Ieri sera a Roma alla prima della Batsheva Dance Company nell’ambito del RomaEuropa Festival, attivisti per i diritti umani hanno interrotto lo spettacolo, sponsorizzato dall’Ambasciata di Israele e alla presenza dell’ambasciatore, per denunciare il ruolo che la compagnia di danza gioca nel mascherare un’occupazione brutale e un regime d’Apartheid che durano da decenni.
Batsheva è una figura centrale della campagna di marketing Brand Israel , lanciata e finanziata dal governo israeliano, dopo tre anni di consultazioni con esperti di pubbliche relazioni statunitensi. Lo scopo della campagna è di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dalle continue violazioni dei diritti umani da parte del Governo Israeliano.
Alle grida di “Batsheva, sei complice! All’occupazione dì di no!”, i manifestanti hanno rivolto un appello diretto ai danzatori di uscire dal progetto Brand Israel , rifiutare finanziamenti dal governo israeliano e mostrarsi, nelle parole e nei fatti, contro le violazioni dei diritti dei Palestinesi. Dal 2010 simili appelli sono stati disattesi da Batsheva, la quale continua a prestarsi come ambasciatore culturale dell’Apartheid israeliana.
Gli attivisti hanno sottolineato l’importanza di eventi culturali internazionali che promuovono musica, danza e teatro, affermando tuttavia che non ci può essere spazio per un uso propagandistico della cultura. I legami diretti che Batsheva mantiene tuttora con il governo di Israele rendono impossibile descrivere la compagnia come ‘apolitica’.
Tre manifestanti sono stati allontanati dal teatro, portati in questura e rilasciati poco dopo.
L’iniziativa di Roma si inserisce nella campagna internazionale Don’t Dance With Israeli Apartheid (http://www.no2brandisrael.org/ ), che nelle ultime settimane ha visto proteste a tutte le performance di Batsheva in Gran Bretagna, coinvolgendo noti coreografi e personalità dello spettacolo.
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