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Cina. Destituito Bo Xilai


Dopo giorni di speculazioni Bo Xilai è stato infine destituito dall’incarico di Segretario del Pcc della municipalità di Chongqing, sostituito dall’attuale vice premier Zhang Dejiang (laureato in economia in Corea del Nord). Rimane per ora membro dell’Ufficio Politico nazionale a 18, non avendo mai fatto parte del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico, a 9. Il fatto è stato letto dai media occidentali come un terremoto politico, effetto inevitabile dello scandalo causato dalla presunta fuga presso il consolato statunitense della vicina città di Chengdu, dove è rimasto per circa 24 ore, dell’ex capo della polizia di Chongqing e vicesindaco Wang Lijun, braccio destro di Bo nella campagna contro il crimine organizzato che ha reso il leader di Chongqing un personaggio noto e molto spesso apprezzato in tutto il paese.

Nelle ore successive alla notizia prosegue il dibattito in rete sul futuro del “modello Chongqing”, caratterizzato da elementi di maggiore giustizia sociale, dopo la destituzione di Bo dalla carica di segretario della municipalità e degli organi di Partito cittadino, e forse a breve anche dall’Ufficio Politico del Comitato Centrale.

Wang Lijun è ufficialmente sotto inchiesta a Pechino e non è chiaro se la destituzione di Bo sia stata dettata da motivi di opportunità dovuti allo scandalo provocato dal comportamento di Wang, o ad essa abbiano contribuito dichiarazioni dello stesso Wang dopo il suo arresto.

In particolare il cosiddetto “modello Chongqing”è noto per:

-una vasta campagna contro le mafie locali che ha portato a maxi processi di dimensioni “cinesi”, con più di 9000 imputati e la comminazione di numerose condanne, tra cui anche una ventina di condanne capitali. “Eccellente” quella comminata all’ex capo della polizia e in seguito dell’ufficio giudiziario cittadino Wen Qiang, giustiziato nel 2010, e all’arresto di sua cognata, la boss nota come “Lady Mafia” che gestiva casinò e altre attività legate al gioco d’azzardo(che in Cina è illegale tranne che a Hong Kong e Macao) e che aveva, tra l’altro, a disposizione un harem personale di 16 giovanotti.

-un revival “old style”, fatto di canti rivoluzionari e invio di slogan via sms che ha tentato di riportare in auge elementi dell’era maoista.

Sul piano sociale:

-un vasto programma di edilizia popolare locale da 300 miliardi di yuan, tra l’altro tesa a contribuire agli sforzi del governo centrale a raffreddare i prezzi del mercato immobiliare e a frenare l’inflazione.

-l’integrazione nel sistema sanitario urbano di un milione di contadini, in un innovativo esperimento di fusione di due elementi di stato sociale, urbano e rurale, che per certi aspetti sono altrove differenziati.

-l’elargizione di sussidi ai contadini per sfruttare a livello agricolo le aree collinose attorno alla città con la costituzione di appezzamenti agricoli e zone di frutteti.

-lo stimolo e l’incoraggiamento ad investire all’estero.

-il proseguimento delle politiche dei suoi predecessori relative alla trasformazione di Chongqing in un polo industriale legato al commercio internazionale, reso possibile dall’ingrandimento del porto fluviale legato strettamente al progetto della diga delle Tre Gole, che ha creato un vasto lago che rende possibile il transito di navi di grandi dimensioni sul Fiume Azzurro fino alla stessa Chongqing.

Negli anni del segretariato di Bo il Pil cittadino è cresciuto a tassi superiori alla media nazionale e delle regioni costiere, fino a toccare quest’anno il picco nazionale, a parimerito con la municipalità di Tianjin, di oltre il 16 % rispetto ad una media nazionale di “solamente”oltre il 9 percento.

Si è trattato dunque di un evidente successo che ha fatto parlare molto in Cina di come tale modello, teso a ridurre le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi, possa colmare le lacune sul piano sociale prodotte da trent’anni di sviluppo senza ridurre ma anzi accelerando la crescita, e per di più nelle aree svantaggiate dell’ovest del paese, e una sua prossima applicazione ad altre aree del paese, o direttamente su scala nazionale, era stata paventata da alcuni come imminente.

Lo stesso Wang Yang, ora responsabile nel Guangdong, e che ha occupato precedentemente a Bo lo stesso incarico a Chongqing, da questi considerato troppo morbido negli anni del suo mandato nei confronti delle attività criminali locali fino a dar luogo ad una sorta di rivalità iconica tra due astri nascenti della politica cinese, nei giorni in cui rimbalzavano sui media le notizie sulla presunta fuga di Wang Lijun si è affrettato a lanciare una simile campagna contro la criminalità nel Guangdong, a riprova del fatto che il “modello Chongqing” di lotta alla criminalità si sia già diffuso.

E non sorprende dato che rappresenta la semplice applicazione della legalità nei confronti di attività criminali e organizzazioni mafiose, la cosa sorprendente semmai è come tali gang si siano costituite e mantenute in un paese socialista, e che debbano essere addirittura lanciate delle campagne specifiche per tentare di sradicarle. Contraddizioni degli ultimi 30 anni. Tuttavia alcuni hanno accusato la stessa leadership di Bo e il suo ex braccio destro Wang di “eccessi” nell’applicazione di questa campagna.

Gli osservatori occidentali tendono a porre l’accento sulle rivalità interne alla leadership nell’anno del congresso che nell’autunno 2012 segnerà il passaggio dalla quarta alla quinta generazione di leader, con il probabile passaggio di consegne alla presidenza del paese da Hu Jintao a Xi Jinping, con l’esclusione della commissione militare centrale, e da Wen Jiabao a Li Keqiang al premierato, oltre ovviamente al ricambio negli organi dirigenti di tutto il Partito. In questo senso scommettono sulla fine della carriera politica di Bo, oggetto di critiche da parte del premier Wen Jiabao nella sessione che si sta tenendo in questi giorni dell’Assemblea Nazionale del Popolo(il parlamento cinese), critiche che hanno preceduto di un giorno la sua destituzione dall’incarico a Chongqing. E tentano di leggere da questi eventi conclusioni di natura politica più generale sugli equilibri interni al Partito, cercando di individuare e di categorizzare fazioni affibbiandogli di volta in volta nomi come “principini”, “populisti”, “riformisti” o legati alla lega della gioventù comunista”. Il risultato per alcuni è una gran confusione. Luca Vinciguerra sul Sole 24 ore di ieri lo ammette candidamente, soprattutto sulle intenzioni di queste presunte fazioni sui temi che interessano l’Occidente.

Indipendentemente dal futuro politico personale dei personaggi coinvolti nella vicenda, sarà interessante osservarne gli sviluppi nei prossimi giorni, sperando che l’interessante e innovativo modello di sviluppo attuato in quella che è attualmente una delle più grandi metropoli del mondo, con oltre 30 milioni di abitanti, non segua i più volatili destini della sua leadership.

Se invece così fosse, data per scontata l’esclusione degli eccessi del modello stesso, la capacità delle politica cinese e del Partito comunista di offrire soluzioni differenti e talvolta innovative tese a ricucire le contraddizioni sociali create negli ultimi 30 anni avrebbe un riferimento attuativo concreto in meno.

 

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-15/guerra-potere-cina-stronca-144329.shtml?uuid=Ab53YS8E

http://www.agichina24.it/l-intervista/notizie/bo-xilai-non-e-spacciato.-wang-lijun-una-vittimabr-

http://english.peopledaily.com.cn/90882/7729535.html

http://english.peopledaily.com.cn/90785/7754077.html

http://english.peopledaily.com.cn/90001/90776/90785/6911776.html

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/446515/

http://en.wikipedia.org/wiki/Zhang_Dejiang

 

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