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Dalla Primavera ecologica all’imbroglio ecologico

Oggi che il governo Draghi, la UE, il capitalismo più sfacciato ed aggressivo, vestono i panni dell’”ambientalismo”, c’è bisogno più che mai di conoscere la dimensione reale della crisi ambientale, affinché si capisca che i rimedi suggeriti dai padroni del vapore possono solo aggravare il male.

Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti sono due studiosi, due ecologisti veri di lunga militanza sociale e culturale, nella ricca Brescia avvelenata e inquinata come poche altre parti dell’Italia.

E il loro libro Primavera ecologica andrebbe diffuso ovunque, come forma di difesa culturale e anche morale da quello che gli stessi autori chiamano “l’imbroglio ecologico”, utilizzando una definizione nata negli anni settanta tra i veri ambientalisti. Cioè tra coloro che avevano dato vita a quella “primavera ecologica” che ora dà il titolo al libro.

La primavera ecologica è stata quella che è stata capace di unire tre fronti di lotta: quello per la difesa della natura, quello per il cambiamento sociale, quello per la tutela della salute di chi lavora. Da Barry Commoner a Giorgio Nebbia, a Giulio Macaccaro, dalla salute dell’ambiente a quella dei lavoratori, è un grande movimento di critica culturale e sociale che cambia la società, ponendo tutte le domande che oggi paiono scontate e che Ruzzenenti e Poggio ricostruiscono con precisione.

Anzi quelle domande allora erano spesso più avanzate di quelle di oggi, perché in esse non c’era alcun affidarsi subalterno alla scienza, soprattutto alla scienza legata al potere.

Allora la critica scientifica alla scienza asservita avveniva in sintonia con la critica di massa al potere che la scienza asserviva. La validazione consensuale, il principio che secondo il medico Ivar Oddone doveva guidare la lotta per la salute in fabbrica, non era la negazione della scienza, ma era il rifiuto dell’adattamento di essa alle esigenze del profitto, anziché alla condizione e alla vita delle persone.

Il concetto di validazione consensuale, cioè un ambiente è sano se è tale per le persone che vi vivono e che come tale lo riconoscono, oggi si è spostato dalla fabbrica al territorio, con le popolazioni che come in Valle Susa rifiutano un finta opera ecologica che in realtà devasta il loro ambiente e la loro vita.

E come gli operai alla catena di montaggio a cui non viene riconosciuto il diritto di sostenere “io sto male”, così alle popolazioni oggi viene negato il diritto di difendere la propria terra. E una pseudoscienza del potere ha il compito di negare questo diritto, che in realtà è la base di un autentico pensiero scientifico, sperimentale come quello di Galileo.

La primavera ecologica è stata interrotta dalla controrivoluzione liberista, che ha ripristinato la centralità dell’impresa, del mercato, del profitto sulle persone e sulla natura. E così come si é impadronita del concetto di libertà per metterlo al servizio degli affari, il liberismo ha recuperato per i suoi fini alcuni temi dell’’ambientalismo, stravolgendoli.

L’imbroglio ecologico è il concetto di “sviluppo sostenibile”, che oggi unifica attorno a Draghi tutte le forze politiche parlamentari. Sviluppo sostenibile è un ossimoro come “guerra umanitaria” e fa devastazioni analoghe.

Del resto non è un caso che, come raccontano gli autori, questo termine sia stato coniato dal padrone svizzero dell’Eternit, responsabile per la strage di amianto nel nostro paese, ma sostenitore della riverniciatura ecologica del capitalismo fin dalla conferenza di Rio del 1992.

Non si può salvare la natura in cui viviamo senza cambiare la società, perché il nostro pianeta non è più in grado contenere e sopportare i rimi di produttività ed i tassi di profitto pretesi dal capitalismo.

Il libro di Poggio e Ruzzenenti non è solo un manifesto politico del vero ecologismo, quello che secondo la famosa frase di Chico Mendes, considera l’”ambientalismo senza lotta di classe, poco più che giardinaggio”.

Primavera Ecologica è anche un utilissimo manuale denso di fatti e conoscenze, che permette di ricostruire la lotta per l’ambiente dagli anni sessanta ad oggi, con le sue vittorie, le sue sconfitte, i suoi cambiamenti. Un lotta che nel nostro paese non ha mai trovato giustizia, sia sul piano sociale, sia su quello giuridico vero e proprio. Ma che ciononostante continua e non può mai davvero essere fermata dal potere. Quel potere che oggi usa il concetto di sviluppo sostenibile per giustificare i 100.000 morti della pandemia, frutto di quel mostruoso compromesso tra salute ed economia esplicitamente rivendicato da chi governa.

La pandemia silenziosa cui è dedicato un capitolo centrale del libro è quell’avvelenamento quotidiano cui ci si vuole far abituare nel nome dello sviluppo. Nella Brescia dei due autori questa pandemia da inquinamento si è congiunta con quella da virus ed ha amplificato la strage. La Lombardia, Brescia, Bergamo sono state colpite da quella che un medico bergamasco ha chiamato l’ebola dei ricchi.

Dopo il Covid non si torna al mondo di prima, a meno di non volerlo distruggere; questo è il messaggio di fondo di Primavera Ecologica. Un libro che spero arrivi in particolare alle giovani generazioni che hanno ripreso a lottare per il futuro. Perché il futuro si costruisce sempre sulle migliori radici del passato, quelle che Poggio e Ruzzenenti evidenziano e salvaguardano con precisione ecologica.

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