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Obama, un presidente tutto chiacchiere e distintivo

Però fa impressione lo stesso. Se qualcuno nella sinistra italiana dicesse cose simili verrebbe tacciato di intelligenza con il berlusconismo (versione Pd-exPci), di incomprensione del dato simbolico (versante post-mderno), o semplicemente di estremismo.

E bisogna ammettere anche che questo Obama somiglia sempre più al peggior Pd di sempre: quello che “non bisogna far nulla che dia fastidio all’avversario”. Che naturalmente non adotta affatto la stessa tattica. Destino segnato, dunque. Lo sappiamo bene noi disgraziati abitanti di questo paese.

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L’ultima marcia indietro di Obama (sulla normativa anti-ozono) è un errore politico ed economico

di Paul Krugman


Sto cercando di non pensare all’ultima marcia indietro di Obama, sulla normativa anti-ozono: queste ritirate continue sono uno spettacolo penoso. Se posso dire la mia opinione, sono anche dannose politicamente. I consiglieri politici di Obama sembrano ritenere che la strada per la vittoria consista nel non fare nulla che li possa esporre agli attacchi dei Repubblicani, ma i Repubblicani dipingeranno Obama come un socialista ammazza-occupazione qualunque cosa faccia.

Un altro effetto di questi voltafaccia è quello di rafforzare la percezione di un presidente senza spina dorsale, che racconta balle, che non prende posizioni nette su nulla. Ma lasciamo perdere e parliamo di economia, perché la decisione sull’ozono è un chiaro errore anche sotto questo profilo. Come alcuni di noi si sforzano ostinatamente di far notare, gli Stati Uniti sono invischiati in una trappola della liquidità: la spesa privata non basta a garantire la piena occupazione, e con tassi di interesse a breve termine prossimi allo zero gli spazi per una politica monetaria convenzionale si sono esauriti.

Ci ritroviamo in un mondo a rovescio, dove le consuete regole dell’economia non valgono più. La parsimonia produce minori investimenti, le riduzioni salariali fanno scendere l’occupazione, perfino l’incremento della produttività può avere effetti negativi. E l’errore delle finestre rotte non è più tale: qualcosa che costringa le aziende a sostituire il capitale, anche se apparentemente le impoverisce, può stimolare la spesa e far crescere l’occupazione. In effetti, in assenza di politiche efficaci dall’alto, è così che alla fine riparte un’economia: come ha scritto John Maynard Keynes nella sua Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, una recessione va avanti finché «una carenza di capitale in seguito all’uso, al logorio e all’invecchiamento» spinge le aziende a ricominciare a spendere per sostituire gli impianti e le attrezzature.

Ecco perché, quindi, l’introduzione di norme più rigorose sull’ozono avrebbe finito per creare occupazione: perché avrebbe costretto le aziende a spendere per aggiornare o sostituire le attrezzature e quindi avrebbe contribuito a potenziare la domanda. Certo, avrebbe avuto un costo, ma è proprio questo il punto! E dato che le grandi aziende sono piene di liquidità inutilizzata, il denaro speso non avrebbe penalizzato in modo rilevante la spesa per altri tipi di investimenti.

Più in generale, se l’obiettivo è quello di favorire gli investimenti per l’ambiente – cose che vale la pena fare anche in tempi di abbondanza – è difficile pensare a un’occasione migliore per farlo di un momento in cui le risorse necessarie per effettuare questi investimenti resterebbero inutilizzate. La conclusione è che ci troviamo di fronte a una decisione pessima sotto tutti i punti di vista. Vi stupisce?
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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