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Grecia: il rompicapo del governo

Ora che i risultati delle elezioni di ieri sono definitivi ed è chiara quale sarà la geografia del nuovo Parlamento greco, vengono i guai. Innanzitutto per i partiti sconfitti, Nuova Democrazia e Pasok. Da sempre protagonisti della cosiddetta alternanza che ha caratterizzato più di 30 anni di politica greca – all’insegna del cambiare tutto per non cambiare nulla – i due ex giganti sono stati ‘costretti’ negli ultimi mesi a governare insieme, in nome della necessità di dare un esecutivo stabile capace di applicare nel paese le misure lacrime e sangue imposte a raffica dall’Europa targata Merkel. Un abbraccio, quello tra Pasok e Nea Dimokratia, che si è rivelato mortale per i due partiti e per il sistema bipolare che ha a lungo garantito la governabilità nel paese. Mentre il banchiere Papademos saccheggiava stipendi, pensioni, servizi e welfare per ripagare i prestiti internazionali, le piazze di Grecia si riempivano di milioni di cittadini inferociti. Inferociti contro l’UE, giustamente accusata di mettere in ginocchio il paese e di farne una sorta di colonia interna, e nell’immediato con quei partiti e quegli esponenti politici che ne applicavano i desiderata senza colpo ferire. Mentre nel centro di Atene e in decine di altre città si scatenava una insurrezione senza precedenti in un paese europeo, nel Parlamento chiamato a votare i nuovi ‘sacrifici’ si consumava la rottura all’interno dei due partiti storici, con decine di deputati espulsi o autoesclusi per non aver votato la capitolazione a Bruxelles. E poi il terremoto elettorale di ieri, con il tracollo di coloro che i greci hanno giustamente ritenuto responsabili dei loro guai, l’aumento dell’astensionismo di un buon 6% e l’emergere di nuovi partiti soprattutto sull’onda del voto giovanile.

Oggi alle 15 il capo del partito di ‘maggioranza’, Antonis Samaras, sarà ricevuto dal Presidente della Repubblica Papoulias che gli conferirà l’incarico di formare un nuovo governo. Con chi? Con i socialisti naturalmente, ma i numeri non sono sufficienti. Per tentare di aumentare le proprie chance di successo, e di convincere un ipotetico terzo partito a sostenere il nuovo esecutivo, Samaras ha già cominciato a prefigurare una obbedienza un po’ più critica rispetto ai diktat della Troika. Basterà a convincere Sinistra Democratica, scissione di destra di Syriza e retta da molti ex dirigenti del Pasok? Forse si, forse no, lo sapremo entro pochi giorni. Meno probabile un si dei ‘Greci Indipendenti’, ex Nea Dimokratia ma almeno per ora attestati su un no secco al memorandum e alla colonizzazione europea.

Se Samaras fallirà, il presidente della Repubblica dovrà assegnare l’incarico di formare una maggioranza parlamentare al giovane leader di Syriza, Alexis Tsipras. Il metodico e perfezionista leader di una coalizione al suo interno eterogenea per culture politiche e programmi – dall’europeista Sinaspismos agli anti-UE del KOE (Organizzazione Comunista di Grecia) – ieri si è goduto il trionfo con un bagno di folla fatto soprattutto di giovani e giovanissimi attivisti e simpatizzanti. Quelli che in questi anni hanno animato le manifestazioni e gli scioperi, le assemblee degli ‘indignati’ in Piazza Syntagma e nei quartieri, nelle scuole e nelle università. Insieme agli attivisti dei gruppi dell’estrema sinistra comunista e anarchica. Il risultato storico di ieri è foriero di gioie, ma anche di dolori. Perché Syriza è fieramente contrario ai memorandum e ai ricatti dell’Unione Europea, ma a maggioranza ritiene comunque positivo mantenere il paese nell’area dell’Euro e all’interno dell’Unione Europea. In sintesi, il suo obiettivo è mantenere la Grecia all’interno della grande famiglia europea senza subirne però i diktat e le conseguenze. Durante il suo intervento di fronte alla folla Tsipras ha detto che il risultato delle elezioni «ha tolto ogni legittimità al memorandum» e ha ribadito la sua intenzione di formare una maggioranza di governo di ‘sinistra’ che annulli l’intesa con la troika. Compito improbo, visto che il Partito Comunista di Aleka Papariga ha già chiarito prima, durante e dopo le elezioni di non essere assolutamente disponibile ad allearsi con nessuno e tantomeno intenzionato a governare (ieri la segretaria ha dovuto ammettere che i risultati del KKE non sono affatto buoni…). Una vera e propria mission impossible, quella di radunare una maggioranza progressista antimemorandum, visto che anche mettendo assieme tutte le forze che si richiamano alla sinistra, compresi quindi i socialisti, non si arriva proprio ai 151 seggi minimi necessari.

Come se ne uscirà, per ora, non è dato sapere. Se nel giro di poco più di una settimana non si riuscisse a varare un esecutivo il paese dovrebbe tornare alle elezioni a brevissima scadenza. Una magra soddisfazione per lo sconfitto leader socialista Evangelos Venizelos che ha quasi rimproverato ai greci la loro indecisione nell’indicare una guida al paese. Con il voto di ieri il popolo greco non ha affidato alcun mandato chiaro a nessun partito, ha spiegato Venizelos, e sarà quindi quasi impossibile governare.

L’ingovernabilità è, oltre ad uno spettro agitato dai poteri forti e dai media europei per rimproverare ai greci di aver punito i loro agenti ad Atene, anche una prospettiva concreta. Sulla quale oggi titolano praticamente tutti i principali quotidiani ellenici.

Una situazione di incertezza che non sembra preoccupare – anzi – i neonazisti di Alba Dorata che ieri hanno mandato un messaggio chiaro, all’insegna della tracotanza che li contraddistingue, dopo il successo elettorale. Il partito che ha preso un 7% a suon di aggressioni e proposte autoritarie e xenofobe – minare i confini della Grecia, cacciare tutti gli immigrati e reintrodurre la pena capitale per gli spacciatori – per bocca del suo leader Nikos Michaloliakos ha affermato che continuerà a combattere «contro il Memorandum voluto dalla giunta dentro e fuori dal Parlamento». Chiudendo con un inequivocabile “state attenti stiamo arrivando. (…)  Veni, vidi, vici”. 

In realtà nuove elezioni a breve, nell’impossibilità di formare alcuna maggioranza di governo ora, potrebbero essere valutate positivamente anche dalle forze di sinistra. Sconfitti ND e Pasok e detto un chiaro no alle pretese colonialiste dell’UE, le nuove consultazioni potrebbero rafforzare quelle forze politiche che prefigurano un esecutivo di sinistra che rimetta in piedi il paese e che escluda dal potere i due partiti euro-ubbidienti. Syriza è arrivata un passo dal primo posto questa volta, potrebbe fare un ulteriore salto tra qualche settimana e diventare l’ago della bilancia del panorama politico. Almeno lo spera…

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