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Madrid s’indigna ancora. Polizia sotto accusa

Ieri sera, intorno alla Camera dei Deputati di Madrid, c’erano di nuovo alcune migliaia di persone. Scese in piazza contro i nuovi tagli in dirittura d’arrivo, contro un sistema e delle istituzioni delegittimate e impopolari, contro la repressione selvaggia della polizia contro i manifestanti inermi. E’ la seconda puntata di una manifestazione che il 25 settembre ha portato in piazza a Madrid alcune migliaia di persone, deciso a ‘circondare il Congresso’ per chiederne lo scioglimento, insieme alle dimissioni del governo Rajoy.

Ma intorno alle 23 alle centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa che blindano il centro della capitale arriva l’ordine: sgomberate le strade. E così si sono riviste le assurde scene di martedì che hanno fatto già il giro del mondo: manganellate, caccia all’uomo, manifestanti presi a pugni e a calci dagli agenti incappucciati, fuggi fuggi nei bar per evitare le botte.

Fino a quel momento la giornata era stata relativamente tranquilla. In mattinata i rappresentanti dei movimenti che hanno promosso l’iniziativa ‘Circonda il Congresso’ – i cosiddetti ‘indignados’ del 15M e quelli di ‘En piè’, insieme ai rappresentanti di forze politiche della sinistra radicale – avevano spiegato durante una conferenza stampa che le loro intenzioni erano pacifiche e ferme e che in serata sarebbero tornati in piazza. E che la violenta repressione del giorno prima contro i manifestanti – anziani e giovani senza differenze – era ingiustificata e criminale.
Dalla loro un video, che alcuni media e i social network hanno in poco tempo diffuso in ogni angolo del globo, che mostra gli energumeni in divisa picchiare selvaggiamente un ‘manifestante’ finché questi non urla ‘sono uno di voi cazzo!’. Il governo ha continuato a negare di aver infiltrato poliziotti provocatori all’interno del corteo e ha difeso l’operato delle forze di sicurezza contro gli ‘indignados’, ma le immagini parlano da sole, tant’è che il segretario  del Sindacato di Polizia ha ammesso la circostanza (il che non dimostra che i movimenti sociali quando usano le maniere forti lo fanno perché sono manovrati dagli infiltrati, ma semplicemente che il governo teme la piazza e ha deciso di avere propri elementi all’interno delle mobilitazioni e non solo dall’altra parte della barricata…).

Dalle sette le strade e le piazze intorno al parlamento hanno di nuovo cominciato a riempirsi di gente di tutte le età, riunite dapprima in piccoli capannelli a commentare le ultime novità: i 40 miliardi di tagli e nuove tasse del governo, il video che ritrae l’agente infiltrato, le decine di arrestati e di feriti della sera precedente, il cameriere di un bar del centro che si frappone tra alcuni manifestanti che si erano rifugiati nel suo locale e alcuni poliziotti particolarmente vogliosi di menare qualcuno… Poi all’improvviso, a mezzanotte, i poliziotti prendono a pretesto le inoffensive intemperanze di qualche manifestante per scatenarsi. Varie cariche e le palle di gomma sparate ad altezza d’uomo obbligano la gente a tornarsene a casa, tranne tre manifestanti ammanettati e condotti in prigione. Poco prima la piazza aveva gridato ‘detenidos, libertad’ chiedendo la liberazione dei 35 manifestanti finiti in carcere qualche ora prima, alcuni con l’altisonante – e grave – accusa di ‘crimini contro lo stato’.

Tra i manifestanti sloggiati a forza dalle manganellate c’era anche Francisco Javier López, un lavoratore della metropolitana di Madrid. Davanti ai giornalisti si è messo a piangere, in ginocchio, pensando alle manganellate che il giorno prima avevano spaccato la testa a suo padre. “lo hanno buttato per terra, gli hanno aperta la testa e gli hanno rotto il naso” aveva detto annunciando una denuncia contro i poliziotti.

Teste rotte e repressione brutale difficilmente fermeranno le proteste. “Rodea el Congreso” chiama a scendere in piazza di nuovo sabato, con due concentramenti a Puerta del Sol e in piazza Cánovas del Castillo.

In molti chiedono ai sindacati spagnoli – Ugt e Ccoo – di non restare alla finestra di scendere in campo con uno sciopero generale. Il segretario del sindacato di classe Cgt legge un messaggio in piazza, davanti a migliaia di persone sedute a terra ad ascoltarlo, e denuncia la ‘collaborazione dei sindacati concertativi con il governo”. Critiche inequivocabili ieri anche dai movimenti sociali e dai sindacati di classe che hanno manifestato a Xixòn, nelle Asturie, mentre nei Paesi Baschi imprese pubbliche e private erano paralizzate dallo sciopero generale convocato dai sindacati di classe e nazionalisti e boicottato dalle sezioni locali dei sindacati spagnoli.

Due foto della manifestazione di ieri che ci ha inviato Michele Vece da Madrid

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