Procede a tappe forzate il governo di Mariano Rajoy, che venerdì prevede di varare la più importante delle cosiddette riforme promesse – o meglio, minacciate – dopo la netta vittoria alle elezioni del 20 novembre: quella del mercato del lavoro. Il ministro del lavoro Fatima Baez ha confermato ieri che il provvedimento sarà adottato dal prossimo consiglio dei ministri. Il premier e i suoi ministri continuano a mantenere un riserbo quasi completo sull’entità delle misure che adotterà, come durante la campagna elettorale. E’ meglio che gli spagnoli non sappiano di quale morte dovranno morire fino all’ultimo momento. Poche le indicazioni filtrate finora. Ma non è difficile prevedere su cosa si concentrerà il provvedimento viste le richieste esplicite da parte di Ue, Bce e Fmi: abbassare il costo del lavoro, aumentare flessibilità e precarietà, rendere più facili i licenziamenti, tagliare i sussidi di disoccupazione, sforbiciare ancora i trasferimenti alle autonomie locali, alla sanità e all’istruzione. Appena insediato, alla vigilia di Natale, ha varato già una manovra da 15 miliardi incentrata su un aumenta dell’Irpef.
Rajoy punta a promuovere un contratto con una indennità di licenziamento di 33 giorni per anno di lavoro, contro gli attuali 45, e a facilitare ed estendere quelli che vengono definiti i licenziamenti ‘low cost’ per le imprese. Non che in Spagna licenziare sia difficile, e non necessariamente se i conti delle imprese vanno male. A Madrid non esiste nulla di simile all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il governo punta anche all’introduzione dei cosiddetti ‘mini-jobs’ sul modello tedesco (un paese a caso!) cioè contratti a tempo determinato e per poche ore a settimana, per un massimo di circa 400 euro di retribuzione al mese. Il presidente della Confindustria spagnola Juan Rosell si frega le mani e non sta più nella pelle. Previsti anche incentivi e sgravi alle imprese e a quei lavoratori che decidano di rimanere al lavoro nonostante il raggiungimento dell’età pensionabile. Nel Partido Popular, secondo El Pais (quotidiano vicino ai socialisti) ci sarebbe un’aspra discussione tra le due anime: quella ‘sociale’ guidata dal ministro delle Finanze Cristobal Montoro vuole evitare una spaccatura con i sindacati di cui non sembra preoccuparsi invece troppo quella liberista che fa capo al ministro dell’Economia Luis de Guindos e che privilegia il rapporto con i mercati e i poteri forti europei. Come il paese accoglierà le misure ultraliberiste e i tagli ulteriori all’assistenza sociale non è ancora chiaro. La situazione è drammatica già dai tempi di Zapatero: lo Stato Spagnolo conta più di 5,3 milioni di disoccupati (il 23% del totale, il 50% tra i giovani con meno di 25 anni) e milioni di precari. Come in Italia il governo e i media amici promettono che rendere più facili i licenziamenti e cancellare diritti e tutele darà una scossa al mercato del lavoro e faciliterà l’ingresso dei giovani. Ma come si dice le bugie hanno le gambe corte.
Una prima risposta è venuta ieri a livello statale. Decine di migliaia di lavoratori e attivisti dei sindacati e delle organizzazioni della sinistra hanno sfilato nel centro di Madrid dietro striscioni che dicevano: “la crisi la paghino gli speculatori e non i lavoratori”, “difendiamo l’istruzione e i servizi pubblici”. Un gruppo di Vigili del Fuoco in divisa reggeva uno striscione su cui si poteva leggere “pompieri bruciati” per denunciare i tagli dei finanziamenti e degli organici. Alla fine del corteo, a Puerta del Sol, i rappresentanti sindacali hanno letto un comunicato che ricordava che “i tagli peggiorano la qualità dei servizi pubblici, negano l’eguaglianza di opportunità e rompono la coesione sociale”. Durante il corteo si sono potuti ascoltare slogan per lo sciopero generale, che i sindacati concertivi Ugt e CCOO non hanno ancora convocato, scelta criticata dai movimenti sindacali più radicali e da alcuni comitati di quartiere nati durante la cosiddette mobilitazione degli ‘indignados’. Nei Paesi Baschi decine di organizzazioni politiche della sinistra, i sindacati baschi e collettivi giovanili e studenteschi hanno indetto per sabato una manifestazione contro le politiche liberiste e i tagli del governo spagnolo e di quello locale.
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