Niente accordo tra i partiti greci, e niente ‘governo di tecnocrati’. L’idea, spuntata ieri durante le consultazioni tra il presidente ed alcuni partiti, è durata poche ore, ed oggi nel primo pomeriggio era ormai chiaro che non c’erano le condizioni per tramutarla in realtà. Forse perché né la Sinistra Democratica né i Greci Indipendenti hanno valutato opportuno sacrificarsi per la causa di un governo filo-troika destinato a diventare il bersaglio di una rabbia popolare montante e sicura.
E’ stato il gran chiacchierono Fotis Kouvelis, leader di Sinistra Democratica, a dare l’annuncio ai giornalisti al termine dei colloqui che si sono tenuti in tarda mattinata ad Atene: fumata nera, l’ennesima.
«Purtroppo la Grecia va verso nuove elezioni per colpa di qualcuno che ha messo i propri temporanei interessi politici al di sopra degli interessi della nazione» ha accusato Evangelos Venizelos, leader di un partito socialista che tutti i sondaggi danno in ulteriore calo rispetto al già storico tracollo delle ultime elezioni.
Quotidiani italiani ed europei titolano ora ‘Grecia nel caos’. E’ significativo che in democrazia l’esercizio della volontà popolare tramite libere elezioni venga considerato un pericolo. Ma molti greci, di fronte alla prospettiva di essere governati per altri due anni dai partiti che hanno punito nelle urne lo scorso 6 maggio e che si apprestavano a rientrare dalla finestra con l’aiuto di due partiti ‘antimemorandum’ e con l’escamotage prima del governo ‘ecumenico’ e poi ‘tecnico’ stanno tirando un sospiro di sollievo. Potranno rivotare di nuovo, a metà giugno – la data verrà resa nota nelle prossima ore – e potranno scegliere a quale opzione dare più fiducia, con un occhio questa volta anche alla governabilità. Alcuni prefigurano uno scenario nel quale una parte dell’elettorato che ha messo nell’urne un voto di protesta domenica scorsa al prossimo turno voterà più responsabilmente, per Nuova Democrazia o Pasok. Ma tutti i sondaggi finora annunciano un rafforzamento più o meno pronunciato della sinistra radicale, in prima linea in questi giorni nella difesa della volontà popolare emersa dalle urne e, almeno nelle intenzioni, fermamente contraria a ulteriori sacrifici e macelleria sociale. Tsipras ha abilmente utilizzato i colloqui tra i partiti del dopo voto per farsi campagna elettorale per il ‘secondo turno’, e per questo si è beccato le reprimende e le accuse, oltre che degli avversari di destra, anche di quelli di sinistra. Ha promesso che se Syriza diventerà primo partito – cosa assai probabile – promuoverà un governo di sinistra che ricontratterà con la troika i tempi e i modi del pagamento del debito e le condizioni capestro finora imposte dall’UE. Avrà bisogno di alleati, ma non è affatto detto che li troverà nei comunisti del KKE e nei socialdemocratici di Dimar, per motivi opposti. E allora si che sarebbe il caos.
Come era prevedibile, dopo l’annuncio del fallimento del tentativo di varare un esecutivo filo-UE la Borsa di Atene è precipitata a meno 4%, con i titoli delle banche in picchiata dell’8%.
Intanto ad Atene i neonazisti di Chrysi Avghì sono tornati a far parlar di sé. Nikolaos Michaloliakos, il duce di Alba dorata, è tornato infatti a negare l’esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Michaloliakos, che non ha mai nascosto le proprie simpatie per Adolf Hitler, ha realizzato le dichiarazioni negazioniste durante un’intervista trasmessa dalla Tv privata Mega nel corso della quale ha affermato pure che «esistono molti libri che mettono in dubbio la cifra di sei milioni di ebrei» sterminati dai nazisti (come se il problema fosse il numero esatto…). Ed ha infine ripetuto il suo tormentone preferito secondo il quale «Hitler è stato una grande personalità storica del ventesimo secolo».
Gaffe o necessità di tornare alla ribalta ora che la scena gli è stata rubata e che i sondaggi danno in calo il suo movimento dopo l’exploit del 6 maggio?
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