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Libia: si combatte dentro Ras Lanuf, per gli Usa “vincerà Gheddafi”

Le fedeli a Gheddafi sono entrate via mare nel porto petrolifero di Ras Lanuf e hanno ingaggiato scontri con le forze ribelli per il controllo della città.

Un combattente ribelle sul posto, contattato al telefono dall’agenzia Ansa, afferma che in città sono arrivati «almeno 150 uomini e tre carri armati» delle forze militari governative.

Le truppe governative sono sbarcate vicino l’hotel Fadeel di Ras Lanuf, dove scontri sarebbero in corso.

Ancora più a est a Brega, dove le forze ribelli continuano ad arretrare. Ben Jawad veniva data ieri per conquistata dai ribelli, ma oggi la situazione lì è sconosciuta a tutti.

Sul piano politico invece gli insoerti incassano oggi l’appoggio della Francia, che ha annunciato – forse prematuramente – il riconoscimento del Consiglio transitorio come «rappresentante legittimo del popolo libico».

L’agenzia Ansa parla di «almeno tre bombe, a distanza di qualche decina di minuti l’una dall’altra, dall’aviazione di Gheddafi vicino alle postazioni dei ribelli». Nonché colpi di artiglieria su un’area limitrofa alla cittadina di Brega, vicino a un deposito di munizioni. Sulla strada per Bengasi, la stessa agenzia vede gli insorti sembrano prepararsi al peggio. Anche perché gli insorti appaiono molto disorganizzati, nervosi, privi di un comando autorevole o alemno unificato.

Tutte osservazioni dirette che confortano la tesi sostenuta da più parti – e anche dal nostro giornale – nei giorni scorsi: quella in Libia non è un’insurrezione popolare, ma una guerra civile fondata su antiche divisioni tribali, che il Colonnello – in oltre 40 anni di governo – non è riuscito ad appianare. O che ha forse persino accentuato.

Confermata invece da altre agenzie internazionali – come France Presse – la caduta della città di Zawiya a favore di Gheddafi. La città costiera, a 40 chilometri dalla capitale, era considerata fino a ieri il bastione degli insorti più vicino a Tripoli, da giorni teatro di violenti combattimenti e bombardamenti tra ribelli e forze governative.

La comunità internazionale discute sull’opportunità di una no-fly zone per impedire il sorvolo della Libia all’aviazione di Gheddafi, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy ha deeciso di proporre all’Unione europea «bombardamenti aerei mirati». Ma gli Stati Uniti temono, come ha detto anche il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, «conseguenze imprevedibili» da un’azione unilaterale dell’Occidente.

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