Mentre il calcio italiano dorme, domani a Roma una manifestazione di protesta alla Federazione Italiana Gioco Calcio. Aggiornamenti sulla situazione dei prigionieri palestinesi.
Diversi giocatori spagnoli come Calos Gurpegui (Atletico Bilbao, nella foto), Javier Paredes (Zaragoza), Antonio López (Madrid), Patxi Puñal (Osasuna), César Cruchaga e Juan Iribarren (ex preparatore fisico della Nazionale del Messico) hanno manifestato al Diario de Navarra, la loro solidarietà con il calciatore palestinese Mahmoud Sarsak che da 81 giorni è in sciopero della fame, come gesto di protesta per la sua detenzione amministrativa. Mahmoud Sarsak è giocatore della Nazionale di calcio palestinese, che come tanti altri aspetti della vita palestinese subisce l’occupazione israeliana.
Questa prova di solidarietà è nata da quando le organizzazioni che si dedicano alla promozione e alla tutela dei diritti umani, il Consiglio Palestinese delle Organizzazioni dei Diritti Umani (PCHRO) e i Medici per i Diritti Umani-Isarele (PHR-Israel), hanno espresso la loro preoccupazione per le vite dei tre detenuti palestinesi che continuano lo sciopero della fame in un carcere israeliano. Mahmoud Sarsak e Akram Rikhawi sono stati visitati per la prima volta da un medico indipendente del PHR-Israel da quando hanno cominciato lo sciopero della fame.
Sono ormai 81 giorni che Mahmoud Sarsak è in sciopero della fame, questo rappresenta una minaccia imminente per la sua vita. Malgrado le sue gravi condizioni di salute, fino ad oggi il Servizio Penitenziario Isareliano (IPS) ha negato a Mahmoud di essere visitato dai medici indipendenti del PHR-Israele. L’IPS, il Servizio Penitenziario Israeliano, non permette nemmeno che Mahmoud venga tradotto in un ospedale civile per essere sottoposto ad un trattamento adeguato. Dopo la visita di ieri, il medico di PHR-Israele ha informato che Mahmoud ha subito una grave perdita del tessuto muscolare, oltre ad una drastica perdita di peso. Ha perso il 33% del suo peso corporeo; partendo da 76 chili, il suo peso attuale è di 51 chili. Il giocatore palestinese va incontro a frequenti svenimenti, perdita di coscienza e lapsus di memoria. Il medico ha aggiunto che il giocatore corre il rischio di interruzioni del battito del polso (aritmia) che mettono in pericolo la sua vita.
Mahmoud, di 25 anni, fa parte della Nazionale di calcio palestinese, ed è detenuto da quasi tre anni secondo la “legge dei Combattenti Illegali” israeliana che permette di mantenere i palestinesi della Striscia di Gaza agli arresti per un periodo indeterminato, senza capi di accusa né processo. I detenuti, in virtù dello Statuto, non godono di alcuna tutela legale, ancor meno dei palestinesi della Cisgiordania, in regime di detenzione amministrativa.
Secondo un dispaccio lanciato dall’organizzazione per i diritti umani Ufree, Domenica 6 giugno il Servizio Prigioni israeliano (IPS) ha ceduto e ha trasferito Sarsak nell’ospedale di Assaf Harofeh a causa del rapido deterioramento della sua salute. Tale trasferimento si è reso inevitabile per l’inadeguatezza di entrambi gli ospedali, quello del carcere di Ramla e l’ospedale civile di Mair, di affrontare la critica situazione di Sarsak.
Il fratello di Sarsak, Emad, ha riferito che le condizioni di salute di suo fratello si sono aggavate molto e che è stato spostato nell’ospedale Assaf Harofeh. Ha invitato a una reazione immediata per salvare la vita di Mahmoud e per liberarlo.
Domani mattina a Roma davanti alla Federazione Italiana Gioco Calcio (via Gregorio Allegri 14) si svolge una manifestazione di solidarietà con Mahomud Sarsak con lo slogan “Diano un clacio al sionismo”. L’obiettivo è il pronunciamento della Figc italiana sulla vicenda di Sarsak. La scorsa settimana attivisti parigini solidali con la Palestina avevano occupato la sede della Federazione Calcistica della Francia con un obiettivo analogo. “Invitiamo a partecipare, con kefie, bandiere palestinesi, striscioni e cartelli che chiedono la liberazione di Sarsak e dei prigionieri palestinesi al sit-in davanti alla sede della Federazione Italiana Gioco Calcio che rappresenta la FIFA (Federazione Internazione di calcio) in Italia, in via Gregorio Allegri 14 a Roma. La FIFA, così come La UEFA, continua ad ignorare le violazioni di Israele e mantiene normali relazioni con la forza occupante israeliana” scrivono in un comunicato diverse associazioni di solidarietà con la Palestina (Comitato “Con la Palestina nel cuore”, Associazione amici dei prigionieri palestinesi, Rete romana di solidarietà con la Palestina, Giovani Palestinesi, PdCI , Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, Comunità palestinese di Roma e del Lazio, Un ponte per… ,Corodinamento romano Freedom Flotilla-Benvenuti in Palestina, Associazione per la pace). “Sono iniziati i campionati europei di calcio. Sarsak è un giocatore della nazionale palestinese: per questo invitiamo tutti a manifestare solidarietà, a intensificare l’invio di lettere e fax, e ad organizzare iniziative mirate a fare pressione sul governo israeliano per il rilascio immediato di Sarsak, prima che sia troppo tardi”, ma le associazioni sottolineano come la campagna su Sarsak non sia un caso specifico o episodico “Ricordiamo ancora una volta che nelle carceri israeliane ci sono più di cinquemila prigionieri, sottoposti ai più svariati tipi di tortura; chiediamo la loro liberazione” ribadiscono nella nota diffusa in questi giorni e che annuncia la manifestazione di oggi.
La situazione dei prigionieri palestinesi Rikhawi e Al Barq.
Vi è grande preoccupazione anche per lo stato di Akram Rikhawi che è in sciopero della fame da 56 giorni. Il PHR-Israeliano ha lanciato numerose petizioni per poter vedere Akram, ma fino ad oggi tutte sono state respinte. Dopo la visita di oggi, il medico di PHR-Israele ha informato che anche Akram ha subito una grave perdita del tessuto muscolare e una drastica perdita di peso. Il suo peso è sceso da 68 a 50 chili, accusando una perdita totale del 26,5%. Il medico di PHR-Israele ha stabilito che una combinazione delle già esistenti malattie croniche con le complicanze dello sciopero della fame rendono il suo ricovero assolutamente necessario.
Akram si trova nel centro medico della prigione di Ramleh dal suo arresto avvenuto nel 2004, perché affetto da diverse malattie croniche, come il diabete e l’asma. Akram ha cominciato lo sciopero della fame lo scorso 12 aprile come gesto di protesta al diniego della sua richiesta di libertà anticipata, malgrado le sue condizioni di salute. Lo scorso 5 giugno è stata respinta la sua petizione per una immediata liberazione per ragioni mediche. Le minacce dei medici dell’IPS di volerlo alimentare e curare contro la sua volontà, e la decisione secondo cui non si ritiene che lo stato di salute di Akram siano tali da concedergli la libertà anticipata, ha portato il prigioniero palestinese ad una profonda diffidenza. Per questo spesso ha rifiutato di ricevere cure per le sue malattie croniche.
Il medico indipendente di PHR-Israele raccomanda che Mahmoud e Akram vengano immediatamente tradotti in un ospedale, dal momento che sono a rischio imminente di morte. Queste raccomandazioni sono state consegnate direttamente al medico dell’IPS presente durante la visita. Occorre precisare che, contrariamente all’etica medica e alle norme professionali, l’IPS ha negato la richiesta del medico indipendente di esaminare le cartelle cliniche complete di Mahmoud e di Akram. Ha detto che sulla base delle poche informazioni a cui ha potuto accedere, l’attenzione medica ricevuta dai detenuti palestinesi è insufficiente.
Vi è anche un terzo detenuto palestinese in sciopero della fame. Samer Al-Barq, di 38 anni, in detenzione amministrativa, senza capi d’accusa né processo, dall’11 luglio del 2010. Samer attualmente si trova nel centro medico della prigione di Ramleh. Samer partecipò allo sciopero della fame collettivo dei prigionieri palestinesi dal 17 aprile al 14 maggio. Ha poi ripreso il digiuno il 21 maggio in segno di protesta per la proroga dell’ordine di detenzione amministrativa, nonostante vi sia stato un accordo che prevedeva il non rinnovo degli ordini di detenzione amministrativa.
Anche se la detenzione amministrativa è prevista dal diritto internazionale umanitario, deve però essere usata solo in circostanze eccezionali, poiché attenta ai diritti umani fondamentali, compreso il diritto ad un giusto processo. In effetti la negazione di un giudizio equo, costituisce una “grave violazione” della Quarta Convenzione di Ginevra, una delle forme più gravi dei crimini di guerra. Questa arbitrarietà contravviene inoltre agli articoli 9 e 14 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici.
Il Parlamento Europeo ha anche chiesto ad Israele, in una risoluzione del settembre del 2008, di “garantire che le norme minime sulla detenzione siano rispettate, per poter portare in giudizio tutti i detenuti, e per porre fine all’utilizzo dell’”Ordine di detenzione amministrativa”. Il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dichiarato più volte che la detenzione amministrativa prolungata probabilmente espone i detenuti alla “tortura, maltrattamenti ed altre violazioni dei diritti umani”.
Posto lo stato di salute critico dei prigionieri in sciopero della fame e il fatto che Mahmoud Sarsak e Akram Rikhawi siano in fin di vita, il PCHRO e il PHR-Israele:
chiedono che tutti coloro che sono in sciopero della fame avanzato vengano tradotti immediatamente negli ospedali civili dove potranno ricevere le cure necessarie;
chiedono un intervento immediato affinché l’IPS permetta che i medici indipendenti possano vedere liberamente tutti i prigionieri in sciopero della fame;
Chiedono che tutti i prigionieri in sciopero della fame possano essere visitati dai loro familiari;
sollecitano gli Stati Membri delle Nazioni Unite affinché facciano pressione su Israele per porre fine alla sua politica di detenzione amministrativa arbitraria e rispetti le norme standard sul trattamento dei detenuti adottate nel 1995, che stabiliscono la pratica e i principi per un trattamento dignitoso dei detenuti;
invitano il Parlamento Europeo perché attivi la Commissione di indagine parlamentare che comprenda membri della Sottocommissione dei Diritti Umani per investigare sulle condizioni di detenzione dei palestinesi nelle carceri israeliane;
insistono affinché la missione parlamentare d’indagine comprenda una investigazione sulla pratica illegale dello Stato d’Israele della detenzione amministrativa e dell’uso della “Legge dei Combattenti Illegali”;
sollecitano i Membri del Parlamento Europeo perché portino immediatamente il caso dei tre prigionieri in sciopero della fame all’attenzione delle autorità israeliane.
Fonte: Palestina Libre
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