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Spagna: è sciopero generale contro i tagli alla scuola pubblica

Lo avevano annunciato con una conferenza stampa alcuni giorni fa i rappresentanti dei sindacati degli studenti – tacciati di estremismo dal governo – e delle associazioni delle famiglie. Tre giorni di sciopero generale proclamati dagli ‘utenti’ della scuola pubblica contro i massicci e indiscriminati tagli decisi dal governo Rajoy e di rimando anche da numerose Comunità Autonome. E ieri è iniziata la protesta che oggi chiama i quasi due milioni di studenti iscritti al sistema pubblico a disertare le scuole superiori. E stamattina è toccato ai picchetti informare studenti e famiglie sui contenuti e gli obiettivi dello sciopero. Già ieri comunque centinaia di assemblee sono state realizzate all’interno di altrettanti plessi scolastici di ogni tipo dando il ‘la’ a quella che è stata pensata come una vera e propria escalation. 

Domani infatti alla protesta si uniranno gli universitari e giovedì anche gli alunni della scuola primaria e dell’infanzia in una mobilitazione che potenzialmente potrebbe coinvolgere circa 10 milioni di persone. Domani sono previste manifestazione mattutine in 40 città mentre il 18 altrettanti cortei sono stati convocati nel pomeriggio. A Madrid è prevista per giovedì alle 18,30 da Plaza Neptuno quella che probabilmente sarà la manifestazione principale.

Una protesta capillare e frontale contro il governo del Partido Popular e in particolare contro il Ministro dell’Istruzione José Ignacio Wert, accusato di tagliare il sistema pubblico ma contemporaneamente di finanziare le scuole gestite dalle lobby cattoliche reazionarie come l’Opus Dei o i Legionari di Cristo. Il ministro Wert era stato già oggetto la scorsa settimana di uno sciopero e di una serie di manifestazioni convocate da organizzazioni studentesche e giovanili legate alle sinistre indipendentiste delle nazioni senza stato e di alcune comunità autonome iberiche che rivendicano una maggiore dose di autogoverno. Anche in quel caso contro i draconiani tagli ai finanziamenti pubblici e contro l’aumento delle tasse. Ma anche contro l’obiettivo dichiarato da Wert di ‘spagnolizzare’ i sistemi d’istruzione gestiti da comunità autonome gelose della propria lingua e della propria cultura come quella basca, quella catalana e quella galiziana.

Nei giorni scorsi Wert ha rincarato la dose, accusando le organizzazioni promotrici della protesta che è iniziata ieri – il Sindicato de Estudiantes (SE) e la Confederación Española de Asociaciones de Padres y Madres de Alumnos (Ceapa) – di essere estremisti e irresponsabili. Vari responsabili all’istruzione delle comunità autonome controllate dal PP hanno tra l’altro minacciato ritorsioni contro quegli studenti che partecipassero alla protesta, visto che a loro dire non avrebbero diritto a scioperare non essendo lavoratori. Ma le minacce difficilmente otterranno qualche risultato, essendo per la prima volte il fronte della protesta coeso e vasto, coinvolgendo dai docenti agli altri lavoratori della scuola fino alle famiglie e passando per gli studenti. Tutti uniti contro i 4 miliardi di euro già tagliati, l’aumento delle tasse universitarie, la riduzione delle borse di studio e delle agevolazioni per i giovani a basso reddito, il licenziamento di circa 50 mila insegnanti ed altre misure approvate dal Consiglio dei Ministri. Tagli e licenziamenti che hanno portato alla chiusura di molte scuole rurali o di montagna, all’eliminazione di moltissime classi e al moltiplicarsi delle ‘classi pollaio’ con anche 40 studenti ognuna.
La protesta mira anche al ritiro della cosiddetta ‘riforma’ del sistema educativo che secondo la portavoce del SE Beatriz Garcia “riporta la Spagna all’epoca di Franco ed espelle dalla formazione superiore i figli della classe lavoratrice”, oltre che alle immediate dimissioni dell’odiato Ministro Wert.


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