Durante questo inverno si svolge una fase importante della sfida repressiva che la Procura di Torino ha lanciato ormai da tempo al movimento No Tav: il 17 dicembre c’è stata l’assoluzione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò per quanto riguarda la pazzesca accusa di terrorismo, ma sono comunque arrivate condanne a 3 anni e 7 mesi per il danneggiamento del famoso compressore. Ma non finisce qui: a gennaio ci sarà la sentenza di primo grado per un altro processo cruciale, quello per le grandi giornate di resistenza popolare del 27 giugno e 3 luglio 2011, in cui la Libera Repubblica della Maddalena tentò di resistere all’installazione del cantiere-mostro in Val Clarea. Questo processo, nel quale i pm di Torino hanno fatto richieste di condanna che vanno fino ai 6 anni, vede coinvolte 53 persone di tutta Italia, Roma compresa, che in quei giorni andarono a dare supporto alla popolazione valsusina riconoscendo in quella resistenza un patrimonio collettivo, che appartiene a chiunque rifiuti un mondo devastato da speculazioni e profitti. Nello stesso periodo arriverà a sentenza di primo grado anche il processo per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma, con pesantissime accuse di devastazione e saccheggio.
In un periodo così delicato, in cui si vorrebbero rinchiudere le ragioni del movimento nelle aule di tribunale, pensiamo sia invece fondamentale tornare nelle strade, in questo caso nelle strade di Roma, una città che spesso ha dato un contributo importante alla lotta No Tav: pensiamo alle centinaia, forse migliaia di persone che proprio nelle giornate di giugno e luglio 2011 si mossero per raggiungere Chiomonte e Giaglione; pensiamo all’enorme corteo che riempì le strade di Roma quando la polizia aggredì Luca mettendo a rischio la sua vita; pensiamo alle tantissime iniziative di solidarietà, grandi e piccole, che negli anni si sono fatte e si continuano a fare in numerosi spazi sociali della città.
Ma un corteo No Tav nella città di Roma assume per forza di cose una molteplicità di significati: alla base di tutto non può che esserci la totale solidarietà verso gli imputati di questi processi, che altro non è che la solidarietà verso chi si organizza e lotta, in ogni angolo d’Italia e del mondo, contro la prepotenza di governanti, affaristi e speculatori, in qualunque modo essa si manifesti. E così lottare contro il Tav in Valsusa non è diverso dal lottare contro gli sfratti o i distacchi delle utenze nel proprio quartiere, dallo scioperare sul posto di lavoro contro la prepotenza del padrone, dall’opporsi all’avvelenamento del proprio territorio, dall’organizzarsi dentro scuole e università perché il sapere non sia solo un’arma usata contro di noi.
Il sistema delle Grandi Opere, come rivela anche la vicenda dell’Expo di Milano, non è nient’altro che una gigantesca mangiatoia di soldi pubblici per i grandi gruppi imprenditoriali italiani, e ovviamente per i politici nazionali e locali che ne intascano la loro parte. Poco importa se ciò avvenga in modo “legale” o meno, ciò che conta è che risorse che appartengono alla collettività vengono depredate sempre da quegli stessi signori che poi ci raccontano che, per qualsiasi opera di pubblica utilità, “non ci sono i soldi”. E così, a ogni pioggia forte qualcuno muore annegato, migliaia di adolescenti rischiano di vedersi crollare addosso il tetto della scuola, e la lista potrebbe allungarsi all’infinito.
Proprio Roma è ultimamente al centro di inchieste e polemiche per la gestione “mafiosa” di appalti e cooperative, con l’attiva partecipazione delle istituzioni. Ed allora l’esempio della lotta contro il Tav in Valsusa, opera in cui è palese l’intreccio tra politica, affari e criminalità, è quanto c’è di più prezioso anche in questa città, perché indica un percorso possibile per superare passività e rassegnazione: non è certo aspettando che la magistratura indaghi che possiamo sperare di ottenere dei risultati, ma piuttosto è organizzandosi e lottando ogni giorno al fianco di chi vive la nostra stessa condizione che possiamo far tremare, e perché no sconfiggere, anche giganti apparentemente invincibili.
Per tutti questi motivi, e molti altri ancora, manifestare contro il Tav vuol dire manifestare contro un intero sistema.
Lo faremo con un corteo popolare, attraversabile da persone di ogni età e di ogni sensibilità, sabato 17 gennaio, ore 15, piazzale Tiburtino (San Lorenzo).
LIBERTÀ PER CHI LOTTA CONTRO QUESTO SISTEMA DEVASTANTE!
IL TAV IN VALSUSA NON SI FARÀ MAI!
ORGANIZZIAMOCI IN OGNI TERRITORIO CONTRO SFRUTTAMENTO E SPECULAZIONE!
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