Da 6 giorni centinaia di profughi siriani, provenienti dallo sbarco dell’8 ottobre, dopo essere fuggiti dalla guerra ed essere sopravvissuti ai sempre più frequenti naufragi, si trovano rinchiusi al Palaspedini. Sin dall’arrivo nel porto di Catania si sono trovati di fronte le forze dell’ordine che hanno imposto loro cosa fare. Ricordiamo la vergognosa conclusione del PalaCannizzaro, dove per 12 giorni sono stati segregati centinaia di richiedenti asilo siriani che, alla fine, le forze dell’ordine non sono riuscite a piegare, neanche ricorrendo a metodi violenti, e sono riusciti ad allontanarsi senza identificazione, per proseguire il viaggio e ricongiungersi ai familiari residenti nei paesi nordeuropei.
Ci voleva l’orrore di Lampedusa per scuotere le coscienze, da anni assuefatte alla vergognosa macelleria umana in atto nel Mediterraneo, scosse dall’arrivo di cadaveri sulle nostre coste, quando già decine di migliaia di migranti sono morti a causa delle disumane leggi razziali attuate dalla fortezza Europa, che hanno sempre più militarizzato le nostre coste ed ingrassato le mafie mediterranee.
Non sono bastate le 2 stragi di migranti al largo di Lampedusa per cambiare qualcosa nella cosiddetta “accoglienza” dei migranti?
Al Palaspedini, non si sa per quanto tempo ancora, i profughi siriani resistono in attesa della fotoidentificazione a cui rifiutano di sottoporsi per chiedere asilo nei paesi nordeuropei dove risiedono i loro familiari . In assenza di mediatori culturali, interpreti (non arruolati), associazioni umanitarie e di legali indipendenti, siamo sicuri che vengano fornite loro le informazioni esatte sulle procedure per il diritto d’asilo e sulle loro conseguenze? Che senso ha fare le fotoidentificazioni e le interviste, quando i siriani si rifiutano poi di lasciare le impronte? Chi si fa identificare lasciando le impronte ma non compilando il modulo C3, è informato che se lascia l’Italia rimane comunque ostaggio di Dublino 2?
Di fronte a questa controversa situazione che fanno gli zelanti tutori dell’ordine? Qualcuno di loro che era presente alle violenze (non solo al PalaCannizzaro, ma anche a Pozzallo e Siracusa) contro i profughi siriani, ha avuto la coscienza, almeno al proprio interno, di denunciare qualche collega troppo manesco? O la legge va applicata solo contro chi è più debole e quindi privo di diritti?
In questi giorni sono stati rifiutati, sempre da troppo zelanti tutori dell’ordine, vestiti e giocattoli, poiché i profughi avrebbero già tutto. Non è vero! Ci arrivano urgenti richieste di coperte, scarpe per bambini e vestiario. Addirittura s’impedisce di far ricaricare i telefonini per evitare i contatti con i familiari precipitatisi a Catania dal nordeuropa. E’ possibile che il Comune di Catania non sia in grado di offrire un luogo più consono ad una umana accoglienza?
Siamo stanchi delle chiacchiere e dello scaricabarile di tanti funzionari sulla pelle di chi ha urgente bisogno di costruirsi una vita ed un futuro libero da vergognose e disumani leggi razziali: non si potrebbe sospendere l’applicazione del protocollo di Dublino 2 nella parte che prevede che il riconoscimento del diritto d’asilo possa avvenire solo nel primo paese d’arrivo dell’UE, garantendo invece l’immediato inizio della richiesta d’asilo nei paesi nordeuropei di ricongiungimento con i propri familiari? Solo così avrebbe un senso la fotoidentificazione e per questo i profughi siriani sono da mesi in lotta.
Lunedi alle ore 10.00 in piazza Spedini è stata convocata una conferenza stampa della Rete Antirazzista catanese e di Catania bene Comune
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