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Siria: ai ribelli armi israeliane e finanziamenti sauditi

I gruppi armati siriani anti-Assad a Homs hanno ricevuto missili israeliani di ultima generazione utili ”contro i carri armati T-72” in dotazione all’esercito siriano. Lo rivela oggi l’agenzia Ansa pubblicando informazione ricevute da fonti arabe.
Il sistema anti-carro, probabilmente Tow (acronimo di Tube launched, Optically tracked, Wire command data link), di ultima generazione, originariamente prodotto negli Stati Uniti, é in grado di inquadrare l’obiettivo in un raggio di oltre 3 km, e può essere montato su un tubo di lancio piazzato a terra o su un mezzo mobile. ”E’ per questa ragione che a Homs l’Esercito siriano usa l’artiglieria, mentre a Dayr az Zor (nella regione orientale a est di Damasco) o in altre aree sono ancora in azione i carri armati”. Secondo le fonti, ”a Qudsaya (il sobborgo a 10 km della capitale) si registra una escalation di violenza da oltre una settimana perché é da lì che potrebbero arrivare questi sistemi anti-carro a Dayr az Zor e in tutta la regione orientale, come ad al-Mayadin”. I carri armati da battaglia T-72, nelle loro varie versioni, sono il fiore all’occhiello della produzione russa. Le recenti versioni hanno una armatura corazzata capace di resistere anche alle radiazioni e sono semi-anfibi, perché possono attraversare corsi d’acqua alti fino a cinque metri. I razzi Rpg, largamente utilizzati in Siria nel corso dell’ultimo anno, non hanno questa capacità, ”al massimo possono distruggere un blindato leggero”. 

Se al rifornimento di armi pesanti ci pensa Israele, di finanziare i mercenari del CNS e del cosiddetto Esercito Siriano Libero (libero???) si incarica l’Arabia Saudita. La petromonarchia infatti afferma di star valutando l’ipotesi di pagare i salari dell’Esercito siriano libero allo scopo di convincere anche altri militari delle forze regolari a disertare e a passare dalla parte dei ribelli. E’ quanto si legge nell’edizione odierna del Guardian, secondo il quale la vicenda sarebbe stata discussa da Riad con alcuni alti funzionari degli Stati uniti e del mondo arabo. Il progetto prevede una retribuzione, in dollari o in euro, e il ritorno dei livelli dei salari – drasticamente sceso – al periodo precedente alla rivoluzione del Baath, il partito degli Assad. I finanziamenti arriverebbero in un momento in cui la stessa Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia continuano a fornire armi ai ribelli dell’opposizione in Siria. Secondo quanto si legge sul quotidiano britannico, la Turchia avrebbe dato il suo consenso per un centro a Istanbul per il coordinamento della fornitura di armi ai ribelli siriani. In questo centro sarebbero impegnati circa 22 persone, per la maggior parte siriani.

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