E’ stato il nuovo governo della Libia, frutto della guerra della Nato, il primo a riconoscere già lo scorso ottobre come “legittimo rappresentante del popolo siriano” il Consiglio nazionale siriano (Cns), in inglese Syrian National Council
(http://latimesblogs.latimes.com/world_now/2011/10/syria-libya-opposition.html). Il Cns a sua volta aveva riconosciuto il Cnt libico già prima della conquista di Tripoli.
Del resto, come ricorda Mustafa el Ayoubi su Confronti, nel 2011 “nell’ambito della Lega araba, la Siria aveva votato contro l’intervento militare in Libia. Era insomma un regime scomodo, non per il fatto che fosse anti-democratico ma perché anti-americano”. Così poco dopo, puntualmente scoppia una rivolta in Siria, “il 17 marzo a Daraa, una piccola città di 75mila abitanti. Non è stata una rivolta pacifica in quanto molti insorti erano armati e non esitavano a sparare sui civili e sulle forze dell’ordine”.
Il Cns, basato in Turchia (ma il suo leader Bhuran Ghalioun vive a Parigi da decenni; sostiene però di rappresentare l’80% dei siriani), il Cns, attraverso i suoi “osservatori sui diritti umani” da Londra e i cosiddetti “Comitati di coordinamento locale”, è la fonte quasi esclusiva delle notizie pubblicate sui media che accreditano la versione di una “rivolta a mani nude contro il dittatore”. Peraltro c’è uno scontro interno fra “attivisti” che si accusano reciprocamente (vedi la Seconda puntata di questa serie).
A differenza dell’altra opposizione che vuole il negoziato e non accetta la lotta armata né l’ingerenza, il Cns rifiuta ogni possibile negoziato e mediazione (come il Cnt libico, a suo tempo). Non ne ha bisogno, perché ha trovato molti alleati fra i paesi occidentali e petromonarchici, ai quali ha chiesto da tempo l’imposizione di una no-fly zone “per la protezione dei civili” (per esempio in ottobre: http://globalpublicsquare.blogs.cnn.com/2011/10/11/time-to-impose-a-no-fly-zone-over-syria/; e in gennaio: http://www.wallstreetitalia.com/article/1307700/siria-opposizione-invoca-intervento-onu-serve-no-fly-zone.aspx). Del resto come vari analisti hanno spiegato, anche nel caso siriano la no-fly zone non avrebbe senso e dovrebbe piuttosto sfociare in un vero e proprio sostegno aereo anti-governativo o Cas (close air support).
Il Cns ha stretto in dicembre un patto di collaborazione con il cd Esercito siriano libero (Free Syrian Army-Fsa). (http://www.nytimes.com/2011/12/09/world/middleeast/factional-splits-hinder-drive-to-topple-syrias-assad.html?_r=1&;pagewanted=all)
Il rappresentante del Cns in Italia e organizzatore della manifestazione a Roma del prossimo 19 febbraio (che ha già avuto diverse adesioni di associazioni italiane) è Mohammed Noor Dachan. Sul sito del Syrian National Council risulta affiliato come appartenente alla Muslim Brotherhood Alliance (http://www.syriancouncil.org/en/members/item/241-mohammad-nour-dachan.html). Egli sostiene che la Fsa è formata da “soldati, sottufficiali e ufficiali che hanno scelto di rifiutare di sparare alla gente comune disarmata e non è un esercito di guerra, ma ha solo l’obiettivo di difendere le manifestazioni”. La realtà appare molto diversa.
Il cd Esercito libero appare responsabile di uccisioni di soldati e civili siriani (ci sono elenchi nominativi documentati, vedi puntata 3 di questo dossier) e atti di sabotaggio e terrorismo. Anche a Homs nella fase attuale (http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7707-homs-un-testimone-racconta-il-terrore-gruppi-armati-non-damasco.html). Lo stesso il giornalista francese Jacquier è stato ucciso da gruppi armati dell’opposizione, secondo quanto raccolto da Le Figaro presso gli stessi osservatori della Lega Araba. Venerdì 10 febbraio, decine di morti in esplosioni ad Aleppo: la Fsa prima rivendica (“una risposta ai bombardamenti di Homs” dichiarava all’agenzia spagnola Efe il colonnello Riad Assad) poi smentisce e infine costruisce un’altra narrazione: surrealmente dichiarando ad Al Jazeera che effettivamente il gruppo ha attaccato Aleppo e le due basi militari con razzi e altro per “proteggere i civili che sarebbero scesi in piazza”, ma che gli attentati sono avvenuti dopo il ritiro dei suoi uomini. Secondo il McClatchi Newspaper, dietro i terroristi ad Aleppo c’è Al Qaeda. Del resto, leggiamo su TMNews, il leader di al Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha espresso il suo sostegno alla ribellione siriana contro un regime definito antislamico, in un messaggio video diffuso su alcuni siti internet islamici: lo ha reso noto il centro di sorveglianza informatica Site. La stessa solidarietà a suo tempo espressa ai“ribelli” libici.
Alla tivù satellitare saudita pro.opposizione al-Arabyiya, Ammar Alwani della Fsa dichiara: “Ogni soldato e ufficiale sono nostro obiettivo”; e “colpiremo Damasco”; poi l’inviato della tivù lo corregge e imbocca: “Vuol dire che colpirete obiettivi militari, non civili, vero?”.
Il cd Esercito libero non è solo siriano perché è anche formato da elementi esterni, non è un esercito perché vari gruppi agirebbero in autonomia e non è libero perché dipende da apporti esterni in armi, denaro e uomini. Accanto all’Esercito siriano libero, l’intervento armato occidentale e petromonarchico c’è già e da tempo. Non sotto forma di bombardamenti ma di finanziamenti e invio di armi, consiglieri e mercenari. In appoggio a gruppi armati anti-Assad. Che il Cns avalla e con i quali collabora.
Mentre la Turchia offre la base logistica alla Free Syrian Army, Qatar e altri paesi non fanno mistero del loro appoggio “diplomatico” e finanziario e in armi; a metà gennaio lo sceicco Bin Khalifa Thani ha dichiarato la volontà di mandare truppe. Inglesi e francesi hanno confermato di aver mandato unità ad assistere i rivoltosi. Sono state scoperte armi inglesi avviate clandestinamente. suolo siriano sono già operativi commandos e forze speciali. L’obiettivo è di creare delle“zone liberate” così da rendere legittimo l’intervento “umanitario” esterno.
Da tempo l’opposizione siriana ottiene quotidianamente partite di armi (http://rt.com/news/syria-opposition-weapon-smuggling-843/). Obama chiede apertamente di sostenere gli armati anti-Assad e pensa di replicare i successi libici: nessun uomo, nessun morto, ma consiglieri e molti soldi. Fonti americane rivelano al Times un piano in fase di elaborazione da parte di Stati Uniti e alleati per armare i ribelli. Indiscrezioni che si incrociano con quelle del Guardian sulla presunta presenza di reparti speciali britannici e americani al fianco degli insorti, così come quella del sito israeliano Debka su una infiltrazione sul terreno, a Homs. A Homs truppe inglesi e qatariote dirigono l’arrivo di armi ai ribelli e consigliano sulle tattiche della battaglia, secondo il sito israeliano Debka file (ne riferisce la RT, Russian Tv).
A queste indiscrezioni la Russia ha reagito affermando che si tratta di informazioni ”allarmanti”, secondo il portavoce del ministero degli Esteri, Aleksandr Lukashevich (http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/siria-homs-strage-senza-fine-times-piano-1113360/www.peacelink.it).
Poi ci sono i mercenari libici. A dicembre il presidente del Consiglio nazionale siriano Burhan Ghalioun incontra a Tripoli i nuovi dirigenti. E scatta il piano che porta diverse centinaia di volontari libici in Siria, sparpagliati tra Homs, Idlib e Rastan (http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_10/olimpio-siria-insorti_a9528996-53da-11e1-a1a9-e74b7d5bd021.shtml). La missione è coordinata dall’ex qaedista Abdelhakeem Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati.
Intanto il sito di petizioni Avaaz, dopo aver diffuso per la Libia notizie di bombardamenti su civili (http://www.avaaz.org/it/libya_stop_the_crackdown_eu) in seguito ampiamente smentite, invita alla “battaglia mondiale” per la Siria dicendo: “Questo è il culmine della primavera araba e della battaglia mondiale contro i despoti sanguinari.
In conclusione, ecco quanto denuncia la stessa opposizione non armata (nelle parole di un esponente che preferiamo non citare per tutelarlo) “il Cns sembra fare il gioco degli sceicchi e del petrolio, sono in maggioranza fratelli musulmani che se ne fregano della democrazia e sanno benissimo che la Siria è abbastanza laica per poter arrivare al potere in modo democratico, non arriveranno senza armi, perciò stanno facendo di tutto per armare la rivoluzione, da altro canto, c’è la Turchia che si sente la nostalgia attraverso il partito di Erdogan per ottomanizzare la regione contro un’Europa ancora ostile nei suoi confronti. Non dimentichiamo che la rivoluzione siriana è la più importante in assoluto nel caso un probabile successo. Gli sceicchi del Golfo Persico temono per il futuro della loro monarchie basate comunque sulla dittatura e sull’ingiustizia”.
le altre puntate:
https://www.contropiano.org/it/esteri/item/6675-siria-guerra-mediatica-prima-puntata
https://www.contropiano.org/it/esteri/item/6698-siria-guerra-mediatica-seconda-puntata
https://www.contropiano.org/it/esteri/item/6724-siria-guerra-mediatica-terza-puntata
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