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Ken Loach rifiuta la precarietà. A Torino

Ken Loach per protesta diserta il 30° TFF

Una vertenza sindacale sui dipendenti precari del Museo induce il regista inglese di “Il pane e le rose” a chiedere spiegazioni ai vertici dell’ente. Non avendole ricevute rinuncia a venire a Torino
di VERA SCHIAVAZZI

“Ci dispiace comunicare che, per cause indipendenti dalla volontà del Torino Film Festival, Ken Loach non sarà presente per ricevere il Gran Premio Torino e che di conseguenza la proiezione di The Angels’ Share è annullata”. Così, a metà mattina, uno stringatissimo comunicato del Torino Film Festival annunciava la defezione del regista più radicale (e più amato dalla sinistra italiana) nel panorama del cinema europeo. Ma ancor più clamorose sarebero le ragioni del “no”, così come le spiega Romolo Marcella, segreteria provinciale dell’Usb (l’Unione dei Sindacati di Base): “Siamo stati noi a rivolgerci proprio a Loach per denunciare la grave situazione delle cooperative del gruppo Rear che ha vinto la gara di appalto per i servizi all’interno della Mole Antonelliana (sede del Museo del Cinema, che come è noto amministra anche il TFF, ndr). Ad agosto gli abbiamo scritto, lui ci ha risposto, gli abbiamo inviato i documenti che mostrano come, dopo una prima protesta lo scorso anno, alcuni nostri delegati siano stati licenziati. E alla fine ha deciso di non venire, senza che noi per altro glielo avessimo chiesto”.

Nel tardo pemeriggio  è arrivata un duro comunicato del regista de “Il pane e le rose” che spiega perchè non vine a Torino a ritirare il premio alla carriera: “E’  con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film.
I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.
Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile. 

A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.
In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.
Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio”

Ed ecco la risposta dei vertici del Tff: ” A stretto giro di posta è arrivata la risposta del Museo Nazionale del Cinema di Torino: “Con grande dispiacere, prendiamo atto del comunicato stampa con il quale Ken Loach rifiuta il premio assegnatogli dal Torino Film Festival. A maggior ragione, ci dispiace di constatare che un grande regista, al quale va da sempre la nostra ammirazione, sia stato male informato al punto da formulare riserve su comportamenti del Museo Nazionale del Cinema che non corrispondono in alcun modo alla realtà dei fatti. Ricordiamo che il contratto di assegnazione dei servizi di vigilanza e pulizia alla Mole Antonelliana è stato stipulato a norma di legge, con una gara europea ad evidenza pubblica, rispettosa delle normative ministeriali e dei contratti di lavoro in essere. Il Museo non può essere ritenuto responsabile de comportanti di terzi, nè direttamente nè indirettamente. Di conseguenza, non sarebbe in alcun modo legittimato a intervenire nel merito di rapporti di lavoro fra i soci di una cooperativa esterna e la loro stessa società”.

“Al contrario di quanto affermato da Ken Loach – sottolinea – ci aspetteremmo invece di vederci riconosciuto un comportamento eticamente ineccepibile nei confronti delle problematiche inerenti i rapporti di lavoro con i dipendenti del Museo del Cinema, i collaboratori e le rappresentanze sindacali. Con orgoglio, rivendichiamo da sempre una politica coerente a tutela del lavoratori e, d’intesa con le organizzazioni sindacali di riferimento, un impegno costante nella ricerca di soluzioni atte a garantire continuità e difesa dei posti di lavoro, anche in un momento di forte contrazione delle risorse economiche a disposizione”.

da Repubblica (nientepopodimeno…)

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