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Grecia e Portogallo: scioperi e proteste contro la troika

“La struttura della troika si é rivelata inconcludente per la soluzione dei problemi ed ha fatto più male che bene”. Lo scrive in un intervento pubblicato dal quotidiano ellenico To Vima il presidente del Parlamento Europeo, il leader dei socialdemocratici tedeschi Martin Schulza, che in queste ore è ad Atene per partecipare ad una conferenza su ‘Sud per lo sviluppo’ (!). Ma tra le parole – di circostanza – e i fatti ce ne passa, ed in fatti a Berlino la Spd tratta con la Merkel per formare insieme un nuovo governo. Che ritoccherà certo alcune delle misure imposte dalla Germania all’UE e quindi dalla troika ai Piigs, ma solo perché alcune di queste alla fine hanno penalizzato gli interessi della borghesia tedesca e di quei pezzi delle classi dominanti europee che con essa si identificano all’interno del progetto di costruzione di un superstato continentale.

Non è un caso che ad Atene, insieme a Schulz, siano in arrivo i cosiddetti esperti della ‘troika’, cioè i commissari inviati dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale per controllare se il governo ‘provinciale’ di Atene ha fatto i compiti e per impartirne di nuovi. La troika preme per più licenziamenti, più privatizzazioni, più tagli nel settore pubblico, più tasse. Ogni tanto qualche ministro – o pochi giorni fa l’anziano presidente della Repubblica Papoulias – ricordano ai burattinai di Berlino e Bruxelles che la Grecia non può dare di più, ma alle parole non seguono mai provvedimenti concreti. Anche perché le casse di Atene sono vuote e i ‘prestiti’ internazionali sono fondamentali per tirare avanti. Fino alla prossima ispezione mensile…
I sindacati, le organizzazioni popolari e di sinistra tentano di fare quello che possono per bloccare o rallentare il saccheggio del paese. Per il prossimo 6 novembre è stato proclamato da Adedy e Gsee l’ennesimo – abbiamo perso il conto – sciopero generale contro le politiche economiche di Antonis Samaras e i diktat dell’Unione Europea. Ad incrociare le braccia i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, e una miriade di associazioni professionali hanno già dato la loro adesione alla giornata di protesta. “Bisogna trasformare i nostri scioperi in vere lotte popolari – dice il manifesto di convocazione della protesta – possiamo fermarli!” e poi ancora, in un appello rivolto ai media: “Due milioni di disoccupati, tre milioni di cittadini senza aiuti sociali e ci vogliono raccontare che ora siamo sulla via giusta”. Già ieri, 3 novembre, in tutto il paese sindacati e associazioni hanno protestato contro una nuova legge che ‘in nome della crescita dei consumi’ rende lavorative anche le giornate festive. I greci di soldi per comperare non ne hanno, e la misura sembra diretta soltanto a dare una spallata ai diritti dei lavoratori del commercio e ad imporre una inutile quanto dannosa liberalizzazione. I sindacati del settore hanno risposto con il primo sciopero di 24 ore convocato di domenica.

Anche il Portogallo stritolato dalla troika risponde con gli scioperi e le manifestazioni. A qualche mese di distanza gli articoli di Repubblica e del Corriere che incensavano le politiche del governo Coelho capaci di far uscire il paese dalla crisi appaiono come delle macabre barzellette. Il paese è allo stremo ma il governo di destra continua ad applicare ciò che gli si impone da Berlino e Bruxelles. Tra le misure più impopolari la riduzione dei salari nel pubblico impiego oltre la quota di 600 euro al mese (!) e l’aumento di 5 ore settimanali dell’orario di lavoro; l’aumento dell’età pensionabile a 66 anni, la riduzione del 2% delle pensioni superiori ai 600 euro ed il blocco delle pensioni di reversibilità nel caso in cui il cumulo superi i duemila euro mensili. Una manovra da 4 miliardi di euro che dalle tasche dei portoghesi andranno direttamente a banche e paesi creditori.

Dopo lo sciopero delle poste e di altri settori del 25 ottobre, l’8 novembre i sindacati hanno proclamato il blocco di tutta la pubblica amministrazione e poi il 9 lo sciopero dei trasporti e delle telecomunicazioni. Erano già in migliaia lo scorso primo novembre a Porto e a Lisbona a manifestare al grido di ‘basta troika’ e ‘governo fuori legge’ contro l’approvazione da parte del parlamento della nuova stangata. Nei prossimi giorni gli animi di lavoratori e disoccupati potrebbero accendersi ulteriormente.

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