza Italia a partire dall’agenzia nazionale di pubblicità Publitalia. E quindi uno degli artefici principali della “vittoriosa discesa in campo” del Cavaliere fin dal 1994.

La sentenza di oggi arriva dopo 17 anni dall’avvio delle indagini. Il primo processo, iniziato nel 1997, era  stato particolarmente costellato di rinvii, durando così ben sette anni. La condanna in primo grado fu a a nove anni, più due anni di libertà vigilata e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Durissime le parole di quella sentenza: “Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale”.

Un primo processo di appello aveva in parte “riformato la sentenza”, riducendo a sette anni la condanna. Tra le accuse “provate” c’era anche l’aver fatto da mediatore tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi, portando ad Arcore come stalliere il boss Vittorio Magano, poi morto di tumore in carcere.

La Cassazione aveva però in parte annullato questa sentenza, rinviandola come di prammatica ad altra Corte d’Appello. Oggi si è conclusa anche questa tappa e ovviamente ci sarà un nuovo ricorso in Cassazione. Resta da vedere se verrà emesso oppure no un mandato d’arresto, visto che ora Dell’Utri non ha più ruoli parlamentari e quindi non c’è più nessun filtro, come per qualsiasi altro cittadino condannato per reati così gravi.

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