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Grecia: la Troika vuole il sangue, lavoratori mobilitati

Settimana cruciale per la Grecia quella che inizia oggi all’insegna della mobilitazione di varie categorie di lavoratori contro le nuove politiche del governo di tagli e licenziamenti chiesti a gran voce dalle istituzioni internazionali. L’esecutivo Samaras – appoggiato da centrodestra e centrosinistra – sta incontrando crescenti difficoltà nel convincere i deputati dei due partiti della coalizione a votare a favore di provvedimenti legislativi in discussione in Parlamento fortemente contestati dalla piazza. I dipendenti delle autonomie locali sono in stato di agitazione ormai da una settimana contro il disegno di legge governativo che prevede l’abolizione della polizia municipale e del corpo delle guardie scolastiche con la conseguente messa in mobilità – e quindi il licenziamento – di migliaia di dipendenti pubblici. Anche i sindaci di molte città della Grecia protestano contro il taglio e minacciano le dimissioni nel caso in cui venga approvato il disegno di legge. I giornalisti della televisione pubblica (Ert) sono ancora in lotta contro la chiusura dell’azienda decisa dal governo a giugno, mentre il personale degli ospedali pubblici è in sciopero e i maggiori sindacati del Paese hanno indetto per domani – 16 luglio – uno sciopero generale di 24 ore.

Il governo greco si trova ora tra l’altro sotto pressione da parte dei rappresentanti dei cosiddetti ‘creditori internazionali’ che vogliono che siano tagliati gli stipendi dei circa 9.500 sacerdoti in servizio in tutto il Paese nell’ambito delle riduzioni della spesa pubblica. La pressante richiesta, come riferisce il quotidiano Parapolitika, è destinata a suscitare aspre polemiche e forti resistenze da parte della potente Chiesa ortodossa che in Grecia non é separata dallo Stato. I rappresentanti della troika (Ue, Bce e Fmi) avrebbero chiesto al governo di riprendere in esame la proposta avanzata nel 2011 (e poi accantonata) all’esecutivo dell’allora premier socialista George Papandreou in base alla quale lo Stato dovrebbe smettere di pagare gli stipendi dei sacerdoti o, almeno condividerne il pagamento con la Chiesa. Lo Stato ellenico spende ogni anno circa 200 milioni di euro per pagare gli stipendi dei preti. Un’eventuale riduzione del contributo statale, secondo il giornale, metterebbe la Chiesa di fronte al dilemma di aumentare la propria quota di partecipazione agli stipendi oppure cominciare a licenziare i preti nello stesso modo in cui il governo di Atene – sempre nell’ambito delle misure per la riduzione della spesa pubblica – sta portando avanti le iniziative per il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori statali.

Intanto oggi la stampa ellenica si occupa diffusamente dei prestiti scaduti. Di seguito l’articolo di Francesco De Palo pubblicato oggi da “Il Fatto Quotidiano”

Grecia, fondi esteri comprano prestiti scaduti. Salto nel buio per i mutuatari

Che ci facevano ad Atene (nella stessa settimana) i rappresentanti di sei fondi di investimenti stranieri? Apollo Capital, Monarch Alternative Capital, Oaktree Capital Management, York Capital, Marathon Asset Management, Fairfax sono stati ricevuti dai banchieri del Paese e l’argomento con tutti è stato lo stesso: i prestiti scaduti. I telikì lisi, titolano oggi i quotidiani greci, e il perché è presto detto. Questa che è stata intrapresa da governo e banchieri è la soluzione finale al caso greco, “lo sterminio della società” scrivono autorevoli commentatori.

In soccorso alla Grecia ecco i fondi stranieri che acquistano i prestiti scaduti dalle banche. Secondo stime di mercato in questo momento un prestito su quattro è “in rosso” e presto la quota di passività che verrà servita supererà il 30%. Pochi giorni fa un grande fondo straniero ha presentato una proposta per una delle maggiori banche greche, per riacquistare una gran parte dei prestiti ipotecari al 30% del loro valore. Cioè, per ogni prestito di 100 euro ne pagano 30, conquistandosi così l’intero portafoglio prestiti. La domanda che circola con insistenza tra cittadini e analisti è: cosa succederà a coloro che vedono il loro prestito – principalmente l’abitazione in cui non vi è alcun termine per il cambio di detentore – passare a un fondo estero? Questo prestito sarà ancora gestito dalla banca interessata? E la pressione aumenterà nella misura massima?

L’ennesimo salto nel buio, con gli speculatori che gongolano. Sono solo alcuni degli interrogativi più frequenti, accanto ad altri più tecnici: tipo le analogie con il caso Argentina, o con le possibili casistiche future conseguenti a scelte fatte oggi. E se, ad esempio, tra cinque anni si presentasse un rappresentante di quei fondi e intendesse trattenere un “pezzo” del paese come risarcimento di qualche rata non pagata? Non è fantascienza immaginare scenari simili, per questo la stampa ellenica, per una volta coesa nel chiedere spiegazioni al governo, alza il livello di guardia con prime pagine dove troneggia un condor concentrato a spolpare la carcassa di una Grecia ormai prossima alla decomposizione.

Ma il trend sembra avviato, come dimostra una sorta di “protocollo di acquisizione dei prestiti” sottoposto ad altri istituti greci desiderosi di sbarazzarsi al più presto di migliaia di prestiti “rossi”: i fondi di soccorso entrerebbero in questo modo dinamicamente nel mercato greco, puntando ad acquisire soprattutto mutui. Un prestito con la cosiddetta proprietà collaterale può essere venduto a 30-40% del suo valore, mentre un altro sprovvisto di tale garanzia può essere “venduto” anche al 10%.

Nel frattempo i gestori di fondi pare abbiano puntato i prestiti che potrebbero fruttare di più, soprattutto nei settori del trasporto e del turismo. Per cui i mutuatari si chiedono come verrà gestito in futuro il proprio prestito, se verrà applicato o meno il grado di tolleranza sociale. Guardando al 2014 si prevede un problema enorme di prestiti scaduti, dal momento che si stima che ci saranno almeno 150mila pignoramenti. Il tribunale di Atene, dopo tutto, sarebbe diventato una sorta di ufficio a cielo aperto per società straniere interessate al crescente numero di mutuatari che non sono più in grado di onorare i loro prestiti scaduti. Uno scenario che ha ispirato uno dei noir del “Camilleri dell’Acropoli”, il giallista greco Petros Markaris, vincitore nel ’96 a Cannes della Palma d’oro con il compianto Theo Anghelopulos, e che ha intitolato proprio “Prestiti scaduti” (Bompiani, 2012) il suo penultimo romanzo ambientato in questa crisi infinita.

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