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Brasile e Germania chiedono conto del Datagate all’Onu

La differenza tra un paese – e una classe politica – che pretende rispetto internazionale si vede in casi coe questo.

Come annunciato Germania e Brasile hanno presentato una bozza di risoluzione all’Assemblea Generale dell’Onu per chiedere il rispetto delle privacy dei dati internet. Pur senza puntare il dito contro alcun Paese – entrambi i leader di Berlino e Brasilia sono stati vittime delle intercettazioni della National Security Agency americana – il testo chiede di porre fine agli eccessi della sorveglianza elettronica sottolineando che la raccolta illegale di dati personali, “costituisce un’azione altamente invadente”. A differenza delle risoluzioni votate al Consiglio di Sicurezza quelle adottate dai 193 stati membri dell’Assemblea Generale non sono vincolanti ma se ottengono un forte sostegno hanno un peso politico consistente.

Nel frattempo, all’interno degli Stati Uniti, il caso Datagate sta provocando una divisione alquanto radicale tra l’amministrazione Obama (con il ministro degli esteri John Kerry che ha ammesso a mezza bocca “il alcuni casi siamo andati troppo in là”, accusando velatamente la Nsa di aver preso iniziative “non autorizzate”) e gli apparati militar-spionistici (con il capo della Nsa, il generale Keith Alezander,  a “svelare” che la richiesta di spiare i leader di mezzo mondo arrivava direttamente dagli ambasciatori statunitensi in quei paesi; ovvero dal ministero degli esteri guidato ora da Kerry.

Si chiama “scaricabarile”, lo strumento che “i politici” usano quando si pretende che qualcuno – alla fine – paghi gli scandali, ma non loro; solo gli esecutori materiali. Vale per l’Italia democristiana, ma anche per gli Stati Uniti dello Zio Toma Obama.

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