Qual è il valore della ricerca pubblica nel nostro Paese? Chi ci guadagna a trasformare l’ISFOL, ente pubblico di ricerca che si occupa di lavoro, formazione e inclusione sociale, in una società per azioni? E quali interessi ruotano attorno ai fondi europei per la formazione? Sono alcune delle domande poste in “Capitale umano”, docufilm sulla battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ISFOL contro la chiusura dell’istituto.
Raccontato attraverso la voce diretta dei protagonisti, “Capitale umano”, realizzato per Mondi Visuali da Rossella Lamina e Nicola di Lecce (già autori di un altro film nel 2003 “Vite flessibili” sempre sul tema della precarietà), verrà proiettato in anteprima a Roma domani 10 ottobre, alla presenza dei lavoratori dell’ISFOL e degli altri enti riuniti nell’assemblea pubblica dalla lotta dell’isfol alla difesa del sistema degli enti pubblici di ricerca, organizzata dall’USB Ricerca. “I media amano occuparsi del mondo del lavoro solo quando si esprime in modo disperato” ci spiega Rossella Lamina, uno dei due autori di “Capitale Umano”. Operai in fondo alle miniere o arrampicati sulle ciminiere, sostanzialmente soli e costretti a proteste estreme per poter richiamare l’attenzione su una condizione insopportabile. “Ai media non piace raccontare battaglie vincenti, noi riteniamo invece che sia importante raccontare anche alcune vittorie. In particolare, in questo caso, su un bene comune come è la ricerca pubblica”.
L’assemblea è indetta presso l’Auditorium dello stesso ISFOL, in corso d’Italia 33, domani alle ore 10.30. I lavoratori dell’ISFOL, alcuni mesi fa, si sono resi protagonisti di un importante momento di lotta sostenendo un mese di occupazione, hanno bloccato il progetto del Ministro Fornero che puntava alla chiusura o, nella migliore delle ipotesi, al ridimensionamento dell’Ente. A partire da questa esperienza, USB Ricerca intende far ripartire una riflessione collettiva sull’attacco portato dall’attuale Governo agli Enti Pubblici di Ricerca e al mondo della ricerca pubblica in generale. Gli EPR sono infatti pienamente coinvolti nei processi di trasformazione che investono tutto il pubblico impiego, a partire dalla spending review, ma non solo. Infatti in molti enti, in particolare in quelli non vigilati dal MIUR, sono in atto processi di riordino che rischiano di minare alla radice la natura di questi istituti, il cui bagaglio di sapere è al servizio del Paese, e di mettere alla porta tanti lavoratori precari.
Contro questo attacco la Usb ritiene necessario organizzare un’opposizione sociale che difenda la ricerca pubblica libera ed indipendente come patrimonio collettivo irrinunciabile.
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