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Venti di guerra soffiano su Gaza


Israele prepara il mondo al conflitto «inevitabile» mentre il governo dell’Anp a Ramallah tace

GERUSALEMME
Si respira lo stesso clima da attacco imminente del dicembre 2008. È un’aria pesante, di guerra, di «Piombo fuso 2». Le principali reti televisive israeliane ieri hanno trasmesso ore di diretta da Sderot e altre città del sud del paese dove cadono i razzi palestinesi. Un canale ha spiegato che Israele ha varie opzioni: attaccare via terra in modo «limitato»; distruggere le sedi dei ministeri del governo di Hamas o colpire le case dei dirigenti del movimento islamico; interrompere totalmente la fornitura di servizi, a partire dall’elettricità. Rari gli accenni ai morti di Gaza: sette, tra i quali quattro civili e oltre 50 feriti. I politici, dalla destra ai laburisti, ripetono e spiegano in coro che «ormai» non resta che attaccare. Israele prepara il mondo alla guerra «inevitabile» mentre il governo dell’Anp a Ramallah tace, come se il milione e 600mila abitanti di Gaza non fossero palestinesi, persone, ma solo dei sudditi docili e obbedienti del governo rivale di Hamas. Qualcuno ha ironicamente scritto che la campagna per le legislative israeliane è cominciata sabato scorso a Gaza. Netanyahu però non ha bisogno di un conflitto a Gaza per vincere le elezioni. I sondaggi sono tutti dalla sua parte.
Piuttosto una nuova «Piombo fuso» finirebbe per generare tensione in tutta la regione, aprendo la strada ad altri conflitti e creando forse le condizioni per il raid israeliano contro le centrali atomiche iraniane. Il premier israeliano lascia intende che l’attacco a Tehran ci sarà, prima o poi, perché è inevitabile, proprio come l’attacco a Gaza. Il fuoco aperto, anche ieri, in direzione della Siria, dall’artiglieria israeliana in risposta alla caduta nel Golan (che, peraltro, è territorio siriano occupato) di colpi partiti dall’altra parte delle linee d’armistizio, offrono un esempio concreto di come rischiano di moltiplicarsi gli scenari di conflitto.
«Stiamo monitorando da vicino quanto sta succedendo e risponderemo in maniera appropriata… Nessuno dei nostri governi (in Occidente, ndr) accetterebbe una situazione del genere e nemmeno noi la accettiamo. Io non sono disposto ad accettarla. Pertanto operiamo per metterle fine… Il mondo deve comprendere che Israele ha il diritto ed il dovere di difendere i propri cittadini.. Non staremo con le mani in mano di fronte agli attacchi ripetuti, quasi ogni giorno, sui nostri civili, sui nostri bambini». Così Netanyahu ieri a Ashkelon si è rivolto a decine di ambasciatori stranieri, tra cui quello italiano. Una narrazione a senso unico degli avvenimenti di questi ultimi giorni: 150 razzi palestinesi piovuti in 72 ore sul sud di Israele, non hanno ucciso ma hanno fatto danni e alcuni feriti e tengono sotto pressione decine di migliaia di israeliani costretti a scendere nei rifugi quando suona la sirena di allarme. Un razzo Grad ha colpito in pieno una abitazione a Netivot. Non ci sono state vittime ma solo danni.
Ma anche i palestinesi sono uomini, donne e bambini che desiderano vivere sereni, senza embargo e chiusura dei valichi, senza gli «omicidi mirati» che Israele compie nelle strade di città e villaggi per eliminare fisicamente «pericolosi terroristi che programmavano attentati». Sul versante israeliano, nonostante «la pioggia di razzi», non ci sono stati morti. Al contrario i palestinesi piangono tante vittime. I diplomatici convocati da Netanyahu le ritengono semplici «danni collaterali della guerra al terrorismo»? Forse. È evidente già da tempo che per i governi occidentali la vita dei palestinesi vale davvero poco. Ci piacerebbe credere che almeno uno degli ambasciatori che ieri ascoltavano il premier Netanyahu conosca il nome di Hamed Abu Daqqa, ucciso a 13 anni la scorsa settimana da colpi sparati da mezzi corazzati israeliani entrati nella Striscia di Gaza. «Hamed era un tifoso del Real Madrid – ci ha raccontato Rosa Schiano un’attivista italiana che vive a Gaza e ha visitato la famiglia del bambino – i genitori mi hanno detto che amava giocare a calcio e stava calciando il pallone quando è stato colpito. Amava il calcio e la sua famiglia, il padre e la madre sono distrutti dal dolore». La maglietta dei Galacticos madrileni sporca di sangue ora è sul lettino vuoto di Hamed.
E mentre ieri i cacciabombardieri si levavano in volo in direzione della Striscia di Gaza, il ministro della difesa Barak ha dato il via libera alla costruzione di 600 nuove case per coloni a Itamar nella Cisgiordania palestinese occupata.

da “il manifesto”

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