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Berlino. L’Orso d’Argento al documentario palestinese “Ghost Hunting”

Il cineasta palestinese Raed Andoni sabato scorso ha vinto per la prima volta l’Orso d’Argento alla Berlinale per il miglior documentario con “Istiyad Ashbah” (“Ghost Hunting”), in cui ex detenuti palestinesi ricostruiscono episodi vissuti nel più importante centro per interrogatori israeliano dove sono stati sottoposti a tortura. Il regista ricostruisce l’esperienza – vissuta personalmente appena 18enne –  dei palestinesi imprigionati nelle carceri israeliane: tra torture fisiche e psicologiche, gli ex detenuti ricreano il carcere come un set, interpretando torturati e torturatori.

Raed Andoni aveva messo un annuncio su un giornale alla ricerca di partecipanti che fossero stati imprigionati dagli israeliani.Il regista stesso era stato un detenuto lì quando aveva 18 anni, quindi nel tentativo di esorcizzare alcuni di quei demoni, ha ideato questo progetto per "aiutare" gli altri fare i conti con questioni come la detenzione, la tortura, l'impotenza, la violenza e l'occupazione in generale Dopo il casting, avevano aiutano a costruire un simulacro del famigerato centro per gli interrogatori di Al-Moskobiya e quindi avevano assegnato entrambi i ruoli: quello dei prigionieri o quello dell’aguzzino.

Sono gli attori a costruire direttamente il set: in stanze asettiche, inchiodando assi di legno, si impegnano a rifare le “sala delle torture” israeliana seguendo la descrizione scientifica delle persone coinvolte. Il film si apre con un casting: dinanzi agli attori tutti palestinesi che sostengono il provino, bisogna decidere chi interpreta l’arrestato e chi il torturatore. È qui che avviene una prima inversione, col ragazzo arabo che si presenta per la parte di carceriere, la esegue davanti alla cinepresa, e poi gli viene assegnato il ruolo di arrestato. Vittime e carnefici si scambiano i ruoli a vicenda. Ghost Hunting è piaciuto molto anche al regista inglese Ken Loach secondo cui: “È una ricostruzione straordinaria: ha una grande intelligenza cinematografica con cui passa dalla risata al terrore”.

 

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