Chissà se questa notizia finirà sulle prime pagine dei giornali italiani. Per ora a noi tocca riprenderla da quelli statunitensi, che riportano la denuncia da parte dell’organizzazione Human Rights Watch secondo la quale, ad agosto, milizie ribelli che combattono contro il regime di Assad hanno giustiziato 190 civili siriani di etnia alauita, di cui 58 donne e 18 bambini, e ne hanno presi in ostaggio più di 200 durante un’offensiva nella provincia di Latakia. Una settantina di loro sono stati giustiziati metodicamente.
Secondo quanto denunciato l’efferata strage sarebbe stata compiuta da alcuni milizie islamiste legate al network di Al Qaeda che il 4 agosto hanno assaltato circa 10 villaggi abitati in prevalenza dalla comunità alauita, quella cui fa parte anche la famiglia del presidente Bashar al Assad. Non solo un eccidio di civili quindi, ma un’operazione di vera e propria pulizia etnica. Al crimine di guerra avrebbero partecipato non solo Jabhat al-Nusra e Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, collegate strettamente con Al Qaeda, ma anche milizie islamiste prevalentemente locali come Ahrar al-Sham e Suqour al-Izz, che hanno tra l’altro pubblicizzato le proprie efferatezze nell’area diffondendo video e foto. Secondo la ricercatrice di Human Rights Watch Lama Fakih, che ha passato vari giorni nell’area di Latakia parlando con numerosi testimoni di quanto accaduto, non è possibile allo stato né confermare né smentire la presenza nei villaggi intorno alla città costiera delle milizie dell’Esercito Siriano Libero durante gli omicidi di massa dell’inizio di agosto. La milizia sunnita Ahrar al-Sham si è difesa affermando che i morti trovati nell’area non erano civili ma combattenti del regime di Assad, notizia smentita categoricamente da testimoni e ricercatori che invece parlano di case distrutte e bruciate, interi villaggi spazzati via.
Secondo HRW quello del 4 agosto non è stato un attacco casuale ma si è trattato di ‘un’operazione coordinata e pianificata contro la popolazione civile dei villaggi alauiti”. La pulizia etnica contro gli alauiti – il 12% della popolazione totale siriana – nella regione è cessata solo quando, il 18 agosto, l’esercito di Damasco ha cacciato le bande islamiste.
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