Se ripercorriamo indietro nel tempo, la genesi del progetto della Pedemontana Veneta, si scopre che l’idea è nata nel 1990, con l’intento di congiungere i due tronconi di Autostrada, la A31 da Thiene (VI) fino alla A27 nei pressi di Spresiano (TV). L’intento dichiarato era quello di velocizzare i trasporti tra i due distretti industriali tra i più produttivi d’Italia, quello meccanico e quello tessile. Naturalmente quella scelta fu molto contrastata dai movimenti ambientalisti e di cittadini che vedevano in questa nuova autostrada, la devastazione di un territori tra i più belli d’Italia, borghi come Marostica od Asolo e cittadine come Bassano del Grappa, ne avrebbero certamente risentito nella loro integrità. L’evoluzione dell’opera vede nell’anno 2002, l’anno della svolta. Inopinatamente si allunga il percorso passando dai 6 ai 9 km del progetto definitivo fino ad inserirsi nella A4 nei pressi di Montecchio-Alte Ceccato. I motivi di questo allungamento restano a tutti un mistero visto l’assoluta inutilità viabilistica del nuovo tratto. Per ovviare a qualsiasi critica e per blindare tale decisione, cosa fa la Giunta Regionale? Dichiara il progetto “di pubblico interesse” (deliberazione n. 3858 del 3 dicembre 2004) quindi tutte le obiezioni vengono zittite e si procede con l’opera.
Corre ora l’obbligo di specificare che il Presidente della Regione Veneto era fino al 2010, Giancarlo Galan, più volte condannato a reati contro il pubblico patrimonio per i noti fatti di corruzione nella vicenda Mose, il mega progetto di dighe mobili che in teoria, ma solo in teoria, dovrebbe salvare Venezia dall’aumento delle maree.
In quegli anni va molto di moda il Project Financing, ovvero la possibilità che i privati costruiscano le opere ritenute necessarie alla collettività, avendone in cambio la gestione e il guadagno sui pedaggi. Solo che questa volta, la società appaltatrice si accorge che le stime del traffico previsto erano sovrastimate. La Regione Veneto aveva giustificato la costruzione di una nuova Autostrada, falsando e sovrastimando il traffico di percorrenza nella viabilità ordinaria interessata ottenendo, quindi, il Commissariamento di tutta l’opera.
Alla scadenza del termine del commissario e della procedura d’urgenza, fin lì prorogata dal governo di anno in anno (siamo nell’autunno del 2016), i nodi cominciano a venire al pettine. La Corte dei Conti individua molte criticità ad anche L’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) fare rilievi. I conti non tornano perché la società comincia a costruttrice comincia a chiedere il finanziamento dei lavori effettuati e la Regione si vede costretta a chiedere mutui alla Cassa Depositi e Prestiti per ben 400 ml. ed il rischio legato alla gestione dell’opera era passato dal Concessionario al Concedente, cioè dal privato al pubblico, con tanti saluti al Project financing.
Tutta quest’opera si sta rivelando non solo inutile ma estremamente dannosa per tutta la collettività. Il tunnel in costruzione che dovrebbe portare a Malo, è già costato la vita ad un operaio a causa di un crollo e porterà al dissesto idrogeologico di tutte le contrade della vallata perché devierà le risorgive delle Poscole che attualmente alimentano tutte le fontane delle comunità. Saranno 200 milioni di mq. sottratti alla pianificazione dei comuni per opera di interesse collettivo, servizi, economie locali artigianali e agricole, aree verdi e l’impatto ambientale di 94 km di autostrada, più i 53 km di viabilità connessa, le due gallerie naturali, 33 gallerie artificiali, e i 16 caselli incideranno gravemente sul abuso di territoro.
Nel frattempo la giunta Zaia si è ben insediata in regione e, in continuità con quella precedente, non ha mai disconosciuto l’opportunità di questa Autostrada, ma ne ha sempre coperto i costi con soldi pubblici, sottraendoli al bilancio della Regione. Cultura, scuola e sanità sono stati tagliati nei finanziamenti regionali, saranno solo questi comparti a finanziare le Grandi Opere o sarà necessario aumentare anche l’addizionale IRPEF per sostenere questo manipolo di faccendieri (politici e costruttori) che di questa nostra Terra ne hanno fatto un campo di malaffare?
Il Veneto è la regione con il più alto incremento di consumo di suolo nel 2017! Non può essere la collettività a pagare questo enorme sbaglio. Urge ripristinare legalità e correttezza, e che chi ha deciso per questa opera, iniziata da Galan e fortemente voluta da Zaia, si faccia carico dei costi ambientali, economici e sociali di questa opera inutile.
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