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Rivolta del Politecnico: Atene in piazza contro tagli e nuovo fascismo

La polizia ha esploso alcuni candelotti lacrimogeni ed ha usato granate stordenti per cercare di disperdere un gruppo di giovani incappucciati che stava lanciando bottiglie molotov e pietre davanti al Parlamento, in piazza Syntagma, al margine della grande manifestazione che ha sfilato nel centro di Atene per celebrare il 38mo anniversario della rivolta del Politecnico.
Gran parte della manifestazione, comunque, è andata avanti senza grandi problemi e la testa ha raggiunto l’enorme edificio che ospita la rappresentanza diplomatica statunitense, come da tradizione. Nonostante il carattere fondamentalmente pacifico della manifestazione la Polizia aveva comunque già fermato, nel corso del pomeriggio, ben 25 persone «per motivi precauzionali» come ha riferito alla Tv privata Skai un portavoce del ministero degli interni. 
Poi in serata, dopo l’inizio degli scontri davanti al Parlamento e in alcune zone continue al corteo i fermi sono saliti addirittura a 80 e si contano finora anche 11 arresti.
Un corteo composto da decine di migliaia di persone, per lo più studenti e lavoratori, ma anche casalinghe e pensionati – 50 mila manifestanti per la Polizia, molte di più per gli organizzatori – è partito intorno alle 15.30 dal piazzale antistante l’ingresso del Politecnico di Atene per celebrare l’anniversario della insurrezione universitaria del 17 novembre del 1973 contro la Giunta fascista dei colonnelli ed il massacro (gli studenti e i lavoratori uccisi furono una quarantina, affermano alcune fonti, per altre il bilancio fu più grave) che aprì la porta al ripristino della democrazia parlamentare in Grecia e alla fine del regime militare.
Alla testa del corteo, come ogni anno, sventolava la grande bandiera greca macchiata dal sangue degli studenti dell’ateneo caduti durante la repressione di Polizia e militari, mentre i manifestanti scandivano slogan contro l’Ue ed il Fondo Monetario Internazionale e contro il governo. Sindacati, organizzazioni della sinistra radicale e studentesca avevano avvertito che quest’anno la consueta manifestazione avrebbe assunto un carattere diverso dal solito. Un avvertimento di massa al nuovo premier, l’uomo della BCE Lucas Papademos.
Lo slogan più gridato è stato lo stesso che gli studenti gridavano nel 1973 contro l’allora giunta militare: “Psomi, paideia, Eleftheria”, ossia «Pane, istruzione, libertà». 
“Oggi – spiega Thodoris Kotsadis, studente di ingegneria elettrica – quel motto resta rilevante perché pane in Grecia significa salari e pensioni. Le entrate dei greci sono state drasticamente ridotte con la cancellazione di accordi collettivi sul lavoro che garantivano uno standard minimo di vita. E oggi stanno cercando di far passare un’altra legge sulle pensioni, così le nuove generazioni non ne percepiranno mai una”.
Il corteo, ingrossandosi durante il percorso, si è diretto all’ambasciata degli Stati Uniti, per denunciare il fatto che Washington sostenne apertamente la dittatura fascista fin dal 1967. Le strade sono state letteralmente occupate fin dall’altro ieri da circa 7.000 poliziotti in assetto anti-sommossa nel timore che si ripetessero, come ogni anno, scontri tra i settori più radicali del movimento di protesta e le forze di sicurezza.
Tutti gli anni, il 17 novembre ad Atene è una giornata di fuoco e proprio nel timore che quest’anno le celebrazioni fossero più violente a causa della crisi economica e del fatto che per la prima volta dal ritorno della democrazia un partito di estrema destra (il Laos) partecipa al governo, le autorità hanno disposto misure di sicurezza eccezionali. Tra queste la mobilitazione di 15 magistrati in servizio 24 ore su 24 per interrogare, ed in caso rinviare a giudizio per direttissima, i manifestanti fermati dalla polizia. A parte l’enorme numero di fermi, per lo più ‘preventivi’ di manifestanti considerati pericolosi, e a parte gli sporadici e fugaci scontri davanti al Parlamento, paradossalmente la manifestazione di oggi è stata la più tranquilla degli ultimi anni.
Dimostrazioni analoghe, con la partecipazione di migliaia di persone, si sono svolte anche a Salonicco e in altre città della Grecia.

 

Di seguito una ricostruzione di quanto accadde 38 anni fa in una scheda curata da InfoAut  

Il 14 novembre del 1973 gli studenti del politecnico di Atene entrarono in sciopero e occuparono contro il regime fascista dei colonnelli sostenuto dagli americani.
L’occupazione seguiva di alcuni mesi (febbraio 1973) lo sciopero degli studenti di legge che avevano occupato la loro facoltà ed erano stati brutalmente sgomberati dalla polizia e dall’esercito.
L’occupazione colse impreparato l’apparato repressivo del regime che non riuscì ad intervenire immediatamente anche grazie, e soprattutto, alla solidarietà che gli studenti ottennero; infatti, da subito, migliaia di lavoratori, studenti medi e universitari di altre facoltà accorsero al politecnico occupato.
Durante le giornate del 14 del 15 e del 16 continuarono a susseguirsi assemblee, iniziative, venne attivata una stazione radio clandestina che trasmetteva in tutta la zona di Atene, vennero barricati gli ingressi dell’università.
Contemporaneamente il regime impose la legge marziale e sospese la fornitura di energia elettrica a tutta la città (eccetto il politecnico che era dotato di generatori di emergenza subito messi in funzione dalgli studenti). Queste prime risposte non riuscirono tuttavia a spegnere la protesta che anzi crebbe di intensità e partecipazione tanto da spingere il governo a far circondare dall’esercito Exarchia e il Politecnico in modo da fermare l’afflusso di gente.
Alle 3 del mattino del 17 novembre un carro armato sfondò l’ingresso principale del politecnico facendo entrare i soldati nel cortile che trovarono gli studenti determinati a non cedere in alcun modo. All’interno dell’università la repressione fu brutale, arrivando fino a giustiziare con un colpo di pistola alla nuca uno studente, Michael Mirogiannis, di 19 anni,  dopo che era stato arrestato.
Contemporaneamente allo sgombero, trasmesso in diretta dalla radio del politecnico, gli studenti e gli operai attacarono l’esercito nel resto della città, le barricate si moltiplicarono, in molti zone della città le forze repressive furono messe in seria difficoltà.
La risposta del governo fu anche in questo caso estremamente brutale, furono 42 i morti durante lo sgombero e i successivi scontri (tra cui anche un bambino di 5 anni ucciso da un colpo di fucile di un soldato durante i rastrellamenti di un quartiere popolare di Atene) e centinaia i feriti.

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