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L’Unione Europea sulla rotta della rottamazione

Il sopravvento dei nazionalismi, e soprattutto il contrasto tra paesi che hanno guadaganato e quelli che hanno perso con l’introduzione dell’euro, nonché con le “riforme strutturali” imposte per “risanare i conti pubblici”, comincia ad apparire difficilmente contenibile. E il fatto che la rottura sia avvenuta sul tema più concreto – il futuro “bilancio europeo” – non può che aumentarne la gravità.
Due articoli “padronali” risultano utili per capire il clima che spirava a palazzo Justus Lipsius ieri. In attesa di esprimere un’analisi più ragionata.

Da «Merkozy» a «Camerkel», il naufragio annunciato

Luigi Offeddu
L’indifferenza della Cancelliera per Hollande, i sorrisi al premier britannico. Così è saltato il tavolo delle trattative
«Però la biche era squisita, tenerissima», dice ai funzionari del protocollo un premier dell’Est, nell’andar via qualche ora dopo il pranzo del vertice. Ma sopra quel «tenerissimo» filetto di biche, di cerva, sono volate per ore durissime parole. Poche volte i leader europei si sono guardati così in cagnesco come in questa maratona un po’ stralunata sul bilancio. Tutti contro tutti, a tratti, specialmente fra i grandi.
Anche se i diplomatici commenti finali parlano puntualmente di «confronto proficuo». Ma il naufragio del vertice si è giocato proprio sulle facce, le voci e i silenzi, più ancora che sulle cifre. Forse anche perché, in diversi, quegli stessi leader guardavano già a un vicino orizzonte elettorale in patria. A cominciare da lui, l’uomo di Londra. Quando arriva al palazzo Justus Lipsius dove ha sede il Consiglio europeo, giovedì, il premier britannico David Cameron regala ai fotografi un volto quaresimale: le labbra serrate, gli occhi distanti, il passo quasi militare. Niente sorrisi: più tardi, racconterà qualcuno dei suoi, del suo malumore farà le spese anche l’incolpevole Jon Cunliffe, il rappresentante permanente del Regno Unito presso l’Unione Europea, da tutti considerato uno dei migliori diplomatici sulla piazza di Bruxelles ma questa volta rimbrottato — a torto, dicono le stesse voci — per non aver smussato a sufficienza certi angoli nel lavoro di preparazione al vertice.
Non molto più distesa, al suo arrivo, appare Angela Merkel da Berlino: il suo volto corrucciato, catturato dai fotografi dietro il vetro dell’auto e fra la pioggia che cade, ricorda certi ritratti fiamminghi alla Brueghel. Gelo, dappertutto: un gelo decuplicato poco dopo, nelle solite immagini catturate dalle telecamere fra i leader, prima dell’inizio dei lavori. Perché, per esempio, Angela Merkel e François Hollande si sfiorano e si ignorano a lungo, dopo l’iniziale stretta di mano condita dai sorrisi di rito per i fotografi. E perché Merkel chiacchiera soprattutto con Cameron, con l’olandese Mark Rutte, con il finlandese Jyrki Katainen, gli alfieri del rigorismo nordico, chiacchiera molto anche con Mario Monti, ma pochissimo con lo spagnolo Mariano Rajoy, o con lo stesso Hollande.

Cameron, del resto, quando si è trovato faccia a faccia con Hollande in uno dei «confessionali» o incontri bilaterali prevertice (14 ore di fila, praticamente di tutti contro tutti), davanti alle richieste di allentare la morsa ha risposto chiamando accanto a sé Rutte il duro, quasi a sigillare le nuove alleanze sul fronte dell’austerità. Le stesse alleanze che hanno cancellato gli ultimi ricordi del legame «Merkozy», suggerendo in cambio ai più fantasiosi una nuova suggestione, «Camerkel», cioè «Cameron+Merkel»: ma chissà poi se è davvero così.

Ancora e sempre Cameron, fra una sfuriata e l’altra, avrebbe buttato lì concetti inusuali per questi incontri felpati: come «l’Europa dovrà riunirsi al mondo reale», «qui non stiamo a fare il bricolage con i soldi»; o l’accusa di «demagogia», ripresa anche ieri quando ancora sembrava esservi una speranza di conciliazione. Alla fine, il malumore di tanti è traboccato anche su Twitter, lo stesso palcoscenico dove puntuali comparivano anche i messaggini di Herman Van Rompuy, il presidente del Consiglio Ue che riferiva sul cammino del vertice: a un certo punto, fra le tante frecciate balzane, una riferiva che i funzionari spagnoli hanno cominciato a storpiare proprio il nome di Van Rompuy in «rompi…» con quel che segue.

Alla fine, ieri, un semplice cappuccino — forse in omaggio all’austerità — ha fatto le veci del brindisi di rito: sarà servito a mandar giù la tenera «biche», e soprattutto i diversi sassi o spine politiche che la condivano.

dal Corriere della sera

Bilancio Ue: nessuna intesa, il testo dovrà essere riscritto. Monti: abbiamo evitato compromesso al ribasso

Si è chiuso senza intesa il vertice straordinario di Bruxelles dedicato al bilancio. Lo riferiscono fonti diplomatiche a margine del summit, sottolineando che i 27 hanno fatto proprie le parole di Jean Claude Juncker secondo il quale «non ci sono né vincitori, né vinti». Il vertice, secondo le stesse fonti, ha affidato al presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy il “mandato” di presentare una nuova bozza di compromesso che sarà discusso in un successivo vertice.

Monti: evitato un compromesso al ribasso
«Abbiamo evitato una riduzione maggiore delle dotazioni complessive» al bilancio settennale dell’Unione eurepea. Lo afferma il presidente del Consiglio, Mario Monti, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo. Come spiega, «era in corso una un tendenza a ridurre considerevolmente di più il budget e una tendenza a finire con un compromesso al ribasso, tendenza a cui noi ci siamo opposti».

Monti: cederei volentieri il compito a futuro governo
«Mi sembra che un governo resti in carica un qualche tempo dopo lo svolgimento delle elezioni, ma noi cederemmo volentieri questo compito a qualunque altro governo, a cui magari trasmetteremmo un dossier molto ben istruito grazie anche ai miei colleghi». Ha risposto così il presidente del Consiglio, Mario Monti, alla domanda se sarà ancora in carica al momento in cui ci sarà l’accordo sul bilancio pluriennale 2014-2020 della Ue, premettendo: «Non sono in grado di rispondere».

Van Rompuy: non ci sono vincitori né vinti
«Non ci sono vincitori né vinti, si è preferito evitare una battaglia, non necessaria perché non c’è urgenza». A questo punto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, presenterà un testo che riassume il frutto delle discussioni di questo vertice, ma senza trarre conclusioni.

Si lavora a una nuova bozza
A quanto si apprende da fonti diplomatiche, nei prossimi giorni il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy continuerà a Bruxelles la serie di incontri bilaterali per mettere a punto una nuova proposta sul bilancio 2014-2020.

Il prossimo vertice a febbraio
Il prossimo vertice a livello di capi di Stato e di governo potrebbe tenersi a febbraio, ma fino a quella data si continuerà a lavorare, molto probabilmente a livello tecnico e ministeriale. Una nuova proposta da sottoporre all’attenzione dei paesi membri appare tanto necessaria quanto inevitabile. Il testo definito la scorsa notte, oggetto delle trattative di oggi, non ha saputo mettere tutti d’accordo.

Monti: possibile accordo entro inizio 2013
I lavori del consiglio europeo oggi non hanno portato a un accordo sul bilancio Ue, ma hanno fatto segnare un «sufficiente grado di convergenza potenziale da lasciar supporre che ci sia una possibilità di accordo all’inizio del nuovo anno». Si è detto ottimista Mario Monti, parlando da Bruxelles a margine del vertice.

I sei paesi che hanno detto “no”
Oltre alla Gran Bretagna altri cinque Paesi hanno detto “no” alla proposta Van Rompuy: Germania, Svezia Danimarca, Finlandia e Olanda. Lo ha detto il premier britannico David Cameron al termine del vertice Ue. «Bisogna fare più tagli», ha insistito Cameron.

da Il Sole 24 Ore

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