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Grecia: la scure della troika sugli statali e le scuole

Il Parlamento greco ha “finalmente” approvato la legge che permette al governo di mettere in mobilità decine di migliaia di dipendenti del pubblico impiego, imposta dai creditori internazionali della troika come condizione per la nuova tranche di ‘aiuti’ ad Atene.

La legge permetterà da subito di comprendere 4200 impiegati pubblici in un programma di mobilità che permetterà trasferimenti forzati e anche licenziamenti. Intanto per ora, dei 12.500 dipendenti del settore pubblico che il governo greco vuole mettere in mobilità – “status” che precede di fatto il loro licenziamento – entro la fine di settembre, ne sono stati individuati sinora 7.000 e quindi mancano all’appello altri 5.500 nomi. Ieri, nel corso di una riunione con il ministro della Riforma Amministrativa, Kyriakos Mitsotakis, e tutti i segretari generali dei ministeri, il premier, Antonis Samaras, preoccupato dei ritardi sinora accumulati e che hanno creato problemi con gli esigenti rappresentanti di Fmi, Ue e Bce, ha chiesto loro di procedere con urgenza alla valutazione delle strutture dei dicasteri per evitare ulteriori ritardi e ha tenuto a sottolineare che “i dipendenti statali meritevoli non devono preoccuparsi”. Secondo informazioni di stampa, nei prossimi giorni dovranno arrivare al ministero della Riforma Amministrativa le liste con i nomi dei dipendenti e i piani dei vari dicasteri per rendere possibile l’annuncio del numero esatto degli statali che dovranno essere licenziati, considerato anche il fatto che ai primi di settembre torneranno ad Atene i rappresentanti della troika per riprendere i controlli sull’attuazione delle misure da loro imposte. Qualche giorno fa i rappresentanti della troika avevano bloccato l’esborso della tranche da 4,1 miliardi di euro di prestito destinata ad Atene perché dalla lista dei 4.200 statali da licenziare mancavano 80 nomi.

E comunque il numero di statali ellenici si è notevolmente già assottigliato negli ultimi tempi. Nei primi sei mesi di quest’anno circa 15mila dipendenti pubblici hanno lasciato il loro impiego, sia per dimissioni sia per pensionamento, e il numero degli impiegati pubblici nel Paese (che conta circa 11 milioni di abitanti) è sceso così a 614.053, dei quali quasi 92.500 lavorano nelle amministrazioni locali. Un numero assai inferiore a quello diffuso dalla stampa internazionale, superiore di circa 100 mila unità. Il maggior numero di impiegati statali è alle dipendenze del ministero dell’Istruzione: si tratta di 184.292 persone tra cui gli insegnanti. Ed è infatti proprio contro l’istruzione che si sta accanendo il governo Samaras che ha annunciato la chiusura di oltre un centinaio fra asili e scuole elementari statali entro l’estate.

 

La situazione è così drammatica, soprattutto nelle regione più depresse del paese, che in segno di protesta contro i licenziamenti dei dipendenti delle amministrazioni comunali – guardie municipali, guardie scolastiche ed altri – decisi dal governo, ieri 25 dei 38 sindaci della regione della Macedonia (Grecia settentrionale) si sono dimessi. I primi cittadini hanno rassegnato le dimissioni con una lettera firmata congiuntamente ed inviata al premier Antonis Samaras, al vicepremier Evanghelos Venizelos e ai ministri competenti, “come estrema espressione di salvaguardia delle Autonomie locali”. Nella missiva, tra l’altro, si legge: “Le Autonomie locali, per mezzo di una serie di ordinamenti contrari alla Costituzione, all’istituzione delle Autonomie locali e ai principi dell’Unione europea, subiscono dei colpi umilianti che le portano direttamente alla distruzione”. Secondo il presidente dell’Unione dei Sindaci della Macedonia centrale, Simos Daniilidis, presto seguiranno le dimissioni di altri sindaci che vogliono esprimere la loro contrarietà ai tagli dei fondi e agli accorpamenti dei comuni decisi dal governo. Anche i sindaci di 21 isole greche hanno scritto al parlamento chiedendo ai deputati di non votare a favore di un disegno di legge teso a rendere più facili gli insediamenti turistici e che danneggerebbero irrimediabilmente il paesaggio e l’ambiente.

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