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In Libia resteranno impuniti i crimini della Nato?

Egregio Procuratore Ocampo,
L’intervento militare in Libia è stato definito “un fulgido esempio di riuscito intervento umanitario”. Solo la disinformazione che ha imperato può avvalorare un simile giudizio. In realtà esso ha causato nel paese un’autentica catastrofe umanitaria.
Non per nulla il 27 ottobre 2011 il Consiglio di Sicurezza Onu deferiva alla Corte dell’Aia, oltre ai crimini del regime, anche le violazioni compiute dagli insorti e dalla stessa Nato.
Abbiamo pertanto apprezzato la Sua dichiarazione al Consiglio di Sicurezza del 2 novembre 2011, dove esprimeva l’intenzione di investigare anche tali crimini, usufruendo del lavoro di indagine della Commissione d’inchiesta del Consiglio per i Diritti Umani Onu.
Lo scorso marzo, quella Commissione depositava il suo rapporto, da cui risultano crimini di estrema gravità commessi da entrambe le parti sul terreno.
Si conferma che forze governative commisero violazioni comprendenti sia crimini di guerra che crimini contro l’umanità, fra cui i più gravi dopo l’intervento Nato del 19 marzo. Non risultano tuttavia né attacchi aerei, né uso di mercenari, né saccheggi.
Quanto agli insorti, anche ad essi sono attribuite violazioni molto gravi, comprendenti crimini di guerra e crimini contro l’umanità, fra cui il violentissimo attacco a Sirte nell’ottobre 2011, culminato nell’esecuzione di Gheddafi.
Purtroppo, le violazioni ad opera degli insorti sono continuate in varie forme fino ad oggi, nonostante la nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza che nel marzo scorso ha ribadito con rinnovata preoccupazione il deferimento.
Quanto alle forze Nato, la Commissione ritiene che esse abbiano fatto molto per evitare le vittime innocenti, ma documenta nondimeno la morte di almeno 60 civili, di cui 14 bambini. Ci sono buone ragioni per ritenere tale conteggio in difetto.
Ma la più grave responsabilità del comando Nato non risiede tanto in quei sia pur gravi episodi, quanto nell’aver indefettibilmente sostenuto, esorbitando del tutto la Risoluzione 1973, l’azione militare degli insorti, anche mentre essi commettevano proprio quei crimini che la Risoluzione stessa mirava ad impedire, ed anche quando le autorità incaricate della mediazione, in particolare l’Unione Africana, sembravano sul punto di ottenere importanti risultati.
L’intervento in Libia fu giustificato con l’intento di scongiurare morti, ingiustizie e distruzioni. Adesso constatiamo che troppe morti, ingiustizie e distruzioni sono seguite a quell’intervento. Noi la esortiamo a fare tutto ciò che è in suo potere, con la massima imparzialità ed equaniminità, perché tutti i responsabili siano perseguiti e puniti.

Primi firmatari:
Angelo Baracca, Nino Buttitta, Paolo Cacciari, Tonio Dall’Olio, Nando Dalla Chiesa, Tonino Drago, Dario Fo, Iacopo Fo, Domenico Gallo, John Gilbert, Alberto L’Abate, Franco La Cecla, Raniero La Valle, Fabio Lotti, Alfio Mastropaolo, Moni Ovadia, Antonio Papisca, Pancho Pardi, Alessandro Santoro, Nanni Savio, Gianroberto Scarcia, Alex Zanotelli.

Promotori: Alberto Cacopardo, Alessandro Marescotti e l’Associazione peacelink
 

Una nota a margine della redazione di Contropiano

In questi anni e soprattutto in questi mesi abbiamo apprezzato enormemente il lavoro svolto da Peace Link che ha messo alle strette un certo pacifismo con la tendenza ad arruolarsi nelle guerre umanitarie. Leggendo i firmatari dell’appello dobbiamo registrare però che almeno la metà di chi l’ha sottoscritto è stata più che silente – se non sostenitrice – durante l’intervento militare della Nato in Libia. In quei mesi di tentativi di mobilitazione contro la guerra a Roma, a Napoli, in altre città, non ce li siamo mai trovati accanto nè vicini. Chiedere alla Corte Penale Internazionale (apparato decisivo nell’operazione contro la Libia) di mettere sotto accusa i crimini della Nato un anno dopo i fatti appare un pò troppo simile ad una “catarsi” che dovrebbe azzerare le responsabilità che ognuno si è preso o non si è preso mentre la guerra veniva scatenata. Una nuova verifica di questi atteggiamenti ci attende sulla Siria. Da un lato possiamo anche dire “benvenuti in ritardo” dall’altro non rinunceremo mai a separare i furbi, i finti tonti e i coerenti. Ne va della nostra dignità politica e personale.

Sergio Cararo

 

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2 Commenti


  • Ranio

    non sarà mai abbastanza biasimato quel finto pacifismo sostenitore di guerre umanitarie che durante la guerra alla Libia si è messo o il silenziatore oppure l’elmetto. Le beghe interne a casa nostra, il principio meschino del “l’amico del mio nemico è mio nemico” ergo Gheddafi, amico di Berlusconi, è un nemico da abbattere, e chi se ne frega dei libci e della Libia, ha purtroppo prevalso nel Paese di pulcinella dove la Costituzione è stata calpestata in primis dal suo “custode”, quel capo di Stato che, esorbitando anche formalmente dalle sue funzioni, ha invitato il Parlamento alla “coerenza” e a conformarsi alle decisioni degli alleati NATO, consentendo prima l’uso delle basi aeree italiane e poi l’intervento armato italiano, in spregio della nostra Costituzione già sporcata dal sangue degli afghani e dei nostri soltati mandati a morire e a uccidere in una guerra illegale e ingiusta, sempre entusiasticamente appoggiata dal capo dello stato e dalle maggiori forze politiche nazionali e magari anche da qualcuno dei firmatari del giusto appello che voi avete pubblicato in questo sito. Che altro dire. la vostra iniziativa è encomiabile ma da che mondo è mondo non si è mai visto un tribunale che condanni i vincitori di una guerra. La condanna, se la propaganda asfissiante che ha nascosto al mondo i crimini della NATO e degli insorti continuerà come è certo che continui, sarà purtroppo solo morale e forse, nella più rosea delle ipotesi, sarà riportata nei libri di storia che scriveranno i nostri bisnipoti. I criminali che hanno voluto questo bagno di sangue continueranno a sedere nei più altri scanni dei governi, delle forze armate, dei parlamenti, delle redazioni dei giornali dei Paesi e delle organizzazioni sovrnazionali che hanno voluto la guerra. Cionondimeno ben vengano questi appelli e che non si smetta mai di parlare, almeno nel web e in quei pochi spazi liberi dalla propaganda, dei crimini cosidetti umanitari.


  • Annalisa Roveroni

    Adesso, invece, sarete soddisfatti che in Siria il regime di Bashar al-Assad puo’ indisturbato bombardare a piacimento il popolo che ha detto basta alla dittatura militare e mafiosa? Invece di lottare per la costituzione di una forza di polizia globale che rispetti i diritti umani e al contempo protegga i popoli dalle violenze dei propri regimi, volete legare le mani alla comunita’ internazionale senza proporre nulla di costruttivo per i popoli che oggi stanno lottando per la loro liberta’ e diritti. Invece di andare ad aiutare la loro liberazione, state a fare le vostre vetero battaglie ideologiche anti Nato. Ma non vedete che la storia va avanti? Contate le certo deprecabilissime 60 vittime – per difetto – della Nato in Libia, omettendo di considerare che cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato quell’intervento. Probabilmente, quello che ora accade in Siria, con il beneplacito anche Vostro. Ma l’importante e’ che la Nato se ne sia rimasta a terra! Occorre far decollare l’ONU invece e se nel frattempo non ci riusciamo (ma molti di Voi proprio non lo chiedono perche’ preferiscono la protezione degli Stati e la sovranita’ nazionale- e il veto della Russia e della Cina, con l’Iran, che bella compagnia davvero!!!) almeno lasciamo che i popoli si liberino e stiamo al loro fianco. FREE SYRIA

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