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Ungheria: Orban arresta gli oppositori e chiude una radio. Guerra con Fmi e Ue

E’ stato rilasciato solo nel pomeriggio di oggi l’ex premier socialista ungherese, Ferenc Gyurcsany, arrestato questa mattina assieme ad altri 8 deputati dell’opposizione durante una manifestazione di protesta davanti al parlamento di Budapest. Tra i fermati c’è anche il segretario del partito socialista, Attila Mesterhazy. Tutti portati via di peso dai poliziotti in assetto antisommossa mentre partecipavano a una manifestazione dei colleghi del Partito Liberale Ecologista (Lmp) che si erano incatenati ai cancelli del parlamento per protestare contro il governo del primo ministro Viktor Orban, esponente della destra populista, accusato di voler smantellare il sistema democratico. Forte dell’ampia maggioranza in parlamento, Orban intende far approvare una riforma elettorale e una nuova legge sulla Banca Centrale che, secondo l’opposizione, ne minerebbe l’indipendenza.

Ieri migliaia di persone avevano manifestato nella capitale ungherese Budapest contro la chiusura forzata di una radio nota per le sue posizioni critiche nei confronti del governo. Alla manifestazione di fronte alla sede della Radio pubblica ungherese hanno partecipato non solo i sostenitori della radio Klubradio – alla quale la scorsa settimana è stato tolto il diritto all’uso delle frequenza dal Consiglio di controllo dei media istituito con la famigerata «legge bavaglio» fatta approvare dal governo di Viktor Orban – ma anche di un gruppo di giornalisti dell’emittente di stato che stanno conducendo uno sciopero della fame contro gli attacchi alla libertà di stampa. «Tutti i democratici, a prescindere della loro appartenenza politica, devono dire no quanto il potere cerca di mettere a tacere, con qualsiasi pretesto, i media che non gli sono graditi», ha detto Balazas Navarro Nagy, leader del sindacato degli addetti al settore televisivo.

Tutto questo mentre l’Ungheria sta andando a tappe forzate verso una crisi finanziaria senza precedenti. Dopo Standard & Poor’s anche l’agenzia di rating Fitch ha deciso di declassare l’Ungheria dopo il declassamento di Moody’s la settimana scorsa. Tra l’altro a causa di una controversia fra l’esecutivo Orban e la Commissione europea resta sospesa la questione di un nuovo finanziamento da parte di Fmi e Bruxelles, che ha intimato il governo magiaro, senza successo, di ritirare una proposta di legge sulla Banca centrale ungherese che ne minerebbe l’indipendenza. Il governo invece intende far approvare lo stesso la legge controversa il 27 o 28 dicembre, in seduta straordinaria, anche se applicando alcune delle modifiche richieste dalla Bce e dalla Commissione stessa. Ci sono anche altri controversi fra Budapest e Fmi che ha interrotto le trattative la settimana scorsa nella capitale magiara. La nazionalizzazione del patrimonio dei fondi pensione privati e la proposta di legge di stabilità che intende blindare l’imposta sui redditi ad aliquota unica (un cavallo di battaglia del governo Orban) hanno provocato anche critiche da parte del Fmi. Il cambio della moneta nazionale, il fiorino oggi è calato, sotto 308 contro un euro, e il CDS (un sovraprezzo per i titoli ungheresi) è aumentato a Londra. Uno scenario che qualche malizioso potrebbe equiparare a quello italiano pre-Monti e che anche a Budapest potrebbe segnare la fine del leader della destra populista.

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