Dal gassificatore di Malagrotta ai biodigestori, il pericolo per i cittadini continua.
“Fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività”. E’ con questi termini che i Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente definiscono, nel loro comunicato, quanto emerso da anni di pazienti e meticolose indagini. Quella che si ricava dalla lettura del documento è la narrazione di uno scenario devastato e devastante; di un asservimento di tanti, troppi, politici, funzionari, amministratori ai “desiderata” di Manlio Cerroni, che giustamente ha motivo di definirsi un “benefattore”; di certo non dei romani ma di tutti questi personaggi certamente si.
Il quadro delineato dagli inquirenti – il «metodo Cerroni» come dicono i carabinieri e per il quale vi è l’esigenza di estendere le indagini a tutti gli iter autorizzativi di questi ultimi 2/3 anni (commissari Pecoraro e Sottile, Provincia di Roma, di Latina, Regione, Arpa, etc) – non desta alcuna sorpresa nei Comitati che da anni vanno denunciando gran parte degli episodi oggetto di gran parte dei provvedimenti giudiziari attuali e, alla luce di quanto emerge ora, appaiono ancora più grottesche e paradossali sia le denunce per “diffamazione”di Cerroni a due cittadini, sia l’archiviazione della causa collettiva dei cittadini della Valle Galeria con la condanna al pagamento delle spese legali a quello che risulta essere il dominus di questo sistema criminale.
Noi riteniamo che questa vicenda debba promuovere una riflessione globale sulle cause e sulle condizioni che hanno permesso il diffondersi di questo cancro all’interno di amministrazioni pubbliche. La gravità di quanto emerso e documentato – finalmente – deve imporre, dal punto di vista politico, un cambio radicale di gestione dei rifiuti che sia pubblica e partecipata e soprattutto subordinata alle esigenze e agli interessi dei cittadini tutti.
È evidente che l’origine di questa metastasi vada individuata nell’attuale modello di gestione definito “ciclo integrato dei rifiuti”; questo modello insiste sullo schema classico “incenerimento-discariche” e risulta logicamente finalizzato alle esigenze di combustibile da rifiuti (CDR) di mega inceneritori, intesi come impianti definitivi per lo smaltimento dei rifiuti; uno schema che propone il recupero energetico come finalità ultima del trattamento dei rifiuti, economicamente sostenuto solo da scellerati incentivi statali camuffati per energie rinnovabili e da uno spregiudicato affarismo di lobby industriali – che ora appare in tutta la sua rilevanza criminale – il tutto a scapito della salute umana, di uno sfruttamento distruttivo delle risorse, dell’inquinamento dell’ambiente (aria, territorio, acqua) ed anche del danno economico collettivo.
Questo comporta inevitabilmente l’abbandono di tutti quei sistemi industriali di trattamento dei rifiuti che si basano su forme di combustione, a partire dal gassificatore di Malagrotta, che non deve essere rimesso in funzione, per finire con un ripensamento rispetto ai biodigestori e alla produzione anaerobica di biogas – tecnologia altamente inquinante rispetto al compostaggio aerobico e motivata economicamente solo dagli incentivi statali – che appare sempre più evidente come il nuovo business di nuove lobbies…e non vorremmo davvero trovarci, fra qualche anno, a rileggere la lista dei vari indagati per “fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività”.
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