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Ancora morti nelle miniere sudafricane

Nuova fiammata di violenza nelle miniere del Sudafrica, da mesi teatro di scioperi, manifestazioni e repressione. Nelle ultime 48 ore cinque lavoratori sono morti uccisi dalla Polizia durante gli scontri avvenuti intorno alla miniera di Impala Platinum, vicino a Rustenburg: due operai hanno perso la vita oggi mentre altri tre erano stati uccisi domenica scorsa.

Nelle ultime ore il sindacato nazionale dei minatori del Sudafrica (il Num, aderente alla confederazione Cosatu) ha proposto alle multinazionali per lo più straniere che gestiscono lo sfruttamento del sottosuolo di avviare immediatamente negoziati per porre fine agli scioperi selvaggi che stanno bloccando la produzione di oro e platino in numerosi pozzi del nord del paese. La protesta riguarda anche il rinnovo dei contratti per 120 mila lavoratori; il Num ha proposto che i contratti vengano rinnovati immediatamente oppure che vengano prorogati alle attuali condizioni oltre il 2013, il che trova la ferma opposizione dei sindacati radicali che criticano la vicinanza al governo della sigla espressione dell’Anc.

“Chiediamo alla Camera dei minatori di avviare negoziati con i sindacati, senza attendere oltre, per trovare una soluzione duratura all’impasse attuale”, ha dichiarato Zwelinzima Vavi, segretario generale del Cosatu, la confederazione reduce da un congresso durante il quale la maggior parte dei delegati ha deciso la fuoriuscita dalla Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), i cosiddetti “sindacati liberi” anticomunisti, e l’adesione formale alla Federazione Sindacale Mondiale che invece raggruppa sindacati di classe e combattivi. Segno di una radicalizzazione foriera di un ulteriore scontro all’interno del sindacato tra i settori che chiedono riforme strutturali e quelli controllati dalla nuova elite alla guida dell’African National Congress.

Proprio ieri è stata aperta formalmente l’inchiesta ufficiale ordinata dal governo sulla strage di Marikana, che è costata la vita lo scorso 16 agosto a 34 minatori mitragliati a morte o addirittura giustiziati a freddo dalla polizia intervenuta per fermare le proteste dei lavoratori di una delle più grandi miniere di platino del paese. Gli interrogatori cominceranno domani, ma non si annuncia facile il lavoro della commissione d’inchiesta guidata dal giudice Ian Farlam.

Nel paese la tensione è alle stelle, in molte miniere i lavoratori continuano a scioperare nonostante i minatori di Marikana siano tornati al lavoro dopo l’aumento di stipendio del 22% strappato alla multinazionale Lonmin. Le multinazionali cercano in tutti i modi di fiaccare la protesta e di intimidirne i leader: venerdì un funzionario del sindacato nazionale dei lavoratori delle miniere è rimasto gravemente ferito in un attacco con una bomba molotov lanciata contro la sua casa. La vittima dell’attentato è un leader sindacale presso la miniera di Anglo American Platinum a Khomanani ed è stato ricoverato in terapia intensiva in condizioni serie.

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