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Furore anti Usa in Egitto e Libia


Per ironia della sorte il giorno è stato proprio l’11 settembre. E’ accaduto che al Cairo, centinaia di manifestanti hanno prima manifestato e poi scalato le mura dell’ambasciata statunitense per protestare contro la diffusione su YouTube di un film ritenuto offensivo nei confronti di Maometto. I dimostranti, in gran parte islamici, sono entrati nel cortile dell’edificio e hanno tirato giù la bandiera a stelle e strisce, sostituendola con una nera. I mass media egiziani avevano annunciato l’uscita del film prodotto negli Stati Uniti.

Ma per gli Stati Uniti le cose sono andate molto peggio nella Libia “liberata”. Infatti il consolato statunitense di Bengasi (città roccaforte dei gruppi islamici) ieri in tarda serata è stato attaccato militarmente a colpi di razzo e un funzionario di Washington è rimasto ucciso. Per circa tre quarti d’ora c’è stato uno scambio di colpi d’arma da fuoco. “Hanno sparato colpi in aria prima di entrare nell’edificio”, ha detto il viceministro libico al-Charef, mentre il portavoce della commissione sicurezza, Abdelmonoem al-Horr, ha parlato di razzi RPG lanciati contro il consolato. L’edificio è stato completamente evacuato e testimoni hanno riferito alla Reuters che alcune persone sono entrate nel consolato portando via scrivanie, sedie e lavatrici, dopo che le forze dell’ordine hanno lasciato la zona.
Ma la notizia più grave è giunta questa mattina, diffusa da Al Jazeera: l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Chris Stevens, sarebbe morto intossicato a seguito dell’inalazione dei fumi provocati dall’incendio appiccato alla rappresentanza diplomatica. Nel rogo sarebbero morti anche altri tre funzionari statunitensi.

Il Post riferisce che l’ambasciata degli Stati Uniti in Egitto ha diffuso un comunicato che ha provocato aspre polemiche pre-elettorali negli Usa. Nel documento infatti vengono condannati “gli sforzi di persone incaute per ferire il sentimento religioso dei musulmani” e sono respinte tutte le “azioni intraprese da coloro che abusano del diritto universale della libertà di parola per insultare i credi religiosi degli altri”. Il comunicato è stato duramente criticato negli Stati Uniti, visto che sembrava scusarsi per avere subito delle violenze (era stato scritto e diffuso poco prima degli attacchi) e i repubblicani se la sono presa con l’amministrazione Obama. Il candidato repubblicano alle presidenziali di novembre, Mitt Romney, ha diffuso un proprio comunicato dicendo di essere indignato per il messaggio dal tono solidale con gli autori degli attacchi. La Casa Bianca ha fatto sapere che le parole diffuse dall’ambasciata al Cairo non sono state approvate da Washington e che non riflettono comunque la posizione del governo statunitense sui fatti delle ultime ore in Egitto e in Libia.

Alcune parti del film, visibili appunto su YouTube, mostrano il profeta Maometto mentre fa sesso e mettono in dubbio il suo ruolo come messaggero delle parole di Allah. Per gli islamici è vietato riprodurre il qualsiasi forma (grafica o altro) il “profeta”. Questo dogma è stato negli anni più volte cause di polemiche, aspre proteste e addirittura minacce o azioni violente contro gli autori che in libri, fumetti o film avevano dato un volto o un’immagine a Maometto.

Le immagini del Cairo e di Bengasi e il maldestro comunicato dell’ambasciata statunitense indicano che il compromesso storico tra “l’imperialismo Usa” e una parte dell’islam politico, nonostante i soldi investiti, gli omicidi mirati e le alleanze militari come in Siria, non goda dell’ottima salute che Obama era riuscito a determinare dopo il suo discorso del Cairo tre anni fa.

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2 Commenti


  • aldo

    Chi semina vento raccoglie tempesta.


  • Kry

    Religione oppio dei popoli !

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