I repubblicani rilanciano e aumentano la pressione su Barack Obama. Le negoziazioni per l’aumento del tetto del debito vanno avanti ma l’impasse resta, con un nuovo incontro in programma anche oggi.
Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, alza i toni e propone un piano che addossa la responsabilità dell’aumento del tetto del debito sul presidente: il Congresso – secondo la proposta di McConnell – darà a Obama l’autorità per alzare il limite legale del debito in tre tranche, per un ammontare di 2.400 miliardi di dollari. Obama dovrà chiedere al Congresso di poter alzare il debito in ogni fase e il Congresso potrà bocciare le richieste: in quel caso, Obama dovrebbe decidere se opporre o meno il proprio veto sulla decisione del Congresso.
La casa Bianca respinge la proposta: «il presidente ritiene che dobbiamo concentrarci sull’occasione che abbiamo per una riduzione importante ed equilibrata del deficit». L’aumento del tetto del debito «non è un problemo repubblicano o democratico. È un problema nazionale che deve essere risolto. Non bisogna aspettare fino all’ultimo momento per risolvere un problema così importante per l’economia americana e mondiale», afferma Obama replicando allo speaker della camera, John Boehner, secondo il quale l’aumento del tetto del debito è «un problema di Obama».
Le chance di un accordo su un piano ampio, quello da 4.000 miliardi di dollari per il quale Obama spinge, si riducono. Il segretario al Tesoro, Timothy Geithner e le aziende americane premono per una soluzione.
La Fed avverte: un mancato aumento del tetto del debito metterebbe a rischio la stabilità in un ‘economia già debole, che potrebbe accusare «significative» tensioni dalla crisi del debito europea. La banca centrale è peraltro al suo interno su se e come sostenere l’economia qualora continuasse a essere debole: alcuni membri del Fomc ritengono che la Fed, «a seconda dell’evoluzione delle condizioni economiche», potrebbe «considerare ulteriori stimoli monetari». Altri ritengono che l’aumento dei rischi di inflazione mostri come le condizioni economiche si stiano evolvendo a garantire un ritiro prima del previsto dell’accomodante politica monetaria.
«Il tetto del debito sarà alzato, il default non è un’opzione», evidenzia Geithner.
A fare pressing sono anche le aziende americane che scrivono a Obama e ai leader del Congresso chiedendo di mettere da parte la politica e di agire nell’interesse degli Stati Uniti per evitare il default.
Il piano di Obama prevede tagli alla difesa e alla sanità. Alcuni democratici al Congresso stanno premendo per una stretta delle regole sui paradisi fiscali che consentono a hedge fund, trader e aziende di evitare di pagare le tasse.
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