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Gaza. Stop the Genocide. Gli artisti denunciano “l’ateismo del genocidio”

Introduzione al Catalogo della Mostra “Stop the Genocide“, che sarà inaugurata sabato 7 settembre a Santa Maria Capua Vetere (Caserta).

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L’odio è una pulsione non negoziabile, è una disfunzione della politica e della storia che si nutre della disaffezione dell’individuo, intesa come negazione del corpo sociale, che si sustanzia nell’indifferenza accumulata nella società occidentale del terzo millennio.

È la passione inconsistente che nasce dalla scomparsa dell’oggetto stesso dell’odio: l’umanità. La costruzione del Genocidio sionista esiste proprio su questo assioma: la negazione dell’appartenenza del popolo palestinese; alla terra, al corpo sociale, all’orizzonte stesso degli eventi.

Né lutto, né compassione, è esattamente l’atteggiamento atarassico che il mondo occidentale ha di fronte alle immagini della tragedia di Gaza, è la collisione sentimentale in cui il dolore, l’orrore e la pietà si polverizzano sullo schermo di un monitor televisivo semplicemente negando.

Questa società malata si fonda, in definitiva, sul rigetto della verità, sulla negazione del dolore, sulla non aggregazione etica e morale di fronte alla visione del Male che viene dalle azioni sioniste in Palestina.

Viviamo una funzione sociale innervata dalla follia in cui i nostri occhi non sono più connessi alle funzioni sensoriali; la visione dei corpi smembrati di Gaza ci lasciano indifferenti come se l’immagine fosse solo un prodotto tecnologico fatto di aggregazione casuale di pixel.

Nella logica del neoliberismo statunitense e sionista (poi ripresa dalle nazioni europee) il popolo palestinese diventa un elemento sacrificabile sull’altare del profitto, della guerra per l’energia, per la conservazione del mondo unipolare a direzione statunitense sionista; non esiste più il valore della vita umana, i diritti di un popolo oppresso ed espropriato di tutto da 75 anni, conta solo la lotta per una supremazia sanguinaria di una visione di potere nel mondo e di una pazzia messianica che attraversa l’intera società israeliana.

Il massacro è svelato dallo stesso strumento che questo oscuro potere ha messo in atto per il controllo: il web. È la distruzione infernale dei valori umani, quello primario della vita stessa del popolo palestinese, quello altrettanto fondamentale del diritto della nazione di esistere sulla propria terra.

E l’idea centrale che governa l’accumulo di potere concentrato nelle mani delle élite occidentali, i veri mandanti del genocidio, è l’appropriazione indebita di tutto ciò che non appartiene direttamente alla sfera del controllo. Tutto è sacrificabile, tutto si può distruggere nelle logiche del corrotto potere sionista, la longa manus del sionismo finanziario e politico statunitense.

Tutto è programmato, nulla è lasciato al caso; dalla occupazione dei territori della West Bank alla creazione della enorme prigione a cielo aperto che è Gaza, allo sterminio sistematico e scientifico (come fu per la Nakba) del popolo, fino alla creazione di una deriva di follia assolute, la pretesa dello sterminio in nome di un dio a cui gli stessi Netanyahu, Gallant, Gvir, Smotrich fingono di credere. È l’ateismo del Genocidio.

Dall’altro lato quello che per la sociologia delle comunicazioni di massa occidentale viene considerata la “variabile impazzita”, ovvero la resistenza della nazione palestinese, mette in discussione il meccanismo criminale perfetto quello che alla eliminazione fisica degli abitanti di Gaza associa una guerra mediatica mai così falsificatrice nella storia umana.

I palestinesi debbono sparire, non solo fisicamente ma anche nella comunicazione che avviluppa l’intero pianeta. Mai il potere statunitense sionista si era spinto così avanti, neppure la Germania nazista di Hitler e Goebbels era arrivata a tanto; negare, falsificare, nascondere. Ma Gaza resiste, l’intera Palestina resiste e combatte la battaglia per il mondo libero.

I popoli del mondo cominciano a mettere in discussione le loro élite politiche e si ribellano al controllo mediatico sabotandolo  edusando tutti i mezzi possibili; Gaza non è sola, Gaza è nelle piazze delle città del mondo, è nel web, nelle isole liberate della cultura e del sapere non omologato.

L’arte visuale, la musica, la scrittura e tutte le forme possibili di conoscenza diventano empatiche e rilanciano il grido: From the river to the sea Palestine will be free.

Per questo, per la nostra libertà, perché l’anima del mondo non scompaia, l’arte si muove, recupera il suo vero senso, quello di essere detonatore della Bellezza che viene dal Bene, ricorda di essere nata per il cuore degli esseri umani e non per essere svenduta ad un’asta.

Michele Attianese, Antonio Biasiucci, Francesca Cimmino, Giuseppe Di Guida, Lucio DDT Art, Damiano Errico, Angelo Farina, Sergio Gioielli, Federica Limongelli, Pietro Maietta, Miltos Manetas, Salvatore Manzi, Silvia Marzoli, Luigi Piccirillo, Simon Reilly, Sonia Riccio, Antonello Segretario, Milena Sgambato, Massimo Sgroi, Michele Stanzione, Angelo Volpe. Noi siamo Gazawi, noi siamo con i nostri fratelli palestinesi. Stop the Genocide.

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