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L’America Latina cambia passo

I paesi aderenti all’Alba hanno espresso la necessità di riformare l’OEA, affinché sia più aderente alle realtà sociali, politiche ed economiche espresse dal continente latino-americano e si adegui ai cambiamenti strutturali portati avanti dai governi progressisti della regione, altrimenti sarà destinata a scomparire. Il funzionamento della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH)e il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR) sono le due istanze dell’OEA maggiormente criticate.

Si è svolta dal 3 al 5 giugno a Tiquipaya nel cuore della Bolivia la 42ª Assemblea Generale dell’ Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che ha visto la partecipazione di due capi di stato, Evo Morales Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia e Rafael Correa Presidente dell’Ecuador, di 34 Ministri degli Esteri dei paesi membri e di 3.000 delegati che hanno discusso su temi centrali come la sicurezza e la sovranità alimentare, l’acqua come diritto umano, il riconoscimento e la depenalizzazione dell’acullico (masticazione delle foglie di coca), la diffusione della quinoa (pianta utilizzata fin dai tempi degli Incas e degli Aztechi), i cambiamenti climatici, i diritti umani, l’integrazione dei popoli e l’approfondimento della democrazia deliberativa e partecipativa nelle Americhe. Inoltre, sono state affrontate questioni di interesse geopolitico come la rivendicazione di sovranità dell’Argentina sulle Isole Malvinas e la richiesta avanzata dalla Bolivia al Cile del diritto di sbocco sull’Oceano Pacifico.

Il presidente della Bolivia Evo Morales, nel discorso di apertura dell’assemblea generale, ha posto l’OEA davanti a un bivio, o rinascere per servire i popoli d’America o perire al servizio degli Stati Uniti. In risposta al segretario generale dell’OEA José Miguel Insulza, che nel discorso inaugurale aveva affermato che l’organismo continuava ad essere indispensabile per la regione, Morales ha infiammato la platea, condannando le politiche egemoniche degli Stati Uniti contro i popoli dell’America Latina e dei Caraibi.

Ha reclamato, quindi, la rifondazione dell’organizzazione, richiedendo l’eliminazione del Trattato Internazionale di Assistenza Reciproca (TIAR), oltre la Giunta Interamericana di Difesa e la cosiddetta Scuola delle Americhe che sopravvive sotto il nome di Istituto Emisferico (fondata a Panama nel 1946, è la base più grande di destabilizzazione dell’America Latina, ribattezzata da molti giornali come Scuola di Assassini N.d.R.).

Il leader boliviano ha denunciato il ruolo svolto dall’OEA a favore degli Stati Uniti fin dalla sua fondazione ai tempi della guerra fredda e della politica bipolare: da allora “è servita per intervenire sulle nazioni, per coprire dittature militare, persino per dare impulso alle dittature, per reprimere e castigare i movimenti sociali che lottano per la propria liberazione, ma fondamentalmente per combattere il socialismo. Pertanto non solamente i movimenti sociali, ma anche i partiti politici di tendenza anticapitalista, antimperialista, anticoloniale. […] In sintesi, l’OEA era per perpetuare l’economia degli USA.”

Dichiarando, poi, il proprio più profondo rispetto nei confronti dei ministri degli esteri e degli osservatori internazionali presenti, Evo Morales ha raccomandato ai paesi dell’America Latina e del Caribe, e anche a tutto il mondo per il bene di tutti i popoli, di recuperare le proprie risorse naturali mediante la nazionalizzazione di imprese strategiche, come ha fatto il suo governo che dal 2006 ha instaurato in Bolivia il processo di cambiamento. Ha evidenziato come, con la nazionalizzazione del settore energetico, le entrate annuali sfioreranno nel 2012 i 3,5 miliardi di dollari, il 1.000% in più del 2005, in piena privatizzazione.   

Ricordiamo per inciso che il presidente boliviano, il primo presidente indigeno aymara, ha nazionalizzato anche le telecomunicazioni, la generazione e il trasporto dell’energia elettrica, le cui entrate, sommate a quelle del settore energetico, sono reinvestite nelle infrastrutture e nelle priorità sociali, con risultati fino a pochi anni fa impensabili che hanno ridato dignità al suo popolo -composto in maggioranza da 36 etnie indigene- che fino al 2005 era sfruttato e schiavizzato e non aveva diritto allo studio, alla sanità e al lavoro.

Nel suo intervento il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha criticato l’ingiusto blocco economico, finanziario e commerciale che da più di 50 anni gli Stati Uniti mantengono su Cuba e ha deplorato il ruolo che sta svolgendo l’informazione, in mano alla destra e alle oligarchie, che oscura o diffama le politiche e le realizzazioni dei paesi membri dell’Alba.

Correa ha denunciato la doppiezza che esiste nel continente in merito alla giustizia , citando l’esempio delle ingiuste e pesanti condanne comminate ai cinque agenti dell’antiterrorismo cubano per aver difeso il proprio paese dagli attacchi del terrorismo, e il silenzio mantenuto dall’informazione sulla mobilitazione internazionale per la loro libertà.

Anche il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, ha chiesto la creazione di un nuovo sistema latinoamericano di diritti umani che difenda i diritti sociali e i diritti collettivi dei popoli, e che non risponda più a dettami extra regionali di paesi egemonici. Ha denunciato gli errori nel Sistema Interamericano dei diritti umani e gli abusi della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), organismo influenzato dagli Stati Uniti, dove si trova la sua sede, per cui da Washington pretendono di dire cosa bisogna fare o non fare. Come nel caso dell’acullico, la masticazione della foglia di coca, tradizione ancestrale dei popoli boliviani e peruviani, che lo stato nordamericano ha trasformato in un crimine da perseguire penalmente.

Correa, a sostegno della proposta di Morales, non ha escluso la possibilità che l’Ecuador si ritiri dalla CIDH e dalla stessa OEA, se non si opereranno riforme tali da trasformare l’organismo in reale espressione dei popoli del continente. Ha assicurato che si ritirerà, invece, dal Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR), altro organismo al servizio degli interessi statunitensi, che era nato con l’obbligo per i paesi di tutto il continente americano di fare fronte unitariamente davanti a qualsiasi aggressione esterna. In realtà nel 1982, quando l’Inghilterra ha invaso le isole Malvinas e il TIAR era obbligato a difendere l’Argentina, gli Stati Uniti appoggiarono l’Inghilterra.

Il ministro degli esteri venezuelano Nicolás Maduro, a nome dei paesi che compongono l’Alternativa Bolivariana per i Paesi di Nostra America (ALBA), ha denunciato la degradazione del Sistema Interamericano, del Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR) e della Commissione Interamericana di Diritti Umani (CIDH), che si traduce paradossalmente nel controllo esercitato dagli Stati Uniti che hanno trasformato questi organismi “in strumenti della politica estera del Dipartimento di Stato”. Ha ricordato a tal proposito l’atteggiamento tenuto dal segretario esecutivo della CIDH, Santiago Cantón che avallò nel 2002 il colpo di stato contro il governo del presidente Hugo Chávez Frías e non fece nulla per garantire la sua integrità fisica, disconoscendo, così, la sua investitura come capo di stato eletto democraticamente.

Il capo della diplomazia venezuelana ha citato, invece, la CELAC-Comunità degli Stati Latino Americani e Caraibici che riunisce tutti i paesi membri dell’OEA meno U.S.A. e Canada, e l’UNASUR-Unione delle Nazioni Sudamericane, come esempi di effettiva espressione delle realtà sociali, economiche e politiche del continente latino americano, svincolate dalle ingerenze politiche ed economiche nordamericane e avviate all’integrazione in un contesto di solidarietà, cooperazione complementarietà e concertazione politica.

Sia il presidente Evo Morales che il presidente Rafael Correa hanno partecipato al Vertice Parallelo dei Movimenti Sociali che si è svolto nella stessa città di Tiquipaya, contemporaneamente ai lavori della 42ª Assemblea Generale dell’OEA, affrontandone gli stessi temi.

Dopo un’attenta analisi dell’impatto sui paesi in via di sviluppo della crisi mondiale, energetica, finanziaria, climatica e alimentare, che si manifesta nella maggior richiesta di alimenti, così come nei crescenti conflitti per l’accesso alla terra e all’acqua, nella sottrazione di terreni per la produzione bioenergetica e biocombustibile e nella privatizzazione dell’uso dei semi, i movimenti sociali hanno dichiarato che “è necessario avanzare nella realizzazione del vivir bien tra le popolazioni d’America, che significa stabilire le condizioni materiali e spirituali per lo sviluppo pieno degli individui e della società in armonia con la natura”.

Hanno ribadito, pertanto, nelle conclusioni del Vertice che la sovranità alimentare è il diritto dei popoli di definire le proprie politiche di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo degli alimenti, affinché sia soddisfatto il bisogno di alimentazione per tutta la popolazione, nel rispetto delle diversità culturali e tradizionali di gestione degli spazi rurali, nei quali le donne svolgono un ruolo fondamentale.

Hanno raccomandato lo sviluppo di meccanismi che impediscano la mercificazione delle risorse genetiche, la privatizzazione dell’acqua, il coinvolgimento di monopoli nella commercializzazione di sementi e alimenti, tutto questo nel pieno esercizio degli stati sovrani. Hanno respinto con fermezza i biocombustibili e/o gli agro combustibili, i transgenici, gli agro tossici e gli agro chimici.

Hanno preteso una riforma agraria integrale di distribuzione equa della terra, con la garanzia di un uso sostenibile della madre terra, nel rispetto degli usi e costumi ancestrali in armonia e equilibrio con la natura per vivere bene con sovranità alimentare.

Hanno preteso, inoltre che gli stati industrializzati cambino la propria matrice energetica che provoca emissioni di gas distruttive per l’ambiente a favore di un’energia e tecnologia pulita, per evitare ulteriori conseguenze sul cambiamento climatico che ha già provocato danni irreversibili, di cui chiedono il risarcimento.

I movimenti sociali hanno, inoltre, espresso piena solidarietà alla richiesta dell’Argentina per il riconoscimento della propria sovranità sulle Malvinas; alla naturale esigenza di uno sbocco sul mare per la Bolivia; per la fine dell’embargo nordamericano contro Cuba e per la liberazione dei cinque agenti dell’antiterrorismo cubano.

I presidenti delle commissioni hanno consegnato le conclusioni dei dibattiti al segretario generale dell’OEA , José Miguel Insulza, affinché diventassero parte integrante delle risoluzioni dell’assemblea generale stessa.

A sua volta, la 42ª Assemblea dell’OEA

– nella Dichiarazione di Cochabamba con la quale ha concluso i lavori, ha riconosciuto per la prima volta i “popoli” che vivono negli stati partecipanti all’OEA; ha aderito pienamente al progetto boliviano della Sicurezza Alimentare con Sovranità, nonostante l’opposizione del Cile e degli Stati Uniti; ha riconosciuto l’accesso all’acqua come diritto umano e l’ “eccessiva volatilità dei prezzi delle materie prime.”

-Ha ammesso le carenze del Sistema Interamericano dei diritti umani, bersaglio di aspre critiche da parte di Bolivia, Ecuador, Venezuela e Nicaragua che hanno reclamato il suo rinnovamento o il suo declino storico e ha adottato una risoluzione che incarica il Consiglio Permanente dell’OEA di formulare proposte di riforma che saranno proposte ad una assemblea generale straordinaria entro sei mesi o al massimo entro il primo trimestre dl 2013.

-Ha formulato un solido appoggio alla causa argentina per la sovranità delle Malvinas, occupate dalla guerra del 1982 dal Regno Unito, a cui è stato rinnovato l’invito a riannodare le negoziazioni sulla disputa di sovranità, allo scopo di raggiungere una soluzione pacifica a questa lunga controversia.

-Ha approvato la necessità e l’importanza che la Bolivia e il Cile raggiungano un accordo sul contenzioso in merito alla richiesta boliviana di uno sbocco sul mare, da cui è stata privata in seguito alla guerra del 1879.

-Nonostante l’opposizione di Stati Uniti e Canada, ha riconosciuto il diritto boliviano e peruviano all’acullico, la masticazione della foglia di coca nel suo stato naturale e ha dichiarato il 2013 Anno Internazionale della quinoa, pianta della famiglia degli spinaci ma simile a un cereale, utilizzata fin dai tempi degli Incas e degli Aztechi.

– Denuncia del Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca da parte dei paesi dell’Alba che provvederanno alla formalizzazione della denuncia del TIAR, in base all’articolo 25 del trattato stesso.

A conclusione, quindi, di questa 42ª Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, possiamo registrare innanzitutto il pieno successo diplomatico del governo boliviano che ha avuto il consenso e l’adesione piena a tutte le sue proposte; ma non possiamo non evidenziare il ruolo trainante giocato dai paesi dell’Alba che hanno fatto riflettere e spostare tutti i paesi partecipanti sulle loro posizioni, sulla necessità, cioè, di riformare questo organismo, affinché si adegui ai cambiamenti strutturali portati avanti dai governi progressisti della regione, che non sono più disposti a vedere disconosciuta la propria sovranità e a permettere abusi e interferenze nei loro affari interni.

Un altro importante passo avanti è stato compiuto sulla strada dell’integrazione reale di questa regione, del recupero di quella dignità e sovranità distrutta da secoli di colonialismo, da decenni di dittature militari e politiche neoliberiste entrambe volute e finanziate dall’imperialismo nord americano che ha trovato nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario gli strumenti per finanziarle e nei governi delle oligarchie locali i complici per attuarle.

 

 

Fonti:

http://www2.abi.bo/

http://www.vermelho.org.br/noticia.php?id_noticia=184884&;id_secao=7

http://www.aporrea.org/tiburon/a144748.html

http://www.aporrea.org/internacionales/a144727.html

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