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Accordo Aiea-Lombardia, il regionalismo riporta il nucleare in Italia

Mercoledì scorso, a Milano, Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea), e Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, hanno firmato un protocollo di intesa che ha una portata epocale per l’Italia. Con esso, infatti, si riapre infine la strada al nucleare in Italia.

Gli obiettivi di questo accordo sono quelli di valorizzazione dell’energia nucleare nella transizione ecologica, l’utilizzo di questa fonte in settori strategici come la medicina e l’agricoltura, e ovviamente la promozione della cooperazione internazionale come strumento per porre in sinergia conoscenze comuni e all’avanguardia.

Insomma, quello che viene definito un ‘uso pacifico’ del nucleare, ma che nasconde sempre il pericolo del dual use. Si tratta, infatti, della tecnologia che per eccellenza può avere risvolti militari, e basta anche pensare al fatto che tra i fondatori di Nuclitalia, la società che dovrebbe guidare il ritorno del nucleare in Italia c’è proprio Leonardo.

Del resto, l’attività di Nuclitalia (per cui è stata annunciata una prima dotazione di 30 milioni) sarà completamente calata nella dimensione europea della filiera atomica, che vede anche potenze nucleari come la Francia. È chiaro che le sinergie che potranno essere trovate nella ricerca di settore andranno a favorire tutto un complesso che è sia civile sia militare, nell’orizzonte dell’autonomia strategica europea.

Tornando all’accordo tra Aiea e Lombardia, bisogna sottolineare come la regione italiana si sia mossa d’anticipo sulle opportunità che questo comparto può offire all’economia locale. Ma non si può sottolineare come questa intesa sia segnata ancor di più da processi di lunga data che coinvolgono il nostro paese, dentro il percorso di integrazione europea.

Innanzitutto, mentre la delega governativa riguardante il nucleare è ancora in via di approvazione, eventi come il Nuclear Power Expo palesano la rapacità delle imprese che vedono nell’Italia il prossimo terreno di profitti legati all’energia atomica. A Milano lo sanno bene, e hanno dato quindi immediatamente vita a una cornice istituzionale che favorisca l’afflusso di capitali.

Pur nelle criticità del comparto, bisogna inoltre dire che si osserverà anche in questo caso la divergenza tra un’area settentrionale dell’Italia ancor più profondamente legata al core economico europeo, e un’area meridionale ulteriormente abbandonata a se stessa. Insomma, la forzatura verso il ritorno al nucleare sta avvenendo per via del regionalismo ‘differenziato’ incardinato nelle riforme europee.

Come ha sottolineato Grossi, infatti, “questo memorandum di intesa è il primo nella storia dell’agenzia [Aiea] a livello regionale. E questo è la chiara testimonianza delle capacità che questa bellissima regione italiana ha da offrire sul piano scientifico, culturale e tecnologico“.

Ancora più chiaro è stato il sottosegretario regionale con delega alle Relazioni Internazionali ed Europee, Raffaele Cattaneo, che ha ricordato come l’accordo sia un “successo nato dalla missione istituzionale che la Regione ha condotto lo scorso gennaio a Vienna“, presso la Rappresentanza permanente italiana alle organizzazioni internazionali.

A suo avviso, l’intesa “conferma la capacità della Lombardia di dialogare con i grandi attori della comunità internazionale su temi strategici come l’energia, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile“. La logica dell’autonomia differenziata, che vuole le regioni responsabili anche di relazioni estere, si rivede perfettamente nell’incontro di mercoledì tra Grossi e Fontana.

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2 Commenti


  • Filippo ARPAIA

    Fui amico del Prof. Enrico CERRAI, sono pro nucleare. A mio avviso sebbene l’Unione Europea stia cercando di diversificare le sue fonti di energia, la presenza di normative rigide e la crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale potrebbero influenzare negativamente la decisione italiana. Inoltre, la dipendenza da fonti di energia estere, come il gas naturale, rende l’Italia meno incline a investire nel nucleare.
    La sola scelta più vantaggiosa è l’EE nucleare!
    E’ in dirittura d’arrivo un progetto cinese destinato a segnare una svolta nella produzione energetica globale. Si chiama Linglong-1, è il primo reattore nucleare modulare (SMR) commerciale costruito su terraferma, ed è pronto a entrare in funzione dopo anni di sviluppo da parte della China National Nuclear Corporation (CNNC). Non solo un primato ingegneristico, ma anche un tassello chiave nella transizione energetica voluta da Pechino.
    Primo SMR al mondo approvato dall’AIEA
    Linglong-1, il mini reattore commerciale che cambia il nucleare, noto anche come ACP100, appartiene alla nuova generazione dei cosiddetti Small Modular Reactors, tecnologie nucleari compatte e flessibili. Secondo quanto riportato da Global Times, a differenza delle centrali tradizionali, questo tipo di reattore non necessita di grandi infrastrutture, può essere installato rapidamente e adattato a contesti industriali, aree isolate o regioni minerarie. Per le sue caratteristiche è stato soprannominato una vera e propria “banca di energia nucleare”. Grazie alle sue dimensioni contenute, il Linglong-1 promette un’operatività più semplice e un rischio minore. Ogni unità è in grado di generare 125.000 kilowatt, pari a circa un miliardo di kilowattora all’anno, sufficienti ad alimentare oltre mezzo milione di abitazioni. Uno degli aspetti più rilevanti di questo nuovo SMR è il suo potenziale ecologico. Secondo le stime ufficiali, il Linglong-1 permetterà di tagliare ogni anno circa 880.000 tonnellate di CO₂, contribuendo concretamente alla riduzione delle emissioni. È un dato paragonabile all’effetto della piantumazione di 7,5 milioni di alberi. Questa caratteristica lo rende particolarmente interessante per quei Paesi che cercano soluzioni carbon free ma non possono permettersi le complessità delle centrali nucleari convenzionali. Un’opportunità concreta anche per l’Europa, Italia compresa, dove il dibattito sull’energia nucleare è tornato attuale. Il Linglong-1 non è solo una novità tecnologica, ma anche un progetto già validato a livello internazionale. Nel 2016 è stato il primo SMR al mondo a superare una revisione di sicurezza dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA). Un traguardo che conferma l’ambizione cinese di posizionarsi come leader nel nucleare modulare. Attualmente, gli ingegneri della CNNC sono nella fase finale dei test a freddo, ultimo passaggio prima dell’integrazione del reattore nella rete elettrica del porto di libero scambio di Hainan. Il Linglong-1 segue il successo del più grande Hualong One e consolida l’intenzione di Pechino di esportare la propria tecnologia a livello globale.

    Attendo il vostro giudizio per adesione all9iniziativa con le coordinate del referente

    DG Power R&D (*)Filippo ARPAIA Promoter e sviluppo progetti
    Tecnologo e Ricercatore Energetico GQ – Hse consultant GQ – D.LGS. 231
    Via Gaspara Stampa1 20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)
    t. 02 9249896 Cel.338-2102708
    filippo.arpaia@libero.it filippo.arpaia@widibacert.it
    (*) Inserito dal Ministero delle Attività Produttive al n° 20 Albo degli “Esperti in Innovazione Tecnologica” per la Valutazione dei Progetti, ai sensi dell’art. 14 della legge 17 febbraio 1982. Con un HUB di esperti, da sempre s’interessa di ricerca applicata in generale e di energia rinnovabile in particolare.


    • Redazione Contropiano

      Come dovrebbe esser noto ai nostri lettori la nostra contrarietà al nucleare come font di energia elettrica non è “ideologica” (contro il nucleare in quanto tale), ma CONCRETA (le tecnologie fin qui proposte in Occidente sono tutte, senza eccezioni, pericolose, dannose e inquinanti.
      Il prototipo cinese è molto interessante, invece, e arriva in fondo ad una strada che era stata accennata da ricercatori statunitensi alcuni decenni fa, ma presto abbandonata (l’uso dell’uranio consente il dual use civile-militare).
      Ci piacerebbe che i vari progetti sulla FUSIONE nucleare arrivassero a produrre prototipi funzionanti in senso industriale (fin qui, come lei sa, ci sono state accensioni solo per brevi attimi sperimentali), ma purtroppo la strada sembra ancora molto lunga (in proposito pubblichiamo sempre gli illuminanti contributi del prof. Massimo Zucchetti, ordinario al Politecnico di Torino nonché per decenni ricercatore al Mit e tra i candidati finali al premio Nobel per la fisica nel 2015).
      Se qualcuno in Occidente vorrà imitare il Linglong-1 cinese, lo giudicheremo dagli atti concreti, non certo dalle dichiarazioni pro domo sua…

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