I caccia Rafale dell’aviazione francese hanno bombardato ieri postazioni ribelli nelle città settentrionali di Gao e Kidal, nel terzo giorno di una operazione militare in grande stile che secondo diversi osservatori mira a preparare una successiva avanzata via terra tesa a riaffermare il controllo del governo di Bamako – emanazione di Parigi –sul nord del Mali. Secondo le informazioni fornite sia il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius che da fonti giornalistiche, i fitti bombardamenti dei caccia e degli elicotteri francesi avrebbero spinto i miliziani islamici di Ansar al Din e del Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale (Mujao) ad abbandonare postazioni, campi di addestramento e depositi di armi situati all’interno di alcuni centri urbani. Secondo una testimonianza citata dal portale di informazione Sahara Reporters, i ribelli di Ansar al Din si sarebbero anche ritirati da Timbuctù, la storica città carovaniera nel cuore del Sahel dove avevano imposto un governo fondamentalista.
Ieri Fabius ha sostenuto che i francesi non intendono “restare per sempre” in Mali e che i bombardamenti mirano a bloccare l’avanzata dei ribelli verso Konna e il sud del paese. Ma sempre secondo l’esponente socialista di Parigi l’intervento militare di Parigi potrebbe durare “settimane”. Anche perché la resistenza incontrata dalle truppe francesi nel Nord del Mali è stata maggiore di quanto ci si aspettasse e pare che le perdite tra gli uomini e i mezzi di Parigi comincino a farsi sentire. Le milizie islamiche-radicali hanno ripiegato nella parte orientale del Mali ma stanno resistendo nell’area occidentale del Paese, dove le forze francesi ”stanno incontrando delle difficoltà” ha detto oggi il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian.
Ora comunque Parigi potrebbe ricevere il sostegno militare, oltre che diplomatico, di alcuni paesi africani. Già nei prossimi giorni nel paese dovrebbero arrivare infatti contingenti di Niger, Burkina Faso, Nigeria e Togo.
E ora pare che anche il Belgio stia valutando un eventuale appoggio militare alla Francia nella sua offensiva in Mali. Lo scrive il quotidiano ‘La Libre Belgique’, che cita fonti del Ministero della Difesa. Il ministro tedesco della Difesa, Thomas de Maiziere, ha invece escluso la possibilità che la Germania si unisca militarmente alla Francia, ma ha ventilato la possibilità di un aiuto logistico con aerei da trasporto per le truppe della comunità economica dell’Africa occidentale.
Inoltre il governo francese sta facendo altri passi per ottenere dall’Onu una copertura dal Consiglio di Sicurezza all’iniziativa in Mali. Il 20 dicembre Parigi ha già ottenuto l’autorizzazione per i piani di un intervento militare poi scattato, con la risoluzione 2085 del Consiglio di sicurezza. Oggi pomeriggio una nuova riunione è stata convocata al Palazzo di Vetro, perché Parigi ha chiesto ulteriore sostegno, richiamandosi all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede un diritto legittima difesa, individuale o collettivo, nel caso in cui un paese membro sia oggetto di un’aggressione armata. L’Onu dovrebbe sostenere Parigi senza problemi, in nome della lotta ai terroristi islamici sempre più forti e attivi e potenti nel centro Africa. Dimenticandosi che Parigi si erge a paladina della democrazia in Mali ma sostiene le milizie fondamentaliste e jihadiste contro il governo e la popolazione siriana. Per non parlare del sostegno militare ai combattenti islamici in Libia per rovesciare Gheddafi tramutatosi dopo la cacciata del dittatore in un voltafaccia nei confronti delle milizie jihadiste che ora minacciano apertamente Parigi.
E naturalmente anche i jihadisti maliani hanno minacciato attentati sul suolo francese: “La Francia ha attaccato l’Islam, ora colpiremo il cuore della Francia nel nome di Allah”, ha detto Abou Dardar, uno del leader del Mujao, ritenuto una costola di “Al-Qaeda nel Maghreb Islamico”.
Intanto anche nel corno d’Africa l’intervento francese non è andato propriamente liscio come l’olio. Nel blitz per la liberazione di Denis Allex, un agente dei servizi segreti francesi in ostaggio dei miliziani di al Shabaab dal 2009, Parigi avrebbe perso non uno ma due soldati dei corpi speciali. A renderlo noto gli stessi miliziani islamici somali che hanno annunciato che presto restituiranno i corpi dei due militari francesi. Il blitz scattato nella notte tra venerdì e sabato, per stessa ammissione del presidente Francois Hollande “è fallita, nonostante il sacrificio dei nostri valorosi uomini”. Comunque l’ostaggio, dato per morto dai francesi, secondo i sequestratori sarebbe invece ancora vivo.
Intanto dagli Stati Uniti, il presidente Barack Obama ha notificato in una lettera al Congresso statunitense che gli Stati Uniti hanno fornito “un sostegno tecnico limitato” alle forze francesi nel corso del blitz.
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