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Con una mozione il nucleare torna nel mix energetico nazionale

Ieri mattina la maggioranza ha mosso un altro passo verso il ritorno del nucleare in Italia. La Camera ha votato una mozione con la quale si impegna il governo a valutare “l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia“.

In Aula sono state votate diverse mozioni in materia energetica, e il nucleare era al centro delle richieste dei partiti di maggioranza. Esse sono state unite in un documento unico, di cui la prima firma è di Alessandro Cattaneo, di Forza Italia, che ha poi ricevuto ampia approvazione dai deputati.

Infatti, insieme con la maggioranza hanno votato anche Azione e Italia Viva. Il capogruppo dei due partiti alla Camera, Daniela Ruffino, ha ribadito in Commissione Ambiente che a loro avviso “il nucleare ha bassissimo impatto ambientale, è ormai privo di rischi significativi ed è quindi la tecnologia più efficace per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione fissato dall’Unione europea per il 2050“.

La minoranza si è opposta, ma allo stesso tempo si nota l’ambiguità di forze come il PD nelle parole del parlamentare Diego Di Sanzo, per cui il problema è che il governo sul tema avanza “in modo approssimativo, confuso, senza una chiara strategia e senza aver fatto i conti con la pesante eredità del passato“. Per i democratici è questo che ha già spinto gli italiani a dire no a questa fonte di energia.

Nella mozione del PD non c’è una chiara contrarietà all’atomo, anzi. Del loro testo è stato approvato il punto che chiede entro il 2023 “l’individuazione di un sito unico per i rifiuti nucleari sia di intensità bassa e media sia, in fase intermedia, per gli stessi rifiuti ad alta intensità“. Ricordiamo che oggi la Sogin, la società proposta a questo compito, è sotto commissariamento.

Sempre Diego Di Sanzo ha d’altra parte sottolineato il sostegno democratico alla ricerca sia per la quarta generazione del fissile (anche qui è bene ricordare, non esiste) sia per la fusione, ancora molto lontano dall’essere una possibilità concreta. Insomma, è un’opposizione a come la maggioranza ha voluto portare la questione, più che alle prospettive del centrodestra.

Nelle mozioni approvate infatti c’è l’impegno a “partecipare attivamente in sede europea e internazionale a ogni opportuna iniziativa volta a incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia“.

Viene chiesto anche di “favorire lo sviluppo di accordi e partnership” tra società pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare, col sottointeso che le prime dovranno subordinarsi alle seconde.

È del resto il mantra del «più stato per il mercato» ormai fatto proprio dalle logiche dei governanti nostrani, sulla scorta di programmi europei come il PNRR. È la Commissione Europea che nella propria tassonomia verde ha inserito anche il nucleare, alla ricerca di maggiore autonomia energetica, citata anche nella mozione.

E se le aziende italiane non trovassero sbocchi in patria, è stato approvato anche l’impegno a “valutare in quali territori al di fuori dell’Italia la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale”. Vengono spalancate le porte agli affari in ambito nucleare anche alle imprese del nostro paese.

Il tutto ovviamente funzionale ad avere maggiori strumenti, magari anche militari, per contrapporsi come Blocco Euroatlantico a quelle che sono considerate potenze ostili e minacce, e in generale per contrastare lo sviluppo di un mondo multipolare. A discapito delle tasche dei lavoratori, così come dell’ambiente e – ci auguriamo non accada – della salute delle persone.

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