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Grecia. La troika ordina: ‘tagliate statali e pensioni’. Insegnanti in sciopero

La Grecia ha fatto ”progressi sostanziali” nell’aggiustamento dei suoi conti pubblici ma deve rispettare tutti gli impegni presi che quindi non saranno oggetto di nuovi negoziati. E’ sostanzialmente ciò che ha detto oggi il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble in un discorso tenuto al Bundestag. ”La Grecia ha fatto progressi sostanziali nel processo di riduzione dei suoi deficit di bilancio” ha detto l’anima nera del governo di Berlino ”ma è chiaro che deve attenersi e rispettare tutti gli impegni del programma concordato all’inizio dell’anno”. Secondo Shaeuble ”se questo non dovesse accadere allora la fiducia sarebbe nuovamente compromessa e aumenterebbe il rischio di contagio nell’eurozona. Quindi non ci possono essere nuovi negoziati”.
Una presa di posizione che suona come un ennesimo schiaffo in faccia al governo tripartito di Atene e soprattutto alla credibilità del premier Samaras, eletto a suon di promesse di rinegoziare le condizioni capestro imposte dalla troika. Condizioni che l’Unione Europea e il Fmi non hanno nessuna intenzione di rinegoziare o rimandare, anzi. In realtà, in cambio della concessioni di altri 31,5 miliardi di cosiddetti ‘aiuti’, i rappresentanti della troika in visita in questi giorni in Grecia pretendono che il paese presenti entro questo venerdì una lista dettagliata e irrimandabile di provvedimenti per fare cassa. In particolare i tre inviati – i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Klaus Masuch (Bce) ed il danese Poul Thomsen (Fmi) – hanno preteso dal pavido Samaras l’indurimento dei provvedimenti contro il pubblico impiego e hanno bocciato alcune delle norme che il governo aveva già preventivato. Nonostante le rimostranze del leader di Nea Dimokratia e i suoi avvertimenti su una possibile nuova esplosione di rabbia sociale nel paese, la troika ha ribadito che i licenziamenti di massa nel settore pubblico sono necessari e irrimandabili. Inoltre i tre esattori hanno suggerito a Samaras tagli per 3,5 miliardi alle pensioni e di 500 milioni alla Difesa (si parla più che altro di decurtazioni salariali ai dipendenti del settore). E non sono mancate le bacchettate sulla lentezza del piano di privatizzazioni del patrimonio pubblico greco (le multinazionali straniere scalpitano…).

Ora Samaras i suoi soci – i socialisti di Venizelos e la ‘sinistra democratica’ di Kouvelis – dovranno decidere in fretta. La forchetta dei tagli chiesti alla spesa pubblica oscilla tra 11,5 e 15,2 miliardi di euro ed il governo ellenico deve dare una risposta definitiva all’UE entro il 15 settembre, giorno in cui si riunisce a Cipro il vertice informale dell’Ecofin. ”Gli europei devono capire che il popolo greco non può dare di più” ha detto Fotis Kouvelis, l’ex leader di Syriza passato armi e bagagli alle compatibilità di governo. Ma più probabilmente è Kouvelis che deve capire che il suo governo ha poca voce in capitolo di fronte ai diktat dell’UE e il suo partito, creato allo scopo di indebolire la sinistra radicale, men che meno.

Intanto nel paese sono sul piede di guerra, oltre ai dipendenti del comparto Difesa, anche gli insegnanti. Il nuovo anno scolastico si è aperto oggi con gli insegnanti delle scuole elementari e medie, pubbliche e private, che hanno proclamato per domani uno sciopero di 24 ore in segno di protesta contro la ennesima riduzione in pochi anni dei loro stipendi. Una protesta anche contro i carichi di lavoro eccessivi e la mancanza assoluta di strutture dopo la chiusura di molte scuole e l’accorpamento delle classi. Moltissime le scuole a corto di fondi che rischiano di passare l’inverno senza riscaldamento. Anche i docenti universitari e quelli degli istituti tecnici sono in agitazione. I professori universitari, dopo lo sciopero di 24 ore di ieri, oggi si riuniranno per decidere il programma delle manifestazioni successive, mentre quelli degli istituti tecnici hanno già deciso di astenersi dalle lezioni per tutta la settimana. 

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