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“Comandante”, un film abilmente ideologico

Merita una riflessione “Comandante”, il film di Edoardo De Angelis, con Pierfrancesco Favino che, dopo il passaggio alla Biennale di Venezia, arriva nelle sale italiane (intorno al 4 novembre, non a caso).

Quindici milioni di euro di budget, uno scafo in acciaio lungo 73 metri, varato nell’arsenale militare di Taranto, copia pressoché autentica di un sommergibile italiano della Seconda guerra mondiale, attori importanti a iniziare dal protagonista, un regista emergente, l’ambizione (esplicita) di fare un “kolossal” nazionale, il significativo patrocinio della Marina Militare.

Un’operazione importante che ha molto a che fare con il clima politico e culturale del nostro paese.

La vicenda narrata è quella di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini della Regia Marina Italiana che affonda, all’inizio del secondo conflitto mondiale, un piroscafo belga (in una fase in cui il Belgio era ancora un paese neutrale) e ne salva alcuni superstiti.

Il materiale storico viene trattato con una certa elasticità quando si tratta delle vicende personali dei protagonisti (così della figlia di Todaro viene anticipata la nascita e dell’ufficiale Stiepovich viene anticipata la morte), ma soprattutto quando queste vicende incrociano fatti storici significativi.

Di Todaro vengono omesse, con cura, tanto la militanza volontaria nella guerra di Spagna quanto la partecipazione all’assedio di Sebastopoli nell’URSS invasa – uno degli episodi più feroci e sanguinosi di tutta la guerra – così come non viene neppure accennata la sua scelta di essere impiegato nella X MAS, struttura militare dalla storia, diciamo così, un po’ particolare.

Gli stessi rapporti con i nazisti vengono trattati di sfuggita (“conosco il tedesco solo per necessità” dice a un certo punto il protagonista) o per distinguere gli italiani dagli alleati.

La realtà era ben diversa: il Cappellini, così come altri sommergibili italiani era perfettamente integrato nella guerra sottomarina tedesca guidata da Karl Dönitz (fervente nazista e indicato da Hitler come suo successore) ed aveva la sua base nella Francia occupata dalla Germania.

Dopo aver speso tanti soldi per ricostruirlo sarebbe stato, infine, giusto soddisfare la curiosità dello spettatore sulla fine dell’italico sommergibile, ma si sarebbe dovuta raccontare una storia di fedeltà all’Asse: dopo l’8 settembre, infatti, l’equipaggio del Cappellini rimase inquadrato nelle forze naziste e, addirittura, dopo la sconfitta della Germania combatté le ultime settimane di guerra con la marina imperiale giapponese.

Le omissioni e le trasfigurazioni storiche però sono solo la premessa (anche se premessa necessaria) dell’operazione culturale che anima il film e si sviluppa soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, nelle pieghe delle atmosfere della pellicola, nella sua stessa cifra stilistica.

In modo abbastanza trasparente il sommergibile è la metafora dell’Italia, un’Italia la cui diversità squadernata con l’uso dei dialetti (resi intellegibili allo spettatore con i sottotitoli!) e delle diverse tradizioni gastronomiche, viene ricondotta all’unità dalla vita militare oltreché da una genuina (ma anche ingenua) propensione alla solidarietà di cui la figura paternalistica (e maschilista) del Comandante è garanzia.

Non sostengo certo che De Angelis sia un propagandista dell’accoppiata presidenzialismo-autonomia differenziata, ma sono convinto che attinga a correnti antiche e profonde dell’Italia reazionaria.

Un altro nucleo tematico significativo è nella sorprendente caratterizzazione “esoterica” del protagonista. Chiamato Mago Baku o anche Zoroastro, al comandante Todaro vengono assegnate nel film capacità divinatorie (prevede mesi prima la peritonite di un marinaio oltre che le modalità della propria morte), assume spesso pose da santone e da profeta.

Tutto ciò potrebbe apparire una banale forzatura ai limiti del ridicolo; invece, a me sembra qualcosa di più profondo che sarebbe sbagliato sottovalutare e cioè un occhieggiare a quelle correnti irrazionaliste che sono sempre più forti nello scenario contemporaneo. Mi verrebbe di parlare, certo con una semplificazione estrema, di QAnon all’amatriciana.

Infine, forse il cuore del messaggio del film (come è già stato notato) è il rilancio in grande stile del topos storico ideologico “Italiani, brava gente”. La (presunta) diversità antropologica degli italiani che maschera o assolve ogni responsabilità politica.

Un rilancio marinaro (‘siamo italiani’ e ‘uomini di mare’ è un refrain diffuso nel film) di quell’impasto di presunzione e vittimismo che gli storici del colonialismo italiano con tanta fatica hanno smontato. Questo rilancio è, poco importa se soggettivamente o oggettivamente, funzionale alle esigenze ideologiche fondamentali della destra italiana tanto nel gestire il presente quanto il passato.

Per il presente il mito degli “italiani brava gente” nutre il nazionalismo dipendente e impotente (l’unico permesso nel quadro Nato e UE), per il passato permette una ricollocazione “morbida” del fascismo.

Chi si oppone a questo mito, chi chiama fascista il fascista, è un ingrato rompiscatole che va preso a ceffoni (nel film questo ruolo è interpretato da due marinai belgi, gli unici definiti “antifascisti” nella pellicola che, appunto ingrati, tentano di sabotare il sommergibile e sono ripagati a schiaffi).

Siamo dunque di fronte a un film ideologico, nel senso più proprio del termine, che fiuta un’aria che spira, nella società prima ancora che nelle istituzioni, e cerca di darle forma.

Come in tutte le operazioni ideologiche abili si creano anche messaggi ambigui, che permettono gli sconfinamenti; mi riferisco in questo caso ai riferimenti, che vengono speso fatti in sede di presentazione del film, ai salvataggi in mare dei migranti (che in verità più che dello sponsor del film, la marina militare, sono opera di imbarcazioni civili e organizzazioni umanitarie).

Anche le operazioni ideologiche abili, a guardarle bene, però, rivelano particolari inequivocabili. In questo caso suggerisco attenzione, per chi decidesse di vedere il film (ovviamente se ne può fare tranquillamente a meno), alla prima schermata dove una scritta sovraimpressa fa riferimento a marinai russi salvati da una nave ucraina.

Italiani brava gente” e “Ucraini brava gente”, come una firma. Ideologica, appunto.

* da MarxXXI

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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52 Commenti


  • Gemma

    Ho visto il film per caso, per un invito di un’ amica, ma non concordo affatto con questa recensione in cui ( penso non a caso)si tralascia di parlare del fatto principale su cui si impernia tutta la vicenda e assolutamente vero: il salvataggio e addirittura la presa a bordo del sommergibile Cappellini dei 26 naufraghi della nave belga Kabalo. Che saranno poi sbarcati nel primo porto sicuro dopo un periodo di navigazione in superficie ed esponendo perciò il sommergibile a una situazione pericolosa nel caso di un attacco .Per questo salvataggio il comandante Todaro fu aspramente ripreso dall’ ammiraglio tedesco dell’ Asse che disse che un tedesco non avrebbe mai fatto una cosa simile ,il Todaro rispose con una frase,mai smentita e riportata anche nel film: loro non hanno come me 2000 anni di civiltà alle spalle ,io sono un italiano e un uomo del mare! Quindi il personaggio del Comandante sottolinea che l’umanità e’ qualcosa di diverso e superiore rispetto alle leggi,alle circostanze storiche,alle etichette e ai pre- giudizi. E’ sempre possibile anche a un soldato,anche in guerra rimanere “umani” e trattare gli altri da essere umani se non si rinnegano la civiltà e le tradizioni da cui si proviene.E questo è un insegnamento di cui oggi c’è molto bisogno! È un film che fa pensare, che può piacere oppure no,ma sicuramente non è un film di propaganda politica e/o ideologica. Infatti è stato criticato a sinistra come a destra ( perché sembra riferirsi ai salvataggi dei migranti ),forse proprio per questo è un film autentico,originale e da vedere.!


  • Giovanni Foti

    quante cazzate in questo articolo, forse non conoscete lo schieramento ideologico di Veronesi, autore del libro, e di De Angelis, regista del film, che hanno tentato di dimostrare che anche un “fascista” è favorevole al ripescaggio degli immigrati clandestini (all’epoca della decisione di fare il film era ministro dell’interno Salvini !!! )….quindi ideologico si, ma dei soliti sinistrorsi !!!


  • Antonio ludovico

    come al solito abbiamo giornalisti
    che non capiscono è solo un film
    sulla bonta” degli esseri umani a cui
    tutti e ripeto tutti apparteniamo
    siamo nel 3000 ancora con i fascisti


  • Ennio Spadini

    salvare la gente in pericolo è una regola del mare, spesso disattesa ( Cutro)
    diversa da ” blocco navale” o ” affondiamoli” che sono citazioni da forze del governo attuale


  • Nani

    non ho visto il film ma, se è così, allora viva il Comandante alla faccia del sinistrorso, rancoroso e perdente recensore.


  • Serafino Giulietti

    l’unica cosa che mi interesserebbe sapere è se la frase “Noi siamo italiani” ha fondamenti storico-geografici i no. E se si, su quali documenti e testimonianze si fonda.


  • Serafino Giulietti

    e. c. storico-biografico o no.


  • Tiberio

    L’Istituto Luce è pieno di questa roba, se li potevano risparmiare questi soldi.


  • pietro

    Per coloro che credono che fascista sia solo quello con il basco nero che mette le bombe in piazza ; fascista è anche il tentativo di rifarsi una verginità’ dopo aver portato un paese allo sbaraglio ( ideologia appunto ). Vedi gli Ucraini , che mitizzano un Bandera. Vedi un LaRussa….
    Sto Favino poi che pontifica su chi debba fare il film su Ferrari ; o italiani o niente!
    Fa finta di non sapere che ci siamo appropriati non di un ruolo , ma del genere western ; non ha mai visto un Castellitto nel ruolo di Maigret oppure Pannofino / Nero Wolfe?
    Bravo Marxxi , ottima recensione


  • Marco

    interessantissimi i commenti fin qui: dimostrano la correttezza dell’ottima recensione.


  • Riccardo

    La recensione trasuda rosicamento da ogni parola…😏


    • Redazione Roma

      Rosicamento di che e soprattutto perchè, cosa ci sarebbe da “rosicare”? Si rosica quando c’è una posta in gioco o qualcosa in ballo, e in questo caso non ce n’è affatto.


  • Andrea da Modena

    non può capire l’articolo chi non ha fatto i conti della nostra storia.
    cosa significa che la frase citata sia vera? (noi italiano abbiamo 2000 anni di civiltà, loro no).
    o fa sul Lago Tana, i campi di concentramento in Jugoslavia con deci e diigliaiavdi morti linha decisi Badoglio, Roatta, Graziano …. on un momento di sospensione della cittadinanza italiana? ma per favore.
    L’atto in sé può essere approvato, ma come apre l’apologia stroppia!


  • Leon

    Il recensore scrive tutto quello che penso di questo film e di quel poveretto di Favino novello “autarcoattore”, dai tempi della presentazione di Venezia ,un film astuto e ruffiano che fa l’occhiolino a un rivoltante fascismo rinascente della solita classe “bottegaia” di minus che già 100 anni fa portò questo Paese sul baratro della fine,gente che meriterebbe altri anni ,i settanta, e altra sinistra, che le desse una bella “sistemata” politica e non solo,eradicandola dal tessuto sociale una volta per tutte, come fonte di tutti i mali , e i commenti odiosi dei fascio-baristi che hanno commentato ne sono una dimostrazione chiara e lampante.


  • Att.

    Commento azzeccato in pieno, ai “nostalgici” piacerà un sacco, l’ho visto, si capisce subito dove va a parare dopo 10 minuti di visione, senz’altro suggestivo, ma già intriso di fervore patriottico al canto corale di “un’ora sola ti vorrei”……..


  • Matteo

    questa recensione è garanzia assoluta della validità del film. grazie andrò a vederlo.


  • Emanuele Masiero

    noi italiani dobbiamo fare la pace con il passato e smetterla di vedere la 2GM all’americana maniera (buoni di qua, cattivi di la). abbiamo commesso atti criminosi e li abbiamo subiti. le stesse persone sino stati angeli o demoni. basta. si deve guardare il fatto storico senza interpretazioni moderne. sennò dobbiamo farlo anche con Cesare, Colleoni, e tutti i personaggi storici. la storia si deve capire


  • Road

    la recensione ignora che in marina si era fedeli più al re che a mussolini e che la I MAS, successivamente rinominata X, prima dell’8 settembre, fu artefice di imprese il cui valore fu riconosciuto pure dagli avversari Churchill in testa.
    Basta documentarsi…
    ricordo pure che per gli aderenti alla X MAS era vietata l’iscrizione a qualunque partito.
    a tal proposito succerisco di visionare un documentario del regista Piero Vivarelli (trovato su Youtube) “Salò e la X MAS”. Vivarelli, regista e autore di canzoni, aderì in gioventù alla X MAS ma successivamente ricevette dalle mani di Fidel Castro la tessera del Partito Comunista Cubano…il suo documentario potrebbe essere quindi abbastanza obiettivo. La storia di Todaro è stata ovviamente romanzata, per saperne di più basta leggere le biografie che sono nelle librerie o all’ufficio Storico della Marina Militare. Per quanto riguarda l’affondamento del Kabalo ricordo che è ampiamente documentata la sua appartenenza ad un convoglio e che trasportava materiale bellico a luci spente…anche qui basterebbe documentarsi.


  • Nudless

    Questo articolo ha elencato una serie di elementi che sono discreditanti soltanto per una ben determinata area ideologica. Quella che grida al fascismo ogni qual volta un italiano cerchi di difendere la propria identità, ed ogni volta che ci sia un rallentamento al processo di deitalianizzazione. Quelli che cantano “bella ciao” con protervia ogni volta che devono coprire la realtà dei fatti e delle cose. Accostare poi gli Ucraini, servi del globalismo, alla destra italiana, è un deliberato atto di prostituzione ideologica. Sono i governanti, messi lì dal governo internazionale, che ci schierano contro la nostra volontà a favore dei falsi aggrediti, contro le vere vittime.


  • Giansandro Breccia

    consiglio di leggere il libro prima di vedere il film.
    anche a coloro che fanno recensioni.
    personalmente ci ho visto la conferma di una regola sacrosanta: in mare gli uomini si salvano.


  • Giovanni Mignini

    perfettamente d’accordo in tempo di guerra si sono verificati atti di eroismo e di umanità e di disumanità e codardia da entrambe le parti perché l’eroismo e l’umanità sono prima nelle nostre nelle nostre coscienze non nel nostro schieramento politico o militare.


  • Paola Gentile

    Il messaggio del film è molto chiaro: in mare si salvano anche i nemici che ti hanno sparato addosso… Non mi sembra un messaggio di destra, anzi…
    Andate a vedere il film, merita.


  • franco guarino

    “comandante” mi fa venire in mente un altro film di un regista iraniano “il male non esiste”
    In questo film ci sono persone che accettano di buon grado il ruolo di boia .
    Un altro personaggio del film invece fugge in montagna e si isola dal mondo
    pur di non fare il boia ,in quanto la sua coscienza si rifiuta di svolgere questo compito. Nel film in questione il Comandante del sommergibile contravviene alle regole in quanto la sua umanità’ non gli consente di lasciare morire in mare dei naufraghi
    C’è’ dunque un significato comune ai due film , ognuno di noi nella società ha un ruolo con delle regole che si possono seguire in maniera pedissequa oppure si possono infrangere quando le stesse sono in contrasto con i nostri ideali e la nostra coscienza


  • Marco

    il.delirio superficiale e fascistoide della.maggior parte dei commenti di cui sopra fa a.dir poco.rabbrividire ed.è l’ennesima rappresentazione del livello estremo.di decadenza che attraversa il.nostto sventutato paese. Avvalora ulteriormente l’articolo magistrale di Luca cangemi.


  • Dante

    ho visto il film non mi pare che vi si possa trovare tutte quelle ambiguità che si dice. il film racconta un fatto non tutta la storia della seconda guerra mondiale. può piacere o no ma non credo che chi lo vede possa cambiare idea sul fascismo. a proposito di imprecisioni trovo strumentale il riferimento alla x mas in quanto Todaro è morto nel 42 cioè prima del 8 settembre e quindi non sappiamo se avrebbe seguito Borghese nella RSI e nei crimini di guerra di quella x mas.


  • Sandro

    Mah, sorprende l’uscita di questo film con una guerra attualmente in Europa che stiamo sostenendo per procura… Non entro in merito perché non ho visto il film ma se ho capito bene tutto ruota al salvataggio dei naufraghi che lo stesso sottomarino ha reso tali (?). Inoltre mi ha fatto ridere la storia che avremmo superiorità culturale millenaria sui popoli nordici per via dei romani; potrebbero dire lo stesso le popolazioni del medio oriente che hanno inventato la scrittura nel 3000 a c. (Sumeri) o persino i cinesi. In finale non mi sembra proprio il periodo adatto per produrre un film di guerra ma visto l’ andazzo generale mi aspetto di peggio. Ovviamente non andrò a vederlo


  • Daniele

    A me personalmente dopo la dichiarazione di Todaro (perché sono Italiano) ed è comparso il mandolino mi sono sentito umiliato quasi fosse un film amerikano con il solito stereotipo degli Italiani. Poi italiani brava gente ha rotto da decenni. Film ridicolo.


  • Davide Nanni

    l’unica cosa di ideologico è questa recensione, fatta evidentemente da chi conosce né la Storia né il Valore di tanti nostri Soldati Italiani.


  • Adriano

    Non ho visto il film, che a questo punto credo non vedrò mai tali e tanti sono gli spoiler contenuti nella recensione, ma non concordo in nulla con quanto scritto, che mi sembra il solito interessato tentativo di gettare fango su qualsiasi cosa, a priori. E lo dice uno che non è di destra né, tantomeno, fascista o nostalgico. A volte a questi compagni verrebbe proprio voglia di dare una bella pacca sulla spalla e dire: “ma fatti una vita!” 😀 saluti


  • Antonio

    La mirabile recensione del film mi ha convinto sulla necessità di andarlo a vedere. Grazie e cordiali saluti


  • Enzo

    concordo con la recensione, è un film revanscista che abusa dei luoghi comuni sugli italioti. non c’è bisogno di film sulla guerra in questo momento storico né di sponsorizzare e promuovere del becero sciovinismo. è un film furbo che strizza l’occhio al momento storico che attraversiamo. mi stupisco e mi dispiaccio che favino si sia prestato al gioco.


  • Claudio

    Ho visto il film. Concordo appieno con la recensione tranne sull’appunto finale sui salvataggi in mare. In quanto a numeri è vero il contrario.


  • Mario Visco

    Ho letto diverse recensioni dello stesso tenore.
    tuttavia, se si analizza ciò che è oggettivo, bisognerebbe raccontare tutte le premesse, incluse quelle che riguardano la genesi di questo film.
    Si era infatti nel periodo pre-Covid quando i titoli dei giornali e l’attività politica erano imperniati in gran parte sulla tragedia dei migranti.
    Dunque il messaggio lanciato come un SOS era: in mare si salvano tutti gli uomini. Un indirizzo affatto di regime visto che chi oggi governa era all’opposizione con posizioni certo non favorevoli alle ONG.
    Altra premessa riguarda il fatto storico principale: il cargo belga era già un cargo militare, nonostante il Belgio uscì dalla neutralità pochi giorni dopo, tant’è che ingaggiò battaglia col Cappellini per difendere il proprio carico diretto agli alleati.
    La storia è ovviamente romanzata e mi pare tratti dei logotipi italici non come effetto, ovvero quale giustificante sciovinista ma come causa di ciò che muove ogni guerra tra esseri umani: il radicamento ideologico. Come se dicesse proprio l’opposto di quel che la recensione vuol sostenere: attenti al luogo comune perché nasconde le false certezze di cui ogni ideologia totalitaria si nutre.
    L’aspetto “gastronomico” col superamento della sconfinata varietà culturale e identitaria italiana, spiazzata davanti a una patata fritta condivisa, dice anche che nessun popolo può dirsi detentore della bontà e dunque della bellezza (bonum, bonolum, bellum) ma che proprio la condivisione dell’essenziale (stilizzato nel cibo, anche il più povero: un cristiano direbbe “la comunione” ) sta il primo passo per restare umani nonostante le premesse nefaste di un incontro.
    La stessa accusa di maschilismo mi pare gratuita: gli uomini fanno le guerre, le donne le subiscono: questo è il messaggio dell’incipit in cui le voci femminili sono protagoniste come nel Coro delle Troiane di Euripide.
    Ecco, credo sia utile allargare il campo, lasciando da parte la propria visione del mondo e delle cose e interrogare la domanda che sta al fondo di una scelta, che oggi più che mai è costretta a navigare sulla superficie del giudizio sommario (la navigazione allo scoperto): si può restare umani nonostante tutto?
    La risposta è sì. E la critica all’incipit sulla frase dello skipper russo salvato da un equipaggio ucraino davanti alle coste cilene dice proprio questo: in mare (nella vita) il braccio dell’uomo può essere per un altro uomo la misura della distanza. O della salvezza.
    Con gratitudine per aver voluto provocare un dibattito.


  • Massimo

    Si può essere d’accordo con tale recensione dove si tiene a far rilevare come si tratti in realtà di un film dai contenuti ideologici. Il legittimo dubbio che sorge è se anche detta recensione parta da una motivazione ideologica.


    • Redazione Contropiano

      La critica di una ideologia non presuppone un’altra ideologia. Se non nel senso limitato – politico – che ogni pronunciamento rivela. Insomma, la recensione critica l’abile “svalutazione criminale” del fascismo tramite l’utilizzo del “buonismo” (alla fine “italiani brava gente”). La realtà storica è stata ben altra.
      E’ piuttosto infantile dire che la critica di un’ideologia è a sua volta un’ideologia. Sembrano quelle liti in cui uno dice “scemo” all’altro e quello gli risponde “no tu”


  • Daniele

    dico solo due cose:1) la storia di cui trattasi era già stata narrata in un film di 40/50 anni fa
    (di cui non ricordo il titolo) quindi in “tempi non sospetti.” e senza il clamore che attribuisce al film Comandante.2)la ricostruzione del Cappellini e’ iniziata (per girare il film) nel 2020, quando al governo non c era la destra-centro. Pertanto con questa recensione mi pare che si voglia sfruttare l ennesima occasione per far rivivere un’idea nostalgica di cui nemmeno la maggior parte di chi vota a destra sente la mancanza e soprattutto la necessita’.


  • Ta

    L’ennesima ca**ata (con la duplice aggravante dell’«italiani brava gente» e del «fascista buono») sfornata da un cinema, quello italiano, che da anni ormai sforna quasi solo ca**ate.


  • Sabina

    Con una sola azione, sia pure altamente meritoria, non si può né sperare né pretendere che si dimentichi che comunque si sta dalla parte sbagliata; Todaro, valoroso milite italiano, era un fascista alleato dei nazisti; faceva comunque parte di quelli che sono andati a perpetrare atrocità terribili in Etiopia e in Albania, che hanno vessato le popolazioni dei territori dei Balcani, che sapevano e tuttavia fingevano di non sapere dei campi di sterminio dei loro amici nazisti, che erano alleati di un certo Franco, dittatore di Spagna, non proprio un illuminato. E che dire del loro nume ispiratore e venerato, che tante cose belle ha fatto, ma ahimè per colpa del fato avverso è stato malamente consigliato, e ha trascinato l’Italia in una gloriosissima guerra? Massi’, italiani brava gente, come gli Ucraini dell’epoca, poverini, che aiutavano i tedeschi nazisti ad ammazzare gli ebrei loro conterranei!!!


  • Lino

    Bel film. Ideologico orientato a desrra? A me non sembra. Un film patriottico? Un po’ sì, e meno male! Nello sfasciume morale in cui siamo stati precipitati da ideologie di vario genere un po’ di sano patriottismo non guasta. Ai rosiconi sinistri suggerisco di prendere un bel maalox. Statene sicuri: vi farà bene.


  • Maria Antonietta Capestrani

    I film troppo contestati hanno delle verità scomode e per questo danno fastidio come danno fastidio le persone che lo sottolineano. Al film ” Il comandante” sta accadendo quello che é accaduto e continua ad accadere al film Sound of freedom che in Italia non arriverà.


  • Marco Cortellessa

    Una interpretazione politologa e fallace di un bellissimo film molto emozionante. si dovrebbe conoscere bene De Angelis e la sua filmografia prima di etichettarlo come film che respira l’aria che è in giro.Il progetto nasce diversi anni fa , quando il quadro politico italiano era diverso da quello di oggi.Non e’ un film che assolve il fascismo, assolutamente, ma che punta l’attenzione sui salvataggi in mare, che pure in guerra, pure comandanti fascisti potevano fare correndo enormi rischi. Un chiaro messaggio a Salvini e company…


  • Renato

    Ho visto il film per caso. Volevo vedere la Cortellesi ma la sala del suo film era esaurita ed ho virato su Comandante. Il messaggio, chiarissimo, è che la legge del mare prevale su quella di guerra. Todaro disse che il ferro lo affondava, gli uomini, potendo, li salvava. Ed è storia che lo abbia fatto nell’occasione narrata ed anche almeno in un altro caso. Risulta che i belgi siano andati a trovare la vedova per 30 anni. Un punto di vista non anglosassone su episodi bellici che merita le due ore del film. Vedere il fascismo ovunque, come i due belgi presi giustamente a schiaffi (anche lì con una clemenza non comune, sarebbe stato lecito lasciarli in acqua), ha un che di patologico.


  • paolo

    nessuno cita il “siano maledetti” finale rivolto a chiunque abbandoni i naufraghi
    e poi cosa devo dire: l’elenco infinito di piatti italiani recitato dalla voce del cuoco sui titoli di coda mi ha commosso oltre che avermi messo una gran fame


  • Aulo

    Non capisco, nei vari commenti, il perché di cercare ad ogni costo una ideologia politica finalizzata ad rappresentare il teatrino politico dell’ oggi.
    Curiamo la parte storica di ciò che accade allora, un moto di umanità chiunque e per fortuna può svilupparlo.
    Non importa da quale parte sia, l’ importante che venga compiuto.
    Smettiamola di dare etichette a tutto, studiamo la storia per quello che è stata, non dipende da noi colpevolizzare o rendere innocente la storia, tanto meno le persone.
    Le persone avranno già viaggiato con tutte le loro paure per quanto avranno fatto, sia nel bene che nel male, non spetta a noi giudicare, a noi spetta sapere, sperando da tutte le testimonianze della storia, anche quella più recente e “moderna” che non si ripeta si stessa…ma temo sia la cosa e il compito più difficile del essere umano.


    • Redazione Contropiano

      “A noi spetta sapere”, certo… Altrimenti si dicono sciocchezze.
      Ma se non vogliamo che “si ripeta la stessa cosa” bisogna giudicare.
      E quindi mettersi in gioco, parteggiare, rischiare…


  • Francesco Del Cogliano

    Non ho visto nessuna impronta trionfalista o nazionalista nel film.
    Nessuna esaltazione bellica, il sommergibile è infatti definito come un enorme pesce di ferro che ingoia ragazzi poco più che adolescenti che molto probabilmente non torneranno a casa.
    Nelle sue riflessioni, il Todaro cinematografico pone in risalto la paura di quei ragazzi, c’è poco di eroico.
    Avrà anche fatto base nella Francia occupata, fino al 1943 eravamo purtroppo alleati con i nazisti, ma ciò non può cancellare l’atto di umanità e di coraggio .


  • Simone Guatelli

    Nel 2023 ancora non si può vedere un film senza arrivare al fascismo e all’antifascismo e senza litigare con commenti da stadio….che schifo di.paese….non meritiamo italiani come Todaro


  • Romualdo Errico

    Chi scrive del Comandante Todaro appartenente alla X Mas, senza specificare quale, evidentemente non conosce la storia o non vorrei pensare a male . La marina militare italiana era monarchica per tradizione (come l’esercito) al contrario della “fascistissima” aeronautica (creatura dei Balbo ecc.).e la fondazione della X Mas avviene grazie all’iniziativa di ufficiali di marina. Solo dopo l’8 settembre 43 la originaria X Mas si scioglie per confluire con gli alleati a sud o con i tedeschi a nord dove riprende il nome di Decima Mas con Valerio Borghese ed è solo questa la Decima fascista ma, piccolo particolare, Todaro era già morto prima dell’8 settembre! Come poteva essere nella X Mas di Borghese???


  • Moreno

    ho visto il film e mi è piaciuto. Ben recitato con tempi e dialoghi fluenti.Una storia tratta da un fatto accaduto e non un documentario. il cinema è finzione e tra messaggi che ha voluto trasmettere questo film ho letto l’importanza della centralità dell’umano rispetto alle regole degli Stati La legge del mare più importante delle leggi della guerra


  • Giampaolo Lupato

    Ho visto il film.
    Bello veramente.
    Con un messaggio profondo.
    I naufraghi o chi chiede soccorso vanno sempre aiutati. Sempre.


  • Claudia Sudano

    Un bel film. Se è contenuto un “fervore patriottico” ben venga in un paese che non fa altro che piangersi addosso ed numerare continuamente peccati venuali e mortali dell Italia. Fascismo? Può darsi, ma dobbiamo contestualizzare storicamente tutta la storia. Il messaggio che invece mi pare al centro del l’intreccio è un valore universale, che ha precisi riferimenti alle migrazioni:rimaniamo umani, mettiamo la persona al centro, anche se è un nemico, anche se è scomodo e difficile.


  • matteo

    Un film esteticamente ben fatto (contrariamente al 90% della robaccia italiana che esce di solito), costato parecchio per gli standard del nostro cinema ma che ripaga lo spettatore anche grazie ad un P. Favino ottimo come al solito. Per quanto riguarda la sceneggiatura direi che il film è ben calibrato, nel senso che mentre da una parte offre la sponda ad un certo virilismo militarista caro alla destra, dall’altro lancia un messaggio importante relativo ai salvataggi in mare con un evidente riferimento all’attualità. Non lo vedo come un manifesto ideologico di questo governo becero ecco. In generale comunque rimane un film contro la guerra, su giovani che vengono mandati al macello senza troppi complimenti Peccato solo per un finale macchiato da quell’ “italiani brava gente” e dal mandolino suonato dal cuciniere. Ma una volta che esce un film italiano degno di nota non possiamo lamentarcene, anzi il fatto che abbia suscitato un dibattito è una cosa positiva rispetto a monnezza che viene consumata e digerita senza lasciare tracce.

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