«La discarica? Non qui» Villa Adriana la scampa
Andrea Palladino
Ora qualcuno dovrà spiegare. Dovremmo capire perché per mesi e mesi il commissario straordinario per l’emergenza Malagrotta, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro – dimessosi ieri – ha insistito sulla scelta scellerata di Corcolle come nuova discarica della capitale.
Un’opzione sostenuta da un vero e proprio fuoco di sbarramento, retto politicamente dal governatore del Lazio Renata Polverini, prima responsabile istituzionale per la gestione dei rifiuti. Otto mesi sono passati dalla nomina di Pecoraro firmata da Silvio Berlusconi, che aveva il compito di condurre il delicatissimo momento di transizione da quell’ottava e artificiale collina di Roma in zona Malagrotta ad un nuovo sistema di gestione. Un periodo lungo, lunghissimo, terminato in nulla, con le dimissioni – ormai inevitabili – dalla carica di commissario di Pecoraro, subito sostituito da Goffredo Sottile.
Punto e capo, ora si riparte. Corcolle non ospiterà la nuova discarica, ha stabilito ieri il governo, dopo una riunione – a tratti tesa – con al tavolo il premier, i ministri dell’ambiente, dei beni culturali e dell’interno, accompagnati dal sottosegretario alla presidenza Catricalà. Clini e Ornaghi sono riusciti a far prevalere nel governo il loro punto di vista critico, divenuto talmente forte da far minacciare le dimissioni.
Il ministro dei beni culturali non ha mai accettato la scelta scellerata di portare cinquemila tonnellate al giorno di rifiuti ad un passo da Villa Adriana, patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco. E per il titolare dell’ambiente Clini il sito di Corcolle era inadeguato anche dal punto di vista ambientale: delicatissime falde acquifere vicinissime al fondo dell’invaso, acquedotti che sfiorano le attuali cave e un costo per la realizzazione della discarica quindi altissimo, una zona composta soprattutto da rocce tufacee molto permeabili.
Punti di vista condivisi dal vasto movimento che da ottobre a oggi ha contrastato in tutti i modi l’indicazione dell’ormai ex commissario straordinario.
Dietro la fine dell’ipotesi di Corcolle si cela in realtà un nodo politico non da poco. La scelta del sito che dovrà sostituire Malagrotta è solo la parte più evidente di un piano complesso e delicato, che dovrà rendere compatibile con gli standard europei la gestione della monnezza romana.
Il modello oggi in uso è il peggiore, con un sistema che punta quasi esclusivamente sulla discarica, dove confluiscono i rifiuti non trattati, o solamente triturati. Una modalità che, nei migliore dei casi, prevede la produzione del Cdr – combustibile da rifiuti – ovvero le famose ecoballe destinate agli inceneritori. La differenziata è di fatto irrilevante, salvo qualche piccolo comune dell’hinterland.
Un ciclo tutt’altro che virtuoso, predominante nell’intera regione Lazio, dalla capitale fino alla provincia di Latina, con le discariche – veri pozzi di san Patrizio – gestite in buona parte dall’avvocato Manlio Cerroni. Un nome non distante dalla politica, sempre pronto a trovare gli accordi giusti in maniera trasversale. In questa fase si sta giocando una partita delicatissima.
E’ ormai noto che nel Lazio in molti stanno pensando alla creazione di un nuovo soggetto industriale capace di sfilare l’affare del millennio al padrone di Malagrotta. Qualche nome inizia a girare, sigle di peso nel panorama dei servizi ambientali, con consigli di amministrazione spesso vicinissimi alla politica. Sono, dunque, bastati pochi minuti ieri prima che si scatenasse una vera e propria guerra, al grido di tutti contro tutti.
Renata Polverini si è sfilata velocemente dalla difficile gestione dei prossimi giorni: «Gli esiti dell’odierno consiglio dei ministri aprono scenari imprevisti e per certi versi preoccupanti – si legge in una lettera inviata dal governatore del Lazio al premier Monti. E poi una dichiarazione a caldo: «La Regione ha deciso di rientrare esclusivamente in quelle che sono le sue competenze».
La palla passa ora al sindaco di Roma Gianni Alemanno, chiosa con chiarezza Polverini. Il primo cittadino della capitale dopo qualche minuto risponde spostando la responsabilità sul presidente della provincia Nicola Zingaretti: «La competenza è sua», ha spiegato. Un gioco del cerino che alla fine ritorna a Alemanno: «Noi dobbiamo solo stilare la lista dei siti idonei – ha detto Zingaretti – mentre la scelta concreta, tecnica, politica e amministrativa spetta al Campidoglio».
La buona notizia dell’esclusione di Corcolle dunque non chiude la partita. «Non siamo per niente soddisfatti della scelta di nominare un nuovo commissario nel Lazio», ha spiegato Alessandro Bratti, capogruppo del Pd in commissione ecomafie. E anche il nome del successore convince poco i democratici: «In questa materia il prefetto Goffredo Sottile – ha proseguito Bratti – ha alle spalle un’esperienza poco felice in Campania». Un parallelismo che di certo non sembra di buon auspicio.
da “il manifesto”
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa